Che il M5S a Roma avesse subito una improvvisa ed inattesa mutazione che, appena preso il potere cittadino, lo ha portato ad ergersi a paladino del commercio ambulante ce n’eravamo accorti tutti. Tralasciando tutti i segnali precedenti, basti considerare la famigerata, e mai abbastanza criticata, delibera n.30/2017 promossa dal presidente Coia con cui è stato approvato il nuovo regolamento del commercio su area pubblica che ha praticamente cristallizzato la disastrosa situazione dell’ambulantato a Roma.
Anche riguardo l’attuazione della direttiva Bolkestein, quella che prevede la decadenza di tutte le licenze ambulanti a fine 2017 e la loro riassegnazione sulla base di bandi pubblici, il M5S a Roma si è detto da sempre contrario alla sua attuazione, con la solitaria ma virtuosa posizione dell’assessore al commercio Meloni che invece vorrebbe cogliere l’occasione della Bolkestein per fare ordine in un settore che particolarmente a Roma è divenuto una palude di illegalità e favoritismi (sarà anche per questo che l’assessore Meloni non è ben visto dal MoVimento romano).
Va detto che anche a livello nazionale il M5S ha sempre avversato l’attuazione della direttiva Bolkestein, con Luigi Di Maio che nel settembre 2016 scese in piazza con gli ambulanti per manifestargli la propria vicinanza (con tanto di maglietta “No Bolkestein”).
Si poteva sperare che quelle posizioni fossero dettate dalla necessità di ingraziarsi la lobby degli ambulanti da una posizione di forza di opposizione, dovendo poi, una volta prefigurata la possibilità di andare al governo nazionale, fare i conti con una normativa europea che non può essere disattesa, pena una sicura procedura d’infrazione.
Invece in questi giorni giunge conferma che il M5S nazionale continua ad essere fermamente contrario all’attuazione della direttiva Bolkestein. E la conferma giunge proprio dalle parole dello stesso Luigi Di Maio, nel frattempo incoronato come “candidato premier” del M5S. L’occasione è stato uno scambio di battute su Il Fatto Quotidiano tra Anna Maria Bianchi, presidente dell’Associazione Carteinregola, e lo stesso Luigi Di Maio.
Ha iniziato l’amica Anna Maria, con un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano lo scorso giovedì 14 dicembre, segnalando l’intervento fatto da Di Maio a Venezia dove ha promesso il blocco della Bolkestein. Di seguito qualche estratto dal pezzo di Anna Maria:
“…giunge come una doccia fredda il discorso del leader nazionale Luigi Di Maio all’Assemblea degli ambulanti a Venezia, indetta per protestare contro la direttiva europea “Bolkestein” che prevede una riassegnazione di tutte le concessioni di suolo pubblico attraverso delle gare di evidenza pubblica.
Di Maio infatti promette alla categoria di cancellare la direttiva nei primi cento giorni del suo eventuale governo. E paradossalmente lo fa in nome di una politica “al servizio dei cittadini e non delle lobbies”. Eppure proprio le regole della “Bolkestein” e del nuovo codice dei contratti sono una garanzia di trasparenza e democrazia, contro l’opacità delle promesse e dei favori, che soprattutto nella Capitale, da troppo tempo condiziona ogni aspetto che riguardi l’assegnazione di beni pubblici.”
“… va ricordato che, quando si parla di ambulanti, non ci si riferisce soltanto alle piccole attività in proprio o con la famiglia ma a quella grossissima fetta della categoria – almeno a Roma – costituita da veri e propri imprenditori che possiedono numerose licenze per banchi che danno i gestione a dipendenti o subaffittano a terzi. E a questo punto viene la netta sensazione che il rispetto delle regole e della legalità, tanto propagandate da un MoVimento nato come riscossa dei cittadini perbene, stia progressivamente virando verso la solita palude degli interessi particolari.”
Contrariamente a quanto ci hanno abituato i cinque stelle capitolini, che non rispondono mai (MAI!) a qualsiasi pur pacata sollecitazione gli venga indirizzata, Luigi Di Maio ha risposto all’articolo di Anna Maria, inviando una lettera allo stesso Fatto Quotidiano. Di seguito qualche estratto della stessa.
“Il MoVimento 5 Stelle, sin dalla sua nascita, ha sempre difeso le piccole imprese …”
“… il mio intervento all’assemblea degli ambulanti di Venezia, vuole tutelare proprio quelle “piccole attività in proprio o con famiglia” a cui fa riferimento la dottoressa Anna Maria Bianchi …”
“Perché aprire indiscriminatamente questo mercato, mettendolo a rischio di rastrellamento da parte dei grandi gruppi economici e finanziari, toglie ossigeno a famiglie e piccoli commercianti …”
“I nostri portavoce a Roma stanno facendo questo: regole chiare e uguali per tutti e limiti al concentramento. Le grandi proteste in aula … mentre in Campidoglio si approvava il nuovo regolamento per il commercio la dice lunga su quanto sia difficile mettere ordine in questo settore …”
“A oggi i primi, e gli unici, a mettere dei paletti sono stati proprio la giunta Raggi e la maggioranza in consiglio … Il bando per il tradizionale mercato di piazza Navona, ha per la prima volta posto dei veri paletti al concentramento che in questa città corrisponde al nome dei Tredicine … Muovendosi nell’ambito che la legge consente, si è ridotta al minimo la presenza, dando spazio finalmente ad altri operatori.”
“… l’applicazione della Bolkestein, con l’apertura alle società di capitali, comporterebbe un rafforzamento di chi, come i Tredicine a Roma, ha assunto una posizione dominante su questo tipo di mercato …”
“Il risultato è che stringerà i “piccoli” nella morsa tra gli attuali monopolisti e questi nuovi soggetti.”
A livello di posizione nazionale leggiamo con un certo sconforto che Di Maio ancora sbandiera il timore di possibili rastrellamenti delle licenze da parte di non meglio definiti “grandi gruppi economici e finanziari”, come se il vero problema del commercio non fosse la concorrenza imbattibile di Amazon ma il rischio che qualche grande gruppo voglia sbarcare sulle bancarelle (cosa che farebbe ridere se non venisse da chi è seriamente candidato a guidare il governo nazionale).
Ma è quando affronta i temi romani che Di Maio dimostra di essere stato male informato o di non aver capito nulla di quello che stanno combinando i suoi “portavoce”. Nell’ordine:
– il regolamento del commercio su area pubblica ha cristallizzato la disastrosa situazione delle bancarelle a Roma, come abbiamo documentato recentemente con una serie di sopralluoghi in alcuni luoghi simbolo;
– le proteste a cui accenna Di Maio saranno state quelle dei titolari dei posteggi a rotazione, che il nuovo regolamento prevede di far decadere alla fine del 2018, punto su cui però il presidente Coia ha già sbracato indicando che vi sarà a breve una modifica che eviterà tale decadenza (hai visto mai si fosse persa qualche licenza ambulante delle circa 12.000 presenti a Roma);
– il bando della festa della Befana non ha messo alcun paletto, anche perché non era possibile metterne dopo che la maggioranza M5S ha deciso di non modificare la tipologia della festa per aprirla a tutto il commercio, anche quello non ambulante;
– l’unica novità del bando di quest’anno è stato il basso punteggio assegnato all’anzianità, cosa che però non ha potuto evitare che la gran parte delle postazioni venissero vinte dai soliti noti, ossia quelli che si chiamano Tredicine ed i loro parenti e affini; e se Di Maio è proprio convinto che sia stata ridotta al minimo la loro presenza alla festa, può dare un’occhiata ai conti che si è fatto Next Quotidiano spulciando i vincitori del bando.
Sono però le ultime due affermazioni che fanno venire il dubbio che Di Maio non sappia bene quello che scrive. Stando alle sue parole infatti, la famiglia Tredicine verrebbe rafforzata dall’applicazione della Bolkestein.
Al che delle due l’una: o Di Maio non ha capito cos’è e come funziona la direttiva Bolkestein, così come contestualizzata nell’ordinamento italiano, oppure è la famiglia Tredicine che non deve avere le idee chiare, stante che da sempre loro sono contrari alla Bolkestein e non perdono occasione per ribadirlo in ogni luogo, piazze romane incluse.
Noi scommeteremmo sul fatto che i Tredicine hanno ben capito come la Bolkestein metterebbe in discussione gran parte della rendita di posizione che si sono guadagnati in decenni di disattenzione, ad essere buoni, delle varie istituzioni. Deve essere quindi il candidato Di Maio che, o perché male informato o perché duro a capire, ha clamorosamente frainteso le posizioni in campo, finendo per fare un colossale favore proprio a coloro, gli oligopolisti dell’ambulantato romano, che a parole dice di combattere.
Consigleremmo al candidato Di Maio di ripassare la lezione, magari facendosela spiegare da qualcuno che l’ha ben capita e che ha già gli elementi per governarla nel modo migliore. Il suggerimento è di farsi una chiacchierata con l’assessore Meloni, che siamo sicuri gli prospetterebbe nel modo corretto la situazione romana, i casini combinati da certi esponenti 5 Stelle e le reali possibilità, oltre alla necessità, di riportare un minimo di decoro nel marasma dell’ambulantato romano.
Buon lavoro al candidato Di Maio (e che il cielo ci aiuti).
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