Polizia Urbana: e il regolamento aspetta ancora

Antonio Di Maggio, comandante Polizia Locale

Poco più di un anno. Tanto è durato il mandato di comandante della Polizia Locale Antonio Di Maggio. Lo “sceriffo”, come è soprannominato, dovrà lasciare l’incarico entro l’estate per raggiunti limiti di età.
L’Ufficio Personale aveva previsto il pensionamento a fine 2019 ma un nuovo calcolo ne ha anticipato i tempi. E così, su una delle poltrone più calde della macchina capitolina, potrebbe tornare quel Diego Porta che aveva già comandato i Vigili da giugno del 2016 a marzo del 2018 e che la magistratura ha reintegrato dopo un ricorso.

E’ forse presto per tracciare un bilancio dell’epoca Di Maggio ma una delle sue sfide, l’approvazione del nuovo Regolamento di Polizia Urbana, è stata sicuramente persa.

Il regolamento, infatti, è stato deliberato dalla giunta Capitolina ma non è mai arrivato in consiglio comunale per il varo definitivo. Nel frattempo, a Roma, vige ancora un testo che risale al secondo dopoguerra. L’esigenza di far sparire divieti obsoleti ed inserire nuove regole più in linea con numerosi aspetti della vita cittadina è sentita da tutti.

Basti pensare che ancora si vieta di “tosare, strigliare, e ferrare animali”, “tagliare la legna” e “far circolare galline, oche ed anitre” ma non si parla di portare con sé sacchetti per la raccolta delle deiezioni dei cani.
Oppure è vietato “scuotere, sbattere o spazzolare tappeti prima del sorgere del sole” mentre non si fa accenno ai lucchetti degli innamorati sui monumenti o a lenzuola e mutande stese davanti alle finestre.

Il nuovo regolamento, approvato dalla giunta, prevede anche il divieto di esibire nudità o assumere comportamenti legati a prestazioni sessuali e eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione, al fine di ingaggiare soggetti, che esercitino l’attività di prostituzione. In effetti sono numerose le vie di Roma dove la notte di assiste a brusche frenate provocate da automobilisti distratti da “signore in decolleté”.

Per quel che concerne i mezzi pubblici, il testo prevede il “divieto di accedere ai mezzi di trasporto in stato di palese alterazione psico-fisica a seguito di assunzione di bevande alcoliche e/o sostanze stupefacenti o psicotrope” e proibizione di esecuzioni canore e musicali non autorizzate.

Pertanto non si potrà salire a bordo dei mezzi pubblici di Roma in stato di ebrezza o cantare o suonare durante il tragitto su autobus, tram o metro.

Sanzioni pesanti per chi deciderà di fare un bagno in una delle fontane storiche di Roma o usarle in maniera sconveniente, gettando oggetti, danneggiandole, salendoci o sdraiandosi su di esse.
Il divieto coinvolge Fontana di Trevi, la Fontana dei Leoni a piazza del Popolo, la Barcaccia di piazza di Spagna, il Fontanone del Gianicolo e, in misura diversa, riguarda anche i nasoni di Roma.
Sono previste sanzioni anti-graffiti, contro chi deturpa ed imbratta il patrimonio architettonico e monumentale della città.
Accanto alle conseguenze penali, il Regolamento prevede anche che i responsabili di questi atti provvedano al ripristino dei luoghi e dei monumenti danneggiati.

Per tutelare il decoro di alcuni luoghi sensibili, quali scuole, ospedali, università, musei, aree adibite a verde pubblico, o comunque con consistenti flussi turistici il sindaco potrà disporre il Daspo per chiunque assuma condotte sbagliate. Si impedirà così al trasgressore di tornare sui luoghi dove si è consumata l’infrazione per 48 ore. In caso di recidiva, il colpevole potrà essere segnalato al Questore il quale potrà firmare un Daspo fino a 60 giorni.

Sarebbe, insomma, un passo verso la modernità e la legalità. Nell’attesa Roma rimane soggetta a regole di 70 anni fa, come il divieto di “vagliare o rimondare cereali” per strada.

 

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Se la sosta in doppia fila è tollerata perfino davanti al comando del Primo Gruppo della Polizia Locale, che speranza c’è che venga repressa in tutto il resto della città?
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