La notizia la prendiamo da una nota di Paolo Franchi sul Corriere romano di qualche giorno fa: “La sindaca Anne Hidalgo annuncia 200 chilometri di nuovi percorsi per le due ruote”.
Osserva Franchi come anche in una città come Parigi, con un trasporto su ferro monstre, un buon servizio di autobus ed un capillare ed efficace sistema di bike-sharing, il traffico rimanga un problema prioritario. Problema a cui l’amministrazione in carica ha deciso di dare una soluzione anche puntando decisamente sulla mobilità ciclabile, proponendosi di avere 1400 km di piste ciclabili entro il 2020.
Giustamente Franchi scrive che evidentemente “dietro ci sono una politica, un’idea, un progetto apertamente dichiarati“, mentre appare chiaro che a Roma “di politiche, di idee e di progetti da un pezzo non si discute più“.
Assolutamente condivisibili lo scoramento e la rassegnazione dell’estensore della nota, per quanto avremmo apprezzato se egli avesse fatto un passo ulteriore, oltre a constatare lo stallo romano a confronto della dinamicità parigina.
Perché infatti non chiedersi come mai un’amministrazione che si professava convintamente schierata per la mobilità sostenibile, a partire proprio dalla mobilità ciclabile, non sia ancora riuscita a marcare nessun pur simbolico successo in materia? Nelle linee programmatiche dell’attuale amministrazione, approvate dall’Assemblea Capitolina si legge tra l’altro: “… sarà prioritario sviluppare una consultazione pubblica on line per l’aumento dei percorsi ciclabili e, in generale, lo sviluppo di ogni infrastruttura che possa favorire la mobilità sulle due ruote …”, mentre in pratica non si è ancora riusciti a realizzare neanche l’ormai famoso tronchetto di ciclabile del tunnel di Santa Bibiana, 100 metri di pista che le associazioni dei ciclisti rivendicano da anni.
Chissà se Franchi lo sa che agli inizi del mandato l’attuale amministrazione aveva nominato uno specifico “delegato alla ciclabilità” il quale, pur con uno stile discutibile, scontroso e di dubbia efficacia, seguiva e stimolava numerosi progetti di nuove piste ciclabili (qui l’ultimo elenco disponibile). E lo saprà Franchi che lo scorso maggio il delegato ha presentato le sue dimissioni e l’amministrazione non si è degnata né di dare spiegazioni sulla strana vicenda né di chiarire chi a quel punto si sarebbe occupato di ciclabilità?
Perché sarebbe utile che il Corrierone romano si unisse alla nostra flebile voce per chiedere al Sindaco Raggi cos’è successo col delegato alla ciclabilità e come si possa pretendere di incrementare la mobilità ciclabile a Roma senza che qualcuno vi sia dedicato a tempo pieno.
Riguardo poi la ciclabile del tunnel di Santa Bibiana citata prima, notiamo che passata la metà di agosto ancora non si vede traccia di essa. Eppure era stato lo stesso Assessore Meleo ad annunciarla:
“Entro i primi di agosto partirà la realizzazione di un tratto ciclabile nel tunnel di Santa Bibiana, che, come sappiamo, ha un valore simbolico molto importante per i ciclisti della Capitale.”
Così ancora si mostra il tunnel …
… con solo i vecchi segnali lasciati dalle associazioni dei ciclisti:
Purtroppo non stupisce che la previsione dell’assessore si sia rivelata sbagliata, avendoci lei abituati a strafalcioni ben peggiori. E non scommetteremmo neanche un centesimo bucato sulla partenza a fine settembre dei lavori per la ciclabile sulla Nomentana.
Poi magari i lavori partiranno pure, ma il fatto che non ci sia nessuno dedicato a tutti questi progetti e che provveda ad aggiornare i cittadini su piani e progressi è una mancanza gravissima dell’attuale amministrazione. Mancanza di cui è ormai responsabile lo stesso Sindaco Raggi, colpevole di continuare a lasciare la mobilità romana, inclusa quella ciclabile, nelle mani di un’inesperta incapace come l’assessore Meleo.