Chi ricorda la storia dei banchi di via delle Muratte, rimossi dai vigili perché avevano le autorizzazioni scadute, e del bando per nuove 50 postazioni di pseudo-librai approvato in era Alemanno e ancora oggi in attesa di esecuzione?
Ebbene c’è una terribile novità che arriva dal TAR, al quale si erano rivolti alcuni degli esercenti, in cui praticamente si intima al Comune di procedere col bando entro 90 giorni!?!
Proviamo a fare un po’ di chiarezza (prendendo degli estratti da un nostro post del luglio 2015 sull’argomento).
La storia di questi banchi nati per vendere solo libri parte dal 1997, quando fu istituita una manifestazione libraria chiamata “Arcipelago delle parole”. Fu quello un modo per autorizzare un certo numero di banchi in aree pubbliche di pregio, superando il divieto vigente di rilasciare autorizzazioni su area pubblica fuori mercato (perché a Roma i divieti sono fatti apposta per essere superati). I banchi del modello previsto dal bando, oltre ai libri, potevano vendere anche altri prodotti dell’editoria, dischi, articoli di numismatica e filatelia fino ad un massimo del 10%. Dal 1997 si sono susseguite tutta una serie di proroghe della manifestazione che ne hanno modificato il numero di operatori ed alcune modalità di tenuta ma sempre considerandola “temporanea”.
Si arriva poi al febbraio del 2011, in piena era Alemanno, allorché l’Assemblea Capitolina delibera, in deroga al divieto sancito dal regolamento comunale in materia di commercio su area pubblica (art.30 Del. C.C. n.35/2006), il rilascio di massimo 50 nuove autorizzazioni e concessioni per le cosiddette bancarelle di “librai”. La tipologia merceologica prevista è: per il 90% della superficie prodotti editoriali e libri (quindi compresi calendari, guide turistiche, mappe, cartoline, ecc.) per il 10% qualsiasi tipologia di prodotti escludendo solamente abbigliamento e alimentari e quindi consentendo anche la vendita di prodotti etnici e souvenir. La procedura di assegnazione prevede che si debba tenere conto dell’esperienza maturata nel settore comprovando le presenze effettuate su area pubblica, privilegiando quindi chi già detiene questo tipo di attività anche illegalmente (è incredibile come lette alla luce delle rivelazioni di Mafia Capitale certe delibere dell’Assemblea Capitolina assumano una luce tutta diversa).
Da quel momento è iniziato un rimpallo tra Dipartimento Commercio del Comune e Municipio I per individuare dove mettere questi banchi, e nel tira e molla si era raggiunto l’accordo sulle seguenti postazioni: Via delle Muratte (10 banchi!?!), Piazza della Repubblica (3 banchi), Largo Cairoli (1 banco) e Via del Gambero (1 banco).
Arriviamo quindi ai giorni nostri con il bando ancora da emanare. Accade poi nel dicembre scorso che la presidente Alfonsi metta la necessità di emanare il bando dei librai tra le priorità per il Commissario Tronca, con sorpresa un po’ di tutti (probabilmente meno degli esercenti dei banchi). Di lì a pochi giorni però si svolge una protesta di cittadini ed associazioni, contrarie alle nuove bancarelle, ed apparentemente la cosa fa ricredere la presidente Alfonsi che in una nota al Commissario Tronca tra le altre cose dichiara:
“… Da articoli pubblicati dai quotidiani in questi giorni, ho appreso di una lettera inviatale da esponenti di Associazioni che operano nel territorio del Centro Storico, con la quale si manifestano preoccupazioni relativamente al Bando in questione e dalla quale, soprattutto, traspare come non chiaro all’opinione pubblica il lavoro che il Dipartimento sta portando avanti. Per questi motivi – e per evitare strumentalizzazioni da parte di chiunque rispetto all’intera vicenda – le chiedo di sospendere la procedura e di fissare un incontro con i Presidenti dei Municipi interessati al fine di valutare congiuntamente l’opportunità o meno di procedere all’emanazione del citato Bando.“
Non è dato sapere quale sia stata la risposta del Commissario ma nei fatti la procedura del bando è stata sospesa ed abbiamo ora la sentenza del TAR che intima al Comune di riprenderla e concluderla con sollecitudine.
La prima considerazione che viene da fare è: ma se la presidente Alfonsi si era così appassionata a chiarire ai cittadini “… il lavoro che il Dipartimento sta portando avanti“, come ha potuto dimenticarsi dell’impegno preso col Commissario per decidere insieme se procedere o meno col bando?
Come può impegnarsi così tanto nella campagna elettorale per la sua rielezione e trascurare procedimenti che vengono a maturazione con effetti tutt’altro che positivi che si protrarranno nel territorio del centro storico per decenni?
Escludendo che ella abbia un interesse diretto nel rilascio di queste concessioni, quale può essere il motivo per non impegnarsi affinché esse non vengano rilasciate come chiedono a gran voce cittadini ed associazioni?
Chiudiamo riportando le stesse domande sollevate nel luglio 2015 ed ancora oggi del tutto valide.
Ci chiediamo e vi chiediamo: alla luce del sentimento contrario sempre più diffuso nei confronti del commercio ambulante a Roma, ha senso andare avanti con la concessione di nuove 50 autorizzazioni su area pubblica?
Nel momento in cui tutti speriamo nell’entrata in vigore della Bolkestein che nel 2017 dovrebbe far decadere tutte le concessioni di commercio su area pubblica, non sarebbe ragionevole fermare queste nuove 50 concessioni e farle rientrare in un ragionamento complessivo più ampio che punti ad una rivisitazione completa del commercio su area pubbica a Roma?
Al tempo vi era ancora un’Assemblea Capitolina che avrebbe potuto affrontare tali questioni, benché si era già in dirittura d’arrivo.
Quest’oggi l’iniziativa potrebbe essere presa dal Commissario Tronca che in virtù dei poteri di rappresentare l’Assemblea Capitolina, potrebbe abrogare la sciagurata delibera del 2011 ed evitare una nuova proliferazione di bancarelle di cui nessuno ma proprio nessuno, ambulanti a parte, sente il bisogno. Ci sono anzi da tutelare le poche vere librerie rimaste, quelle sì meritorie di attenzione, che invece da questi nuovi 50 banchi potrebbero ricevere il colpo di grazia dell’ennesima concorrenza sleale.
Certo, se ci fosse la presidente Alfonsi a sollecitare il Commissario verso una tale iniziativa ci potrebbe essere qualche speranza. Ma evidentemente alla Alfonsi in fondo del centro storico non interessa molto, così come non le interessano le esigenze e le richieste di cittadini e associazioni di residenti (che en passant sarebbero pure il suo elettorato). Cosa le interesserà non è ancora dato di saperlo, ma a giudicare dal suo attivismo nella campagna elettorale qualcosa dovrà pur esserci.
Una risposta
Ci sono cose che qui è meglio non dire, non perché non si possa, né per autocensura, ma perché qui prevalgono opinioni del tutto generiche anche se in molti casi spacciate per soggettive (in soldoni si rivendica la PROPRIA insindacabile opinione per scoprire spesso che è un LUOGO COMUNE).