Aggiornamento sulla querelle Kentridge-occupazione delle banchine del Tevere (preso dal facebook di Nathalie Naim):
“Nulla di fatto ancora per Kentridge: nella riunione di oggi svoltasi nella piccola Promoteca in Campidoglio gli operatori commerciali, che non sono d’accordo con la proposta del Comune di spostarsi per liberare l’opera, hanno proposto una soluzione “commerciale artistica” che verrà valutata lunedi.
Il Comune aveva proposto loro, facendo presente che l’opera ha una durata limitata e quindi i prossimi anni il problema non ci sarà, di spostare per questa edizione quasi tutti i banchi, meno due, nella stessa area di banchina in concessione, ma nel tratto libero verso ponte Duca d’Aosta. La Soprintendenza avrebbe finanziato un’illuminazione artistica, la Regione detratto il canone di quel tratto di banchina, il Comune avrebbe predisposto un percorso obbligato per turisti che sarebbe passato davanti agli stand per vedere l’opera. Ma gli operatori hanno fatto presente che quel tratto di banchina ha un valore commerciale del 50% inferiore, che molte famiglie vivono tutto l’anno con quei guadagni e sarebbero state messe sul lastrico. Ha protestato il noto fornitore di alcolici. Gli operatori sottolineando che senza comnercio l’arte muore, hanno espresso assoluta contrarietà allo spostamento dei banchi dal tratto interessato di Kentridge e proposto la soluzione di una fila ininterrotta di stand davanti all’opera senza tettucci con un telo bianco dal lato del fiume che sarebbe dipinto da street artist che cosi “completerebbero” Kentridge. Il Capogabinetto ha chuesto loro un rendering che sarà esaminato lunedi per eventuali decisioni. Io penso che la soluzione del Comune sia un giusto compromesso e che l’interesse pubblico primario è la tutela dell’opera la cui visuale deve essere libera e che non vada contaminata con altre perfirmance artistiche. Ricordo infine che le banchine del Tevere secondo il piano regolatore possono essere adibite solo ad attività culturali mentre sono occupate, con un canone regionale irrisorio rispetto al valore dei luoghi, da centinaia di attivita’ commerciali.”
Noi non vediamo alternativa a che l’opera di Kentridge rimanga al libero godimento per tutto il periodo estivo. D’altro canto capiamo le esigenze degli operatori commerciali che si ritrovano un imprevisto che rischia di incidere sui loro bilanci (benché la cosa sarebbe tutta da verificare).
La cosa incredibile è che nessuno abbia previsto questo pasticcio quando l’opera di Kentidge venne autorizzata. Eppure non ci sarebbe voluto molto a fare uno più uno uguale due ed immaginare che con l’inizio della bella stagione ci sarebbe stato affollamento su quelle banchine.