A Roma sarebbe molto bello poter discutere di progetti proposti, idee definite e di un’azione di governo che traduca tutto questo in realtà. Ma proprio lei (la realtà) sembra essere un concetto sfuggente alla nuova maggioranza che regge oggi il Campidoglio.
E così non rimane che attaccarsi alle parole, almeno per tentare di comprendere come potrà evolvere quest’epoca pentastellata, per breve o lunga che sarà, e sciogliere un grande dubbio sull’assessore al bilancio.
Nanni Moretti fa strillare al personaggio di un suo film: “Le parole sono importanti” e io credo siano spesso lo specchio di chi le esprime: il M5S ha dato mostra di un nuovo campionario qui nella Capitale, in continuità più o meno con quanto già fatto conoscere nei suoi pochi anni di vita.
Ma, tralasciando la volgarità della parola d’ordine più nota, quel “Vaffa…” dall’aspirazione liberatoria, le parole sentite in queste settimane sono peggiori rispetto alla suggestione di alcune tipiche espressioni della Prima Repubblica, che, etichettate all’epoca come politichese, a rileggerle oggi appaiono persino più evocative e eleganti.
“Convergenze parallele”, “Equilibri più avanzati”, “Stanza dei bottoni”, “Governo balneare”, “Sfiducia costruttiva” sono alcuni esempi di una retorica che descriveva una sostanza politica, in fin dei conti, più solida dei turpiloqui odierni.
Vediamo, quindi, alcuni casi di questi primi 3 mesi.
* Il SINDACO dall’elezione di Virginia Raggi è divenuto la SINDACA, un’innovazione linguisticamente corretta e pomposamente comunicata, ma che non va oltre una mera rivendicazione di genere (è la prima donna al vertice politico di Palazzo Senatorio), senza alcuna dimostrazione finora del tanto annunciato cambiamento e di un modo differente di governare.
* Il comportamento di e su Paola Muraro è un esempio di capziosità degna di miglior causa. Tutti si interrogano per settimane se ci sia un’indagine a carico dell’assessore alla sostenibilità ambientale e più volte al Campidoglio e ai principali esponenti del M5S viene rivolta la domanda se sia giunto un AVVISO DI GARANZIA. E’ evidente che l’interesse sia sull’esistenza o meno dell’indagine, che spesso viene conosciuta dal soggetto attraverso la notifica di quell’atto, non certo la trasmissione dell’avviso. Il 5 settembre, durante l’audizione della Sindaca e dell’assessore si scopre che Paola Muraro è INDAGATA, ma si giustifica dicendo: mi hanno chiesto se mi era giunto un avviso non se fossi indagata (!), confermando una omertà che stride assai con i concetti di trasparenza sempre affermati dal MoVimento.
* Dal 2 agosto il Presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito conferma il taglio delle AUTO BLU per capigruppo e consiglieri di presidenza con conseguenti risparmi, dopo averlo già annunciato la settimana prima. Gli autisti sono dipendenti e tali (giustamente) rimangono, le macchine sono ancora (ovviamente) all’autoparco, ma nel frattempo è stato istituito un servizio NAVETTA che trasporta i consiglieri a chiamata. Probabilmente stessi autisti e stesse auto. Stessi costi?
* Il 5 settembre l’Assessore a Roma in movimento Linda Meleo annuncia che “parte la RIPROGRAMMAZIONE DEL SERVIZIO di superficie ATAC […] inizia una grande operazione verità”, da quel lunedì sono state, in realtà, cancellate molte corse per l’indisponibilità dei mezzi. Il 9 settembre l’Assessore, nonostante tutto, insiste “La riprogrammazione non è un TAGLIO DELLE CORSE” (!)
* L’11 settembre vengono diffuse foto della Sindaca con la busta della spesa che scende dalla macchina con la SCORTA. Ne nasce una polemica sciocca: la sicurezza di alcuni personaggi non è decisa da loro stessi e non è un privilegio, bensì un grande disagio. Ma dal Campidoglio, memori delle campagne pentastellate intrise di qualunquismo, provano un certo imbarazzo, nascondendosi dietro il tecnicismo che non sarebbe una vera e propria scorta ma più correttamente un SERVIZIO DI TUTELA disposto dalla Questura.
* Il 4 settembre viene ANNUNCIATA LA NOMINA del nuovo Assessore al bilancio e patrimonio dopo il catastrofico Dimission Day. E’ Raffaele De Dominicis già Procuratore Generale della Corte dei Conti del Lazio, ma passano i giorni e soltanto il 7 settembre viene firmata l’ordinanza n. 64 con la quale viene NOMINATO in Giunta. Non fa in tempo a trascorrere una giornata e l’8 settembre la Sindaca Raggi scrive su Facebook che, mancando i requisiti previsti dal M5S, De Dominicis “NON PUO’ PIU’ ASSUMERE L’INCARICO di assessore al Bilancio”. Ancora una volta, però, passano i giorni e non vi è traccia del PROVVEDIMENTO DI REVOCA, senza il quale Angelo Raffaele De Dominicis è l’Assessore al bilancio e patrimonio di Roma Capitale. Ci sorge un atroce dubbio: non sarà per caso questo il motivo per cui la Sindaca non riassume la delega che consentirebbe la presentazione dei provvedimenti finanziari, primo fra tutti i 18 milioni per ATAC? E cosa succederebbe se l’ex magistrato contabile decidesse di presentarsi a una riunione di Giunta?
Piacerebbe molto confrontarsi su cose concrete, certo impossibile immaginare un reale cambiamento in così poco tempo (“Occorre il tempo che occorre” si sarebbe detto tanto tempo fa), ma finora latita anche solo uno straccio di idea degna di tale nome.
Taccio, per carità di patria, sull’elenco delle COSE FATTE scritto venerdì scorso sempre sulla pagina facebook di Virginia Raggi. Qualche osservatore più qualificato di me ha già fatto notare, per esempio, che alcune di esse sono state già realizzate da precedenti Giunte o da altri organi dell’amministrazione e altre ancora sono soltanto buoni PROPOSITI FUTURI.
Ciò che appare sfuggire agli abborracciati protagonisti di questa disastrata fase politica capitolina è quel che in psicoanalisi si chiama “principio di realtà”. Purtroppo le cose sono tali che chiamarle in modo diverso spesso non le fa automaticamente trasformare nei propri desideri. E tentare di creare una realtà diversa e più accomodante o, meglio, trasformare un’illusione in realtà rischia di diventare una grande mistificazione molto simile a passate esperienze che si sostiene (sempre a parole) di voler combattere.
Certo le premesse a ben guardare non erano e non sono le migliori. Un PARTITO politico che rifiuta di definirsi tale e adotta la parola MOVIMENTO, una “Non associazione” il cui ATTO COSTITUTIVO viene chiamato NON STATUTO. Tutto ciò non testimonia un’azione rivoluzionaria ma un pervicace rifiuto della realtà.
Il più che giustificato richiamo all’etica con il grido di “Onestà(-tà-tà-tà)” non è che l’affermazione della necessità di un prerequisito di qualsiasi amministratore pubblico, non può, però, diventare un programma di governo. Così come il presunto complotto dei poteri forti o la retorica sulle scie chimiche non aiuteranno a risolvere i problemi di Roma.
Sarebbe ora di cominciare a comportarsi come una Sindaca vera e affrontare una realtà difficile e complessa.
Come diceva Philip K. Dick “La realtà è ciò che si rifiuta di sparire anche quando smetti di crederci”