C’era un tempo non molto lontano nel quale i cittadini e pochi politici dovevano sporcarsi le mani per tutelare la nostra povera città dall’abuso dei cartelloni pubblicitari. C’era un tempo nel quale la giustizia stava sempre dalla parte dei più forti e dei più furbi.
Oggi le cose sono un pò cambiate. Grazie alla lotta tenace delle associazioni civiche e dei blog e grazie al ripristino della legalità voluto dall’ex assessore Leonori, il settore della cartellonistica pubblicitaria è sotto controllo e presto (speriamo) verrà riformato.
Ma quegli anni compresi tra il 2009 e il 2013, quelli della giunta Alemanno, durante i quali le ditte pubblicitarie credevano di poter fare tutto quello che volevano, sono un ricordo ancora fresco nella memoria di molti. Si piantavano cartelloni ovunque, in spregio ad ogni regola, senza cura per i monumenti, le bellezze e la sicurezza della città (3 morti furono provocati da questi impianti killer). Vittima di quell’assurdo sistema erano anche gli alberi: se osavano con i loro rami coprire qualche pannello pubblicitario venivano uccisi o mozzati senza troppi complimenti. Così avvenne alla Serpentara, a viale Marconi e così stava avvenendo da troppi mesi in circonvallazione Gianicolense. Un povero ciliegio ogni giorno che passava perdeva un ramo, fino a restare monco e moribondo.
Fu allora che l’associazione Respiro Verde Legalberi, assieme all’associazione bastacartelloni-Francesco Fiori e Salviamo il Paesaggio decisero di protestare con tutta la forza che avevano. Dopo aver pubblicato sul blog decine di fotografie di denuncia del povero albero sempre più malconcio e senza che le autorità muovessero un dito (come era uso a quel tempo quando si parlava di cartelloni), in una calda mattina di fine luglio del 2012 si recarono sul posto e tagliarono il cartellone. Athos De Luca (Pd), all’epoca consigliere di opposizione, appoggiò la scelta e partecipò a quella che era evidentemente una manifestazione di protesta. Un gesto forte ma dettato dall’esasperazione. Ecco le foto di quella giornata che aveva ovviamente un alto valore simbolico.
Ebbene è di questi giorni la notizia che De Luca è stato rinviato a giudizio con l’accusa di danneggiamento, avanzata dalla pubblico ministero Cinzia De Aglio, su denuncia della ditta pubblicitaria proprietaria del cartellone.
La cosa più incredibile è che la stessa ditta, la Sapi di Dessi Onorina snc, fu dichiarata decaduta poco più di un anno più tardi con la determinazione dirigenziale n. 1031 del 2013 in seguito alle numerose irregolarità commesse e ad una morosità pregressa nei confronti del Campidoglio. La Sapi inoltrò ricorso al Tar ma lo stesso Tribunale confermò la decadenza della ditta dall’Albo della Nuova Banca Dati vietandole dunque di operare sul territorio romano con la sentenza n. 2722 del 2014. Non ci sembra si stia parlando di una impresa di specchiata onestà nè di imprenditori illuminati alla Adriano Olivetti, ma di persone che hanno tentato di sbarcare il lunario operando sempre ai limiti della legalità.
Che dunque oggi il consigliere De Luca sia chiamato alla sbarra per rispondere di un’azione di carattere prettamente politico e che le tante ditte che hanno lavorato senza rispetto per Roma e la sua bellezza la facciano franca suona decisamente male. In quegli anni abbiamo assistito ad una giustizia a due velocità: sentenze ingiuste contro i blog (fu il caso dell’ideatore di Cartellopoli Massimiliano Tonelli) e troppa distrazione nei confronti di chi ha stuprato Roma piantando migliaia di cartelloni illegali.
Ci auguriamo che De Luca venga assolto da un’accusa palesemente ingiusta. Il suo avvocato, Giuseppe Di Noto, parla di una azione di carattere politico e si dice sicuro che nell’udienza che si terrà a marzo l’ex consigliere comunale potrà dimostrarlo.
Resta l’amarezza di una Roma nella quale la legalità viene calpestata da tanti, troppi operatori (dalle bancarelle, passando per i tassisti abusivi, finendo proprio a tante imprese pubblicitarie). Ma ad essere perseguiti sono solo coloro che questo sistema hanno cercato di combatterlo.
Foto tratte dall’archivio bastacartelloni
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