Forse qualcuno l’ha fermato a Coia

L’altro giorno eravamo alla disperata ricerca di qualcuno che riuscisse a fermare il Presidente della Commissione Commercio in Comune, Andrea Coia, dopo che lo stesso aveva dichiarato di voler presentare una mozione in Assemblea Capitolina affinché la festa della Befana si facesse quest’anno “emergenzialmente” (un modo per poter consentire agli operatori tradizionali della festa di rientrare in gioco, dopo che gli stessi l’hanno portata al degrado ed al caos delle ultime edizioni).

 

Oggi possiamo forse dire di averlo trovato questo qualcuno, nella figura dell’assessore alle Attività Produttive Adriano Meloni., che ieri in un’intervista a Romatoday ha dichiarato tra l’altro:

Apprezziamo molto il tentativo di volere fare la fiera a tutti i costi, ma l’Anac ci farebbe gli stessi rilievi dello scorso anno e gli operatori esclusi impugnerebbero il bando. I tempi sono perentori“.

Dichiarazione netta ed inequivocabile che dovrebbe mettere una pietra tombale sugli assurdi tentativi del Presidente Coia di restituire il mercato della Befana ai soliti noti. Anche perché Coia non ha replicato alle dichiarazioni di Meloni, preferendo rilasciare un comunicato stampa sul tema della Bolkestein.

Anche sulla Bolkestein le tesi di Coia tendono alla tutela di un ridotto numero di cittadini, gli ambulanti, dimenticando del tutto la necessità di riportare il commercio su strada a Roma a livelli accettabili di decenza, legalità e decoro.

Nel suo comunicato Coia afferma di aver avuto notizia dai Municipi che il processo di messa in atto della direttiva Bolkestein a Roma è iniziato (triplo hurrà per l’assessore Meloni che ha avuto il coraggio di mettere in campo gli atti propedeutici all’applicazione della direttiva!).

Saputo ciò il Coia arriva ad affermare: “Magari per fretta, era partito un processo non corretto che adesso stiamo riconducendo a più miti consigli. Chiederò a Meloni di intraprendere la via della partecipazione, perché senza si genererebbero problematiche economiche, legali e sociali

“… riconducendo a più miti consigli …”??? Ma chi si crede di essere Coia per parlare come Vito Corleone ne Il Padrino?

L’iniziativa di Adriano Meloni in realtà è un atto dovuto per poter organizzare i nuovi bandi che dovranno essere pubblicati secondo una delibera regionale tra il 31 dicembre e il 28 febbraio dell’anno prossimo.

Ma siccome si è capito che sull’ambulantato Coia ha solo l’interesse a buttarla in caciara, con l’obiettivo di preservare lo status quo, non stupisce il suo riaffermare nel comunicato che sulla Bolkestein hanno presentato una mozione che tutto il Movimento sostiene, con la quale si chiede la proroga al 2020. E qui sarà interessante vedere infine come si schiererà il M5S, benché non è certo con una mozione che si può fermare un processo previsto dalle norme vigenti e che l’amministrazione in carica è costretta ad attuare.

Un’ulteriore custiosità in questa storia è data dal fatto che la improponibile posizione di Coia è sposata in pieno da Orlando Corsetti, consigliere PD nonché ex-Presidente della Commissione commercio. Questa la sua dichiarazione in riferimento alle note giunte ai Municipi dall’assessorato per l’applicazione della Bolkestein:

… se il quadro è questo io sarò il primo a non partecipare più ai lavori di questa commissione, perché si tratta di scelte effettuate solo dai vertici amministrativi e tecnici e invece deve essere la politica a decidere se una attività imprenditoriale svolge ancora una funzione o meno. Se non blocchiamo questo iter ci troveremo a discutere su un lavoro fatto. La commissione faccia un documento in cui si chiede all’assessore Meloni di bloccare questo processo“.

En passant ricordiamo che Corsetti non è membro permanente della Commissione Commercio, per cui appare curiosa, seppur legittima, la sua continua presenza alle sedute, peraltro sempre informata alla difesa a oltranza di certe categorie.

Ma dopo Coia e Corsetti chi altri ci troviamo a voler bloccare l’applicazione della Bolkestein a Roma? Nientepopodimeno che Davide Bordoni, di Forza Italia, che ha dichiarato:

… c’è un lavoro di pianificazione che l’amministrazione deve fare. Bisogna tutelare i posti di lavoro. Do la mia disponibilità a lavorare su un testo che impegni il sindaco, l’assessore e gli uffici a tutelare gli operatori su area pubblica e farci carico della normativa“.

(sarà che l’esperienza dei cartelloni ci ha segnato nell’animo, ma noi quando sentiamo Bordoni dare la sua disponibilità a lavorare ad un testo normativo mettiamo mano alla pistola!)

 

Ultimo, ma non per importanza e senza sorprendere, ad allinearsi per un blocco della Bolkestein è Alfiero Tredicine, di APRE Confesercenti, che dichiara:

… serve un rinvio. Non è pensabile un piano regolatore del commercio su area pubblica in quattro mesi. A meno che il modello non sia il Tavolo del decoro, che ha già lasciato senza lavoro tanti operatori. Chiediamo l’apertura di un tavolo“.

Sapere che il Tavolo del decoro abbia lasciato senza lavoro tanti operatori ci stupisce, essendo state le postazioni solo spostate e non cancellate.

 

Cercando di tirare le somme, sulla festa della Befana abbiamo la parola definitiva dell’assessore Meloni che afferma che per quest’anno non c’è modo di aggiungere postazioni commerciali, contando che ciò possa mettere fine agli scomposti tentativi opposti del Presidente Coia.

Sull’applicazione della direttiva Bolkestein abbiamo da una parte sempre l’assessore Meloni che, seguendo quanto previsto dalla normativa vigente, ha avviato il processo chiedendo ai Municipi di predisporre i nuovi piani di localizzazione delle postazioni ambulanti, mentre dall’altra parte abbiamo il Presidente Coia (M5S), l’on. Corsetti (PD) e l’on. Bordoni (FI) tutti allineati a chiedere un rinvio dell’applicazione della direttiva.

 

Chiaramente a questo punto l’assessore Meloni diviene il nostro primo paladino, unica vera possibilità affinché a Roma venga colta l’opportunità dell’applicazione della direttiva Bolkestein per riformare il commercio ambulante.

Forse non sarebbe male se l’assessore desse qualche indicazione su come i suoi uffici si stanno muovendo. A noi ad esempio risulta che l’intenzione è di rimettere a bando un numero sostanzialmente immutato di concessioni su area pubblica (laddove noi avremmo preferito un maggiore coraggio, con un deciso taglio nel numero di posteggi), prevedendo solo diverse modalità di esercizio e una diversa localizzazione. Se ciò fosse confermato, la motivazione della perdita di migliaia di posti di lavoro decadrebbe, con la concreta possibilità per gli esercenti attuali di vedersi riassegnata la concessione.

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3 risposte

  1. Sapere che il Tavolo del decoro abbia lasciato senza lavoro tanti operatori ci stupisce, essendo state le postazioni solo spostate e non cancellate.”

    Non scherzare neanche, ok ?
    le soste sono state sostanzialmente cancellate non per niente le hanno messe tutte in due vie. Via di San Gregorio e lngotevere. L’hanno studiata si e no in 5 minuti. Tra l’altro soste temporanee. Va ricordato, visto che i giudici amministrativi lo sottolineavano in continuazione.

  2. E chi scherza?
    Passo quasi quotidianamente a via s. Gregorio e vedo tutte le postazioni al loro posto, inclusi i soliti extracomunitari che ci lavorano. Stesso dicasi di quelle in viale Carlo felice: tutti i giorni allestite e con i bangla sempre al loro posto.
    Sì tratta di luoghi non fruttuosi come gli originali? Mi dispiace ma non è che qualcuno ha un diritto divino ad operare all’ombra dell’arco di Costantino, anche perché in caso una tale postazione la si mette all’asta ed offre al miglior prezzo, non ha chi è arrivato prima. È suolo pubblico e non può essere mai un diritto privato.

  3. Per chiarirci a san Gregorio sono state date 42 soste…tu vedi 4-5 soste . Sul lungotevere sono semplicemente impraticabili essendo parcheggi. Ripeto siamo seri.

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