Ieri nella Commissione Commercio capitolina è stato dato parere favorevole al “Nuovo Regolamento delle attività commerciali sulle aree pubbliche di Roma Capitale” preparato dal suo Presidente 5 Stelle Andrea Coia.
Dimenticate i mercati di Barcellona, Londra o Rotterdam, dimenticate un riordino del caos commerciale che regna spesso sulle nostre strade. Dimenticatevelo: la proposta di delibera è l’ennesimo “regalo” a presunti imprenditori che fanno scempio del rispetto della cosa pubblica e del dignitoso svolgimento di un’attività economica. Di “nuovo” non ha praticamente nulla.
Da un lunghissimo elenco di articoli ci si aspetterebbe qualche innovazione del commercio ambulante che possa riportare ordine e decoro al settore e riallineare, almeno in parte, la città al livello di altre capitali europee.
Nulla di tutto questo. Si comincia da strampalate definizioni come quella di area mercatale, che sarebbe facile immaginare come l’area di un mercato ma che, invece, corrisponde a tutte le bancarelle di un Municipio, fino alla decadenza della concessione se la PEC non funziona ma non se svolgono irregolarmente l’attività.
E, nella lunga carrellata di 53 articoli, sono rimessi in fila le solite disposizioni: l’esposizione del titolo originario da parte degli operatori, le misure del posteggio e delle eventuali tende, il divieto di gruppi elettrogeni a combustione, le pulizie del posto alla fine del lavoro, il rispetto delle norme igienico-sanitarie, la possibilità di individuare banchi-tipo, salvo poi stabilire che i camion bar devono essere beige con le tende marroni (cioè come sono adesso, massimo esempio di stile e buongusto strapaesano!).
Dettagliate procedure per il calcolo delle presenze giornaliere dei titolari, dell’assegnazione dei posteggi lasciati occasionalmente liberi o delle “spunte”. Tutte cose già presenti nelle norme attualmente vigenti e che non avevano certo bisogno di un “ripasso”, tutte cose anche giuste per carità, ma che, in mancanza di controlli serrati e costanti, appaiono piuttosto una presa in giro delle famiglie monopoliste (in proprio o per interposta persona) del comparto su aree pubbliche.
Si pensa all’applicazione della Direttiva Bolkestein e, a un certo punto, si legge finalmente l’articolo 12, il quale tratta dei criteri di selezione per i bandi dei posteggi esistenti. Si potrebbe tirare un sospiro di sollievo… ma, purtroppo, non si può proprio, perché si scopre che l’anzianità vale l’80% dei punti, impedendo di fatto l’entrata di nuovi soggetti, alla faccia della concorrenza e del rinnovamento di una qualsiasi attività economica degna di questo nome. Se a questo si aggiunge che il Movimento 5 Stelle sta pensando di stralciare in Aula questa norma perché convinto che in Parlamento riuscirà a far approvare l’esclusione del commercio su aree pubbliche dalla “Bolkestein”, il quadro è alquanto sconfortante.
Anche sui mercati nulla di nuovo: solite procedure, nessun vero passo avanti nell’autonomia e nella sussidiarietà delle strutture e rimane confermato il passo indietro sulle AGS, per le quali non è più prevista la percentuale di scomputo per i servizi che si vorrà eventualmente assumere. Poi ancora le vecchie regole sui trasferimenti, gli ampliamenti, gli orari, le percentuali rigide per i settori merceologici, per le somministrazioni, per gli artigiani, per i produttori agricoli, per i disabili.
Sono citati in due articoli, inoltre, la finanza di progetto (traduzione di project financing) e il progetto di partecipazione attiva, anche questi ben noti alla prassi e alle norme oggi in vigore e per i quali, comunque, non vi è nessuna promozione, sostegno o valorizzazione per una possibile riqualificazione delle strutture in assenza di risorse pubbliche.
Rimangono tutte da verificare le sanzioni proposte la cui efficacia e la cui ridotta misura sono state aspramente contestate dal Municipio I, e sulle quali sicuramente andrebbe verificata la legittimità rispetto a quanto finora stabilito.
Infine, se vogliamo trovare qualcosa di positivo dobbiamo segnalare il limite di autorizzazioni concentrate a uno stesso soggetto (ma ricorrendo all’incerta definizione di area mercatale come segnalata) che, però, l’esperienza concreta ha dimostrato quanto sia facilmente aggirabile.
Un elemento che sarà fonte di polemiche, al contrario, è lo spostamento della competenza sulle fiere più importanti in capo al Dipartimento capitolino. Sulla Fiera della Befana già si avvertono le prime avvisaglie con il Municipio I pronto al nuovo bando dal prossimo mese di giugno e sul quale la settimana scorsa si è consumata l’ennesima puntata di incomunicabilità tra l’esuberante Presidente Alfonsi e l’evanescente Assessore Meloni.
Insomma nessuna pianificazione del commercio ambulante al massimo una fotografia (peraltro sbiadita) dell’esistente, nulla di nuovo, nulla di positivo, nulla di innovativo. Chi ha prosperato sul disordine finora è ulteriormente tutelato e garantito da questa proposta che ancora una volta dimostra l’opacità e inconsistenza di questa maggioranza grillina.
Almeno oggi l’opposizione ha battuto un timido colpo con 3 voti contrari, tra cui i 2 effettivi del PD. Sarà perché oggi l’ineffabile Corsetti era solo spettatore? Ed è per questo che si mormora abbia avuto una crisi di nervi al termine della seduta della Commissione nei confronti dei suoi colleghi di partito? Una prima incrinatura della troika inossidabile (Coia, Bordoni, Corsetti) che dirige la Commissione nell’interesse di pochi operatori senza alcun pensiero dei comuni cittadini?
Tant’è! Ma noi non demorderemo, modesti cronisti, magari, ma testardi e appassionati di Roma.
Una risposta
salvo poi stabilire che i camion bar devono essere beige con le tende marroni (cioè come sono adesso, massimo esempio di stile e buongusto strapaesano!).”
Si però diciamo le cose in maniera corretta, questa disposizione esiste da vent’anni.Non siamo mica liberi di scegliere il colore ! Anzi abbiamo presentato vari progetti di modific! nella passata consiliatura le proposte qualcuno le ha lasciate nei cassetti …vediamo ora che succede !