Tra le competenze dell’assessore Meloni vi è anche il turismo e recentemente sono due le notizie sulla materia che l’assessore ha pubblicato sulla sua pagina facebook.
La prima risale al 21 giugno u.s. e concerne la nascita del Convention Bureau di Roma e del Lazio, presentato come “… una struttura operativa che mette insieme le forze di pubblico e privati per “andare a caccia” nel mondo di turisti congressuali.“. In realtà il Convention Bureau era già stato presentato a fine maggio all’Auditorium, ma il 21 giugno vi è stata la costituzione ufficiale, di fronte ad un notaio, del consorzio di privati – Federcongressi&eventi, Federalberghi, Unindustria e Confcommercio Roma – che opererà e si svilupperà con fondi privati. Roma Capitale e Regione Lazio parteciperanno al Comitato d’indirizzo del bureau supportandone le attività.
Quello congressuale è considerato un turismo ricco, fatto di persone con buona capacità di spesa (si calcola che i congressisti spendano tre volte la media degli altri turisti) ed in grado di apprezzare elementi di qualità dell’offerta turistica, sia essa alberghiera, relativa alla ristorazione o culturale. A Roma questo tipo di turismo è molto scarso (la città si situa intorno al 17mo posto della classifica mondiale), soprattutto se si fa il confronto con altre capitali europee come Parigi o Madrid, ed è un’ottima notizia che qualcuno, privati e pubblico insieme, si siano decisi a fare qualcosa per cercare di far ripartire questa componente “ricca” di turismo per Roma.
L’altra notizia è di un paio di giorni dopo la precedente e riguarda la crescita del numero dei turisti a Roma, con oltre 5,4 milioni di arrivi nei primi cinque mesi dell’anno. Il dato viene fornito con enfasi e toni entusiastici:
“I dati sulle presenze dei primi cinque mesi del 2017 sono incoraggianti: oltre 5,4 milioni di arrivi, con una crescita dei turisti stranieri che sfiora il 3,5%. Più della media delle altre Capitali europee.
Buone notizie, …”
E invece no, assessore, questa non è affatto una buona notizia, e ci stupiamo che cada anche lei nell’errore che ha caratterizzato tutte le ultime amministrazioni. L’aumento del numero di turisti a Roma non è affatto una buona cosa ed anzi, visti i livelli a cui siamo arrivati, bisognerebbe cominciare a contrastarlo il fenomeno o quantomeno provare a governarlo.
Come non rendersi conto che una città come Roma non può accogliere numeri illimitati di turisti e che più aumentano le presenze, più si squalificano le attrattive della città? Basti pensare alle ipotesi in campo per governare le presenze a fontana di Trevi dove addirittura si sta prendendo in considerazione l’idea di contingentare gli accessi.
Ne avevamo parlato già a febbraio dello scorso anno di questo tema e spiace vedere che anche la nuova amministrazione sembri non aver capito che l’approccio al turismo, a Roma, va completamente rivoluzionato. C’è bisogno di un piano, necessariamente a medio-lungo termine, che porti gradualmente a diminuire i numeri dei visitatori, aumentando nel contempo il numero medio di giorni di permanenza (oggi fermo ad un miserrimo 2,5!?!) e la spesa media per visitatore. Ciò può essere ottenuto, ad esempio, incentivando tutti gli esercizi commerciali e ricettivi ad aumentare la qualità dei loro servizi e prodotti aumentando nel contempo i prezzi. Basta “pizza e birra a 10 euro” con vista Pantheon, offrendo cibo pessimo, bensì materie prime di qualità e del territorio, personale qualificato e formato e prezzi al giusto livello. Un tale approccio sarebbe vantaggioso per gli esercenti, che guadagnerebbero di più lavorando meno e meglio (certo, servirebbero esercenti degni di questo nome … merce rara a Roma), per le entrate comunali, con ragionevoli aumenti anche dei vari canoni di concessione, e per gli stessi turisti che spendendo qualcosa in più riceverebbero un servizio ed un’esperienza complessiva migliori.
Andrebbero previste anche misure che vietino lo scorrazzare dei pullman in tutta la città, portando frotte di turisti ignari di dove sono capitati ed interessati solo a farsi qualche foto nei luoghi più caratteristici di Roma. Così come andrebbero disincentivate le carovane di furgoni neri che trasbordano i turisti più facoltosi da un luogo all’altro della città: nelle città civili i turisti utilizzano il trasporto pubblico, taxi inclusi (nella speranza che prima o poi a Roma avremo un trasporto pubblico almeno decente).
A nostro avviso l’assessore Meloni è senz’altro l’elemento migliore del governo Raggi, diremmo anzi l’unico che salveremmo di una squadra che per il resto non si avvicina neanche alla sufficienza, Sindaco incluso. Pur consci che l’assessore deve sostenere l’amministrazione di cui fa parte ed in questo caso ha utilizzato i dati sul turismo per farlo, allo stesso modo con cui lo hanno fatto tutte le altre amministrazioni, siamo sicuri che le nostre riflessioni non suoneranno astruse alle sue orecchie.
Purtroppo per intraprendere discorsi strategici sul turismo servirebbe un governo cittadino con un orizzonte temporale lungo, mentre quello attuale ragionevolmente ha i mesi contati, considerati i guai con la giustizia del Sindaco e i sempre più evidenti malumori di tutto il MoVimento.
Già però inaugurare un nuovo modello di turismo per Roma sarebbe importante e questo l’assessore Meloni può farlo senz’altro, avendone competenze e capacità.