Nell’articolo dedicato allo sgombero di via Curtatone, abbiamo citato una frase della Sindaca Raggi che sostiene di voler riportare la legalità in città. Eppure di questa volontà non si vedono tracce tanto è vero che a Roma sono oltre 100 gli immobili occupati illegalmente da presunti movimenti per la casa. Nessuno di questi (tranne appunto via Curtatone) è stato oggetto fino ad oggi di un piano che tenda a ricollocare i veri bisognosi e che cancelli l’illegalità per gli altri.
Un esempio interessante viene dall’ex Scuola 8 Marzo di via dell’Impruneta. Occupata dal giugno 2007, la palazzina doveva essere trasformata in un incubatore di imprese giovanili. Erano stati già stanziati 4 milioni di euro da Comune e Regione Lazio che – secondo le previsioni – avrebbero prodotto dai 15 ai 40 posti di lavoro. I ritardi nello svolgimento dei lavori hanno permesso ad alcuni comitati di sfrattati della Magliana di impossessarsi dello stabile che ormai tengono da oltre 10 anni, senza aver mai pagato neanche un euro di spese.
Nel solito stile degli occupanti romani, hanno installato le antenne paraboliche per vedere le partite sulle pay tv, hanno montato le cassette della posta e soprattutto hanno diviso gli spazi a loro piacimento. Ma sono stati proprio questi lavori di taglio degli appartamenti ad aver provocato l’allarme da parte dell’Ufficio Stabili Pericolanti del Campidoglio. Una commissione di tecnici ha ispezionato l’immobile e ha visto che le pareti aggiuntive tirate su senza alcun progetto hanno appesantito molto i solai già malconci per l’assenza di manutenzione. E tutto questo potrebbe provocare un crollo.
Sono 200 le persone che vivono nell’ex Scuola in condizioni strutturali pericolose: 200 vite a rischio senza che l’amministrazione muova un dito. Nel 2011, le forze dell’ordine procedettero ad uno sgombero proprio a causa dell’alta possibilità di crolli. Ma poche settimane dopo la situazione era tornata quella di prima. D’altronde l’occupazione della 8 Marzo è stata più volte coperta da tinte fosche. Nel 2009, il Messaggero denunciò la richiesta di un “pizzo” che gli occupanti avrebbero pagato agli esponenti dei movimenti della casa che gestivano l’occupazione. Qualcuno avanzò accuse nei confronti del centro sociale Macchia Rossa che però smentì seccamente. Il Sindaco dell’epoca Alemanno parlò di racket delle occupazioni. Pochi anni dopo, diverse inchieste giornalistiche hanno dimostrato che molto spesso i bisognosi di una casa sono costretti a pagare per occupare. I carabinieri hanno arrestato una donna peruviana che gestiva il racket interno e che aveva chiesto ad un giovane marocchino duemila euro per farlo soggiornare in una delle case occupate. Insomma illegalità nell’illegalità.
Negli anni successivi la struttura è stata dichiarata inagibile dai Vigili del Fuoco e dagli ispettori dell’Asl, sia per i rischi strutturali sia per le gravi carenze igieniche. Ma tutto è ancora fermo. Il Campidoglio dovrebbe avviare subito un censimento per assegnare un alloggio a quegli occupanti che sono veramente bisognosi e mettere alla porta gli altri. Restituendo l’immobile alla cittadinanza per farne finalmente un luogo decoroso e al servizio di tutti e non solo di alcuni.
Una risposta
Come e possibile che en la ocupación 8 de marzo se parle di compra e vendita de apartamento la vendita de questi appartamenti e de 10,000 a 15,000 euro lo fanno impunemente la polizia dovrebbe investigar.