Questo video pubblicato ieri da Repubblica è emblematico del momento che stiamo vivendo. A Roma si è smesso di fare manutenzione e si preferisce chiudere ciò che andrebbe riparato. E così se la vegetazione invade la carreggiata, non si taglia il verde come si farebbe in una qualsiasi città del mondo. Si restringe la strada!
Quello che si vede nel video (siamo in via Vittorio Ragusa a Tor Vergata) non è molto diverso dalla scelta fatta per via della Moschea. Qui le buche presenti da mesi si sono via via ingrandite. Cosa si sarebbe fatto in qualsiasi città del mondo? Si sarebbero riparate le buche che mettono a rischio motociclisti e auto. Ma non a Roma. Via della Moschea è chiusa da giugno e resterà così fino a febbraio o forse marzo del 2018. Neanche un operaio al lavoro!
I disagi per gli automobilisti sono immensi. Guardate su via dei Campi Sportivi che coda si crea ad ogni ora. Ma a nessuno sembra importare. Nessuno si dà da fare per ridurre il più possibile i disagi, infatti i tempi per la riparazione sono infiniti.
Poche centinaia di metri più avanti altro problema simile. Sulla pista ciclabile che costeggia la via Olimpica, frequentata ogni giorno da centinaia di ciclisti, si è aperta una crepa. Una crepa neanche tanto grande che potrebbe essere aggiustata in pochi giorni. Ebbene, niente da fare. La soluzione è stata chiudere l’intera pista, dai Parioli fino alla Salaria!
Nel quadrante sud la Cristoforo Colombo, nata per unire Roma al mare con ben 10 corsie, è costeggiata da splendidi pini marittimi. Negli anni le radici sono emerse dall’asfalto creando dossi e avvallamenti. Anche in questo caso sarebbe stata necessaria una normale manutenzione. E invece si è scelto di lasciare così la strada e di ridurre il limite di velocità a 30km/h. Percorrere una strada a 10 corsie a 30 all’ora è talmente ridicolo che chiunque capisce che il provvedimento serve solo a lavare la coscienza dei funzionari comunali che non vogliono rischiare cause civili in caso di incidente. Anche in questo caso si è scelta una soluzione vigliacca e anacronistica.
E gli esempi potrebbero continuare con tante proprietà pubbliche abbandonate o chiuse solo per mancanza di manutenzione. Nella rubrica Città in rovina ne trovate a decine. Ma se per gli immobili la giustificazione potrebbe trovarsi nella mancanza di fondi, non si può dire la stessa cosa per le strade e le infrastrutture pubbliche. Gli abitanti di Roma, infatti, pagano tasse ben più alte di tutte le altre città d’Italia e di molte capitali europee. Se, dunque, tutte le altre città riescono a far fronte alla manutenzione ordinaria, non si comprende perché a Roma sia impossibile. Il verde pubblico, in particolare, è l’esempio della peggior mancanza di programmazione. I fondi ci sono ma nessuno, né Marino, né Tronca, né la Raggi ha avuto il coraggio di bandire le gare per appaltare la cura del verde. Con un Servizio Giardini ridotto all’osso, se non si procede con gli appalti la vegetazione diventerà del tutto incontrollata. I fondi ci sono ma manca la volontà politica e il coraggio.
Si preferisce chiudere e abbandonare la città piuttosto che governarla. Ma allora la politica che ci sta a fare?