Tranne Virginia Raggi, in queste ultime settimane sono in molti a parlare della piaga dei roghi tossici. Il vice presidente della commissione di inchiesta sulle periferie, Roberto Morassut (Pd), ha invocato un intervento rapido del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza. Il prefetto di Roma, Paola Basilone, ha dato il via libera all’uso dell’esercito: “Bisogna fare attenzione – ha precisato – perché attualmente l’esercito garantisce la vigilanza degli obiettivi sensibili. Ma il problema della sicurezza dei cittadini delle periferie è urgente così come è urgente garantire la sicurezza dal terrorismo. Quindi sono esigenze da ponderare”, ha concluso.
Insomma Basilone sa che non si può più aspettare. Era stato il ministro dell’Interno Minniti a ipotizzare l’uso dei soldati per bloccare un fenomeno che sta devastando il territorio e inquinando l’aria della capitale. Prendendo esempio da quello che si è fatto in Campania nella Terra dei Fuochi, Minniti ha anticipato che metterà a disposizione le risorse del ministero. Anche le forze politiche stanno sollecitando la Raggi: da Vincenzo Piso di Idea, a Andrea Causin di Forza Italia, mentre il gruppo di FDL in Campidoglio pochi giorni fa ha presentato una mappa delle zone più a rischio intossicazione da roghi.
Solo Virginia Raggi non parla del fenomeno, quasi come se non fosse una delle principali emergenze della città. L’ultimo suo intervento sull’argomento risale all’11 luglio scorso quando fu convocata dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle periferie e annunciò l’installazione di telecamere attorno ai campi rom. Il prefetto Basilone ha detto chiaramente di aver sollecitato la Sindaca ad un incontro proprio per stabilire insieme il da farsi. Vedremo se la Raggi troverà il tempo. Intanto, però, occorre ricordare a tutti gli attori che non sono solo i campi rom ad essere il focolaio dei roghi. Sebbene da quello di Castel Romano e quello di via di Salone si sprigionino fumi quasi tutti i giorni, il fenomeno è diffuso capillarmente su tutto il territorio, come dimostra l’area compresa tra Conca d’Oro e quartiere Africano. Qui non vi sono campi rom ma insediamenti abusivi intorno all’Aniene e gli incendi vengono appiccati spessissimo. Si tratta per lo più di rom, recuperanti o ladri di rame che danno fuoco ad oggetti di varia provenienza per il recupero del rame e del ferro.
Da una parte, dunque, è molto importante presidiare i campi rom in attesa della loro chiusura (se mai avverrà), ma dall’altra intervenire sulla filiera. Ci spieghiamo meglio: sia nei campi rom che negli insediamenti abusivi sparsi per Roma, merci ed oggetti sono il frutto di furti ma soprattutto di scarico di materiali non autorizzato. Gli adesivi di svuotacantine che infestano tutta la città nascondono attività illegali di persone senza scrupoli che portano via mobili, elettrodomestici e altro per poche decine di euro e poi li gettano nelle aree verdi o nei campi rom. Lo ha dimostrato un’inchiesta di Repubblica che rilanciammo alcuni mesi fa. Se non si interviene su questo fenomeno non basterà l’esercito, la fanteria e neanche l’aviazione.
Dunque stroncare subito gli adesivi (bloccando l’utenza telefonica di chi si pubblicizza), istituire un albo dei trasportatori e un libretto di smaltimento. Il tutto dovrà essere sottoposto a controlli severi da parte di Polizia locale e nazionale. Così facendo i roghi si ridurranno in poche settimane. L’uso dell’esercito sarà certamente utile per portare avanti i controlli e presidiare i campi rom (oggi controllati solo da 5 pattuglie dei vigili!!).
C’è da sperare che nel prossimo incontro tra la Raggi e il prefetto Basilone, vengano messi sul tavolo questi provvedimenti concreti senza i quali l’aria continuerà a restare irrespirabile per anni.