Come fa la gran parte dei romani, nei giorni di festa si approfitta per fare un giro in centro ed è d’obbligo il passaggio a piazza Navona, al tempo ancora in attesa dell’installazione delle bancarelle. L’ultima volta ci siamo trovati davanti all’immagine che segue e ci ha preso uno sconforto infinito.
Che ci si creda o no, quella mostrata dall’immagine è la fontanella posta a pochi metri dalla fontana del Nettuno. Non sappiamo se faccia più tristezza la mancanza del coperchio, sicuramente rubato da qualche ricicla-metallo (pure in piena piazza Navona succedono queste cose???), la ciotola alla base piena di cicche o il fatto che sia ancora desolatamente chiusa nonostante la grande siccità del 2017 sia passata da mesi.
Come che sia, a nostro avviso si tratta di una grave offesa ad uno dei più significativi simboli di Roma, città unica al mondo nel mettere a disposizione un’infinità di fontanelle da cui attingere ottima acqua fresca (ricordiamoci che avere a disposizione un tubo da cui esca acqua potabile, fresca e buona è un privilegio di cui beneficia solo una minima parte della popolazione mondiale).
L’acqua disponibile per le strade di Roma è un simbolo che richiama l’accoglienza che la città ha sempre dimostrato nei confronti dei pellegrini cristiani ma soprattutto ricorda il rapporto inscindibile che gli antichi romani avevano con l’acqua, riuscendo ad regimarla ovunque andassero e facendone una parte indispensabile del vivere quotidiano (quanti sanno che il termine SPA, con cui si indicano i centri benessere, è l’acronimo di salus per aquam di latina memoria?).
Eppure l’attuale amministrazione mostra di non tenere minimamente in considerazione l’importanza di un tale simbolo, declassandolo ad arredo stradale quasi d’impiccio.
Già quando a luglio scorso si decise di chiudere le fontanelle a Roma per far fronte all’eccezionale siccità di quest’anno, provammo a descrivere quanto tale decisione fosse sbagliata e dimostrasse quanto poco l’attuale amministrazione tenesse alla dignità di Roma.
Oggi non riusciamo a capire quali siano le logiche, ammesso che ve ne siano, per cui alcune fontanelle sono state riaperte mentre altre rimangono a secco. A naso una fontanella a piazza Navona avrebbe dovuto essere una delle prime ad essere riaperta, per non apparire come elemento di sciatteria in uno dei luoghi più in vista della città, ma evidentemente non è stato così. A meno di non voler pensar male, ricorrendo all’ipotesi che la fontanella sia stata tenuta chiusa su richiesta di qualcuno che così spera di vendere più bottigliette d’acqua ai turisti.
La mancanza di una logica nella riapertura delle fontanelle ci viene confermata da quest’altro nasone, visto in prossimità di via Giulia e regolarmente aperto.
Stesso livello di degrado, per carità, questa volta rappresentato da un secchio semidistrutto con cui qualcuno raccoglie l’acqua della fontanella e dalla sporcizia che la circonda. Ma perché qui esce acqua ed a piazza Navona no?
Sappiamo quanto l’attuale amministrazione sia sorda alle domande dei cittadini, per cui non contiamo che qualcuno risponderà alle nostre richieste di spiegazioni su una gestione apparentemente schizofrenica dei nasoni.
Proveremo in ogni caso a fare un tentativo col presidente De Vito, colui che a più riprese ha magnificato dalla sua pagina facebook il nuovo corso di ACEA, l’ultima volta a fine novembre, quando il presidente De Vito gongolava per il rialzo in borsa del titolo ACEA. Peccato che la capitalizzazione di borsa dell’ACEA, pur importante, non abbia riflessi diretti sulla vita dei cittadini romani come invece lo hanno le ormai innumerevoli inefficienze di cui la società si è resa responsabile. Non si contano più infatti i casi di strade cittadine lasciate al buio per giorni o settimane senza motivi apparenti, così come non si capisce la gestione delle fontanelle a Roma, come se tutto fosse affidato all’improvvisazione del responsabile di turno e non vi fosse invece un reale controllo delle reti sul territorio.
Se ACEA riduce i livelli di servizio, come tutti ci siamo accorti negli ultimi mesi, a parità di entrate, è probabile che i suoi conti miglioreranno e che il titolo in borsa ne beneficerà, ma sarà un pessimo affare per la città. È d’accordo il presidente De Vito su questo? Può il presidente anche darci una mano a capire cosa succede con le fontanelle a Roma e magari anche con l’illuminazione impazzita che tutti stiamo sperimentando un po’ ovunque?