Dello sciagurato emendamento con cui nella legge di stabilità di quest’anno il Parlamento ha inserito il rinvio della direttiva Bolkestein al 2020 abbiamo già parlato, sottolineando il fatto che per come è stata confezionata, la norma mette una pietra tombale sulla possibilità di introdurre legalità e concorrenza nel settore dell’ambulantato in Italia ma soprattutto a Roma. Come abbiamo scritto, l’emendamento è stato presentato dal PD, nelle persone dei deputati Marco Donati e Lorenzo Becattini, che quindi agli occhi degli ambulanti si intesta il merito di avergli risolto un problema che da anni toglieva loro il sonno.
Anche della posizione del M5S, sia romano che nazionale, nei confronti della Bolkestein avevamo parlato, col povero Di Maio che pur sbracciandosi anche lui a favore degli ambulanti si è visto superare in volata dal PD con l’emendamento di cui sopra.
Vogliamo tornare sul tema per dare visibilità ad alcune dinamiche che sono emerse nel PD romano e che a nostro avviso dimostrano, una volta di più, che se l’amministrazione M5S di Roma sta facendo acqua da tutte le parti, come non manchiamo di dimostrare ogni giorni, le speranze che un’opposizione decente possa nel breve sostituirla sono praticamente nulle.
Sul colpo di spugna alla Bolkestein inserito nella legge di stabilità è intervenuta tempestivamente la presidente del Municipio I, Sabrina Alfonsi, che in un’intervista a Repubblica ha parlato di “atto di guerra contro il centro storico di Roma”.
Un estratto dall’articolo:
“Perché è così arrabbiata presidente?
«Non sono arrabbiata solo io, nel I municipio tutto il Pd è sulle barricate. Questo è un atto di guerra contro il centro storico di Roma, contro il decoro e persino contro il buon senso. Che manda all’aria tre anni di lavoro, portato avanti con immensa fatica, per arrivare a dimezzare gli ambulanti».
Ma scusi, è solo un rinvio, quel che avete fatto ve lo ritroverete, non andrà perduto, no?
«Non è così. Anche perché questa norma sciagurata assegna un punteggio aggiuntivo alle bancarelle che nei due anni precedenti all’entrata in vigore della direttiva risultano attività prevalente o unico reddito familiare per i titolari della concessione. Scommettiamo che nel 2020 ogni ambulante di Roma non avrà un’altra attività oppure sarà l’unica fonte di reddito?».”
Per una volta possiamo dire di essere completamente d’accordo con la presidente Alfonsi, soprattutto nel punto in cui spiega che la Bolkestein era l’unica possibilità per provare a rimettere ordine nel caos più totale che è divenuto l’ambulantato a Roma:
“… più della metà di queste bancarelle sono in contrasto con il codice dei beni culturali perché oscurano i monumenti (vedi Fontana di Trevi) o in conflitto col codice della strada (a Cola di Rienzo stanno sulle strisce). Noi non siamo in condizione di spostarle perché sennò devi dar loro uno spazio economicamente equivalente che però non c’è. L’unico strumento era la scadenza delle concessioni per metterle a bando. Ora non possiamo farlo più.” (grassetto nostro)
Non si poteva essere più chiari per descrivere quanto l’applicazione della Bolkestein fosse l’unica possibilità per rimettere ordine in una situazione come quella romana. La cosa forse non sarà stata così chiara ai due deputati PD, Donati e Becattini, che hanno confezionato il famoso emendamento, ma allora viene da chiedersi che ruolo abbia giocato il PD romano per fare in modo che quello che si stava facendo in Parlamento tenesse nel giusto conto la realtà della capitale d’Italia. D’altronde non dobbiamo dimenticarci che in Assemblea Capitolina siede ancora Roberto Giachetti che è anche vicepresidente della Camera dei Deputati, trovandosi quindi in una posizione privilegiata per riportare le istanze romane in Parlamento (il fatto che una persona normale riesca a ricoprire contemporaneamente il ruolo di consigliere capitolino e deputato nazionale a noi continua ad apparire inspiegabile, noi che facciamo fatica a coniugare il nostro modesto lavoro con gli impegni personali e la tenuta di questo misero blogghino … ma saremo noi degli incapaci o gli altri dei super-uomini).
Peccato che però l’on. Giachetti non si sia fatto minimamente sentire su questo tema, né nella sua veste di consigliere capitolino né in quella di deputato alla Camera. Eppure ce lo ricordiamo in campagna elettorale quando girava in Prati con la presidente Alfonsi e parlando delle bancarelle dichiarava:
“… poco decoro in alcune via importantissime per il turismo, concorrenza sleale nei confronti di negozi e imprese che investono sul quartiere. Noi dobbiamo fare di tutto per ricreare ordine…“.
Non pervenuto Giachetti, sul rinvio della Bolkestein si è fatto però sentire il segretario del PD a Roma, Andrea Casu. Ecco la sua nota diffusa da Omniroma:
“La proroga al 2020 dell’applicazione della direttiva Bolkestein è un provvedimento indispensabile anche su Roma, per realizzare in tutta la città le disposizioni comunitarie tutelando i tanti posti di lavoro collegati alle concessioni, l’unica garanzia possibile per un’applicazione integrale e corretta delle nuove norme. Si pensi che nella Capitale, ‘grazie’ all’amministrazione Raggi, ad oggi dei 27 mercati coperti nessuno è in possesso di autorizzazione sanitaria. Idem per i 77 su strada. Gli 83 settimanali non hanno servizi igienici e non rispettano la normativa della sicurezza e della predisposizione dell’area. I 3 domenicali sono del tutto fuori norma. E sono a rischio, inoltre, il 60% dei 1300 posteggi rotativi”. Così in una nota Andrea Casu, segretario Pd Roma.
“Solamente nel I e nel II Municipio, a guida Partito Democratico, grazie ai nostri amministratori, si era pronti a recepire tale direttiva, con la quale si poteva, già da subito, regolamentare il territorio interessato – continua Casu – Abbiamo sempre fatto e continueremo a fare la battaglia per il decoro e la legalità contro le rendite di posizione di chi negli anni ha collezionato licenze su licenze nelle aree di maggior pregio per tutelare e valorizzare come meritano tutti i siti patrimonio dell’Unesco. Una battaglia che intendiamo portare avanti in ogni sede. Ma non dobbiamo dimenticare che questo provvedimento nazionale coinvolge un milione di persone e il destino di quasi 200.000 aziende di settore; il Partito Democratico vuole poter riorganizzare e ricollocare, sul territorio e nel rispetto di tutte le norme, postazioni, aziende e persone. E non far chiudere attività, ciò che ad oggi sarebbe potuto accadere. A Roma la Sindaca Raggi invece di adoperarsi per affidare Piazza Navona ai soliti di sempre, inizi a lavorare per gli interessi di tutta la Città se ‘ancora’ ne ha voglia e si metta a disposizione, come abbiamo fatto noi, delle categorie interessate, delle istituzioni più competenti di lei e soprattutto dei cittadini. Come avviene già nei municipi dove il PD Roma governa, con un’amministrazione più efficiente, la Città, ad oggi, avrebbe potuto già avere una regolamentazione omogenea, oltre che più trasparenza, più legalità e più decoro“.
A Casu si può far notare che se i 27 mercati coperti ad oggi non hanno un’autorizzazione sanitaria sarà sì responsabilità dell’amministrrazione Raggi ma qualcosa c’entreranno anche le amministrazioni che l’hanno preceduta, o no? E comunque a noi risulta che quei mercati operino sulla base di un’ordinanza del Ministero della Salute del 2002 (benché abbiano senz’altro tutti bisogno di interventi di messa a norma). Inoltre sarà pur vero che i Municipi I e II erano più avanti degli altri nel recepimento della direttiva, probabilmente anche perché tutti gli altri hanno dovuto scontare l’inesperienza dei nuovi amministratori a 5 stelle, ma va tenuto conto che il Municipio I ha potuto beneficiare del lavoro fatto negli anni passati dal Tavolo del Decoro, che si è occupato della gran parte delle postazioni ambulanti. Inoltre nello stesso Municipio I non mancano criticità che ancora aspettano di essere affrontate, come quella dei mercati su sede impropria, che rischiano la soppressione, o quella dei posteggi isolati fissi fuori mercato, anch’essi a rischio soppressione (benché eventualmente col solo rimpianto dei titolari delle concessioni).
Insomma anche nei municipi a guida PD la situazione non sarebbe propriamente così rosea come Casu vorrebbe tratteggiarla, ma il punto fondamentale, che Casu appare glissare completamente nella sua nota, è che la norma proposta dal PD in Parlamento, ed approvata, mette praticamente una pietra tombale su qualsiasi possibilità di applicazione della Bolkestein in futuro. E la cosa non la diciamo noi ma l’ha spiegata chiaramente la presidente Alfonsi che milita nello stesso partito di Casu.
Quindi delle due l’una: o Casu non ha capito bene la portata della norma appena approvata, oppure imbroglia un po’ le carte contando che tra non molto nessuno ricorderà più il perché la Bolkestein non può essere più applicata agli ambulanti; e non ci sarà da stupirsi se da qui a qualche anno troveremo lo stesso Casu, magari in qualche posizione istituzionale, a lamentarsi che lui vorrebbe portare ordine nell’ambulantato romano ma purtroppo certe norme nazionali non lo consentono.
Infine del presidente del PD Roma, Sibi Mani Kumaramangalam, si sono perse semplicemente le tracce ed una ricerca in rete del suo nome associato alla Bolkestein non dà praticamente risultati.
Come si comprenderà ci troviamo di fronte allo stesso PD che è riuscito a disarcionare il proprio sindaco con motivazioni infondate che in realtà nascondevano la necessità di far fuori chi stava mettendo mano ai cancri cittadini in cui lo stesso PD aveva le mani in pasta, da decenni. La cosa peraltro non stupisce in quanto il capolavoro della cacciata di Marino per via notarile porta la firma di Matteo Orfini, allora commissario straordinario del PD a Roma e ancora oggi, incredibilmente, tra le prime file del PD nazionale, lo stesso Orfini che sarebbe stato l’artefice dell’elezione di Casu a segretario del PD romano.
Perfetta continuità quindi tra il PD romano attuale e quello che cacciò Marino (d’altronde una delle firmatarie dal notaio è quella Di Biase attuale capogruppo PD in Assemblea Capitolina), ma necessariamente anche una certa continuità anche con quel PD che mentre avvenivano i fatti di Mafia Capitale non li vedeva, e questo nonostante vi fossero coinvolte figure molto vicine al partito.
La gran parte degli attuali esponenti politici PD a Roma sono infatti gli stessi pre-Mafia Capitale e la netta sensazione è che Orfini non abbia rinnovato un bel nulla.
Non essendo noi dei simpatizzanti del PD potremmo tranquillamente infischiarcene del masochismo che dimostra il partito a Roma. Peccato che ad oggi il PD rappresenterebbe l’unica alternativa al governo M5S, non potendo neanche prendere in considerazione un’opzione di destra/centrodestra in quanto al momento del tutto inesistente, e mancando una tale alternativa la città si ritrova con un governo che continua a girare a vuoto e nessuno che in caso di elezioni potrebbe validamente sostituirlo.
Un disastro!