Margherita Gatta fu nominata assessore ai lavori pubblici dopo l’allontanamento di Paolo Berdini che gestiva anche la delega all’urbanistica. Sulla scelta effettuata dalla Sindaca Raggi scoppiarono subito diverse polemiche: la Gatta aveva un profilo Facebook imbarazzante, infarcito di dogmi grillini sui vaccini, sulle cure miracolose per i tumori e sull’estrazione di petrolio che provoca i terremoti. La neo assessora chiuse immediatamente la sua pagina Fb ma molti post erano stati ormai immortalati da Romafaschifo.
Poche ore dopo emerse che il Curriculum di Margherita Gatta era sbagliato: riferiva di ruoli apicali rivestiti presso la Cassa degli Ingegneri e degli Architetti e invece la stessa Cassa precisò che la signora era solo un’impiegata.
Ciò nonostante furono in molti, noi compresi, ad augurarle buon lavoro, sperando che potesse riservare sorprese positive. Da allora (luglio 2017) nessuno ha mai più sentito parlare di Margherita Gatta. Non un provvedimento, non una conferenza stampa, non una delibera a suo nome. Il nulla! Fino a pochi giorni fa quando il Messaggero riesce a farle alcune domande. E dalle risposte l’assessore appare essere piuttosto confusa.
In primo luogo i vaccini: “Il corpicino di un neonato – afferma Gatta – non può sopportare dodici vaccini appena nato. E’ una vergogna“.
“Io sono naturopata – prosegue – sono al quarto anno di un corso. Applico questo metodo anche alle attività di giunta“!
E si vede, verrebbe da dire. Dato che la naturopatia e l’omeopatia agiscono con dosi minime, anche l’assessore agisce col contagocce. Ma è illuminante la spiegazione che ne dà Margherita Gatta: “Le strade di Roma sono tutte da rifare perché finora i lavori sono stati eseguiti male e solo in superficie. Il manto stradale è composto da tre strati e se non si interviene alla base, poco dopo si deteriora. Occorre guardare agli organismi nel loro insieme“.
Insomma l’assessore ha raggiunto questa convinzione in 5 mesi di lavoro. Ci saremmo aspettati qualcosa in più, di maggiormente concreto, come un piano finanziario, un ragionamento sugli appalti. A Roma, infatti, per riparare le buche continuano ad operare decine e decine di microimprese che nessuno può realmente controllare. Mentre quasi tutte le grandi città hanno dato incarico ad uno o massimo due concessionari che si assumono tutte le responsabilità della qualità del loro lavoro.
Ma soprattutto ci saremmo aspettati un ragionamento sul bilancio 2018, approvato in via preventiva senza che vi siano stanziamenti per la manutenzione della città.
1) Il rifacimento e la messa in sicurezza della Tangenziale est nel tratto compreso tra la Galleria Giovanni XXIII° e il tunnel fino alla Tiburtina è stato rimandato al 2019/2020.
2) La manutenzione di via della Pineta Sacchetti e di via Portuense rimandata al 2020.
3) I parcheggi di scambio, già finanziati, alle stazioni Villa Bonelli, Ponte Mammolo e Muratella, rinviati a data da destinarsi.
4) Il centro polifunzionale all’Alberone, rimandato.
5) Nulla da fare per lo svincolo del Gra tra Casilina e Tor Bella Monaca (i 6 milioni sono stati spostati sul bilancio 2020), mentre il risanamento dei Ponti Risorgimento, Flaminio e viadotto Magliana rinviati al 2019.
6) Infine nessun restauro per le Mura Aureliane, la villa di Plinio a Castel Fusano e Porta del Popolo.
E’ vero che i soldi sono pochi e vanno usati con parsimonia, ma è anche vero che la giunta ha preferito cancellare o rinviare praticamente tutti i progetti in cantiere. In questo modo è facile far quadrare i conti ma è molto più difficile spiegare ai romani che pagano le addizionali Irpef più alte d’Italia perché la città è totalmente priva di manutenzione. La scusa del debito pregresso, regge fino ad un certo punto.
Ad ogni modo dall’assessore ai lavori Pubblici di una capitale così disastrata ci si aspetta un piano e una strategia. L’applicazione della naturopatia all’asfalto sembra davvero poco.