Come ha ricordato giustamente Stefano Miceli di RomaPulita! in occasione di ogni tornata elettorale riprende vita il gruppo Facebook creato per segnalare chi fa abuso di manifesti e volantini elettorali.
Assieme a blog e associazioni antidegrado, anche diarioromano invita i propri lettori a inviare le fotografie di manifesti abusivi, scritte e depliant lasciati sotto i tergicristalli alla pagina Facebook dedicata, aggiungendo l’hashtag #Nonvotarechisporca
L’iniziativa, nata in occasione delle elezioni del 2016, ha visto l’adesione di RetakeRoma, Romafaschifo, Carteinregola, ZeroWaste, ParteCivile e Cittadinanzattiva oltre ovviamente a RomaPulita! e diarioromano che ne sono stati i promotori.
Il fenomeno dei manifesti abusivi in campagna elettorale si è sensibilmente ridotto negli ultimi anni grazie soprattutto alla campagna avviata dai blog antidegrado in occasione delle elezioni del 2009 e proseguita con attenzione durante tutte le successive votazioni. Non abbiamo risparmiato nessuno dato che tutti i partiti hanno fatto uso di manifesti irregolari, con le solitarie eccezioni di Radicali Italiani e Movimento 5Stelle. In particolare i pentastellati sono arrivati ad essere tra i primissimi partiti d’Italia in termini di voti senza aver mai fatto uso di manifesti a dimostrazione che non è quello lo strumento più utile per la propaganda. In tempi di internet, social network e media avanzati, affidarsi a carta e colla sa tanto di preistoria.
Tanto più che dopo aver imbrattato le città, un’alleanza trasversale tra le forze politiche si autocancellava le multe con una leggina in parlamento che suonava come ingiusto privilegio. L’ultima sanatoria, per la verità, risale alla precedente legislatura quando con mille euro i partiti si sarebbero messi in regola sebbene avessero accumulato decine di migliaia di euro in sanzioni. Durante l’ultimo mandato parlamentare, grazie alla denuncia dei Radicali che scrissero direttamente all’allora presidente della Repubblica Napolitano, e ad un ripensamento di alcuni deputati e senatori di sanatorie non si è parlato. Il Pd, durante le elezioni comunali del 2016, ha emesso un codice di autoregolamentazione che ha ridotto sensibilmente l’uso dei manifesti, mentre purtroppo scarsa attenzione si è registrata da altri pariti tra i quali Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Al di là del comportamento delle singole forze politiche, più volte abbiamo assistito all’uso di manifesti come merce di scambio. Durante l’inchiesta su Mafia Capitale, le intercettazioni dei Ros raccontarono di un politico che si lasciava corrompere con l’attacchinaggio (quel Gramazio poi finito in manette). E la storia dimostra che dietro le cooperative di attacchini si sono nascoste attività assai poco trasparenti.
C’è poi l’aspetto della sicurezza stradale. Le cosiddette lasagne di carta hanno provocato più di un incidente a causa dell’asfalto reso viscido da colla e pioggia. Per non parlare del decoro. In nessun paese del mondo occidentale si assiste a spettacoli di tale gravità.
Discorso a parte va fatto per i volantini. La normativa comunale e nazionale vieta di lasciare sulle auto in sosta depliant pubblicitari ed elettorali. La maggior parte di questi finisce in strada in quanto il romano medio è portato a gettarlo in terra. Il messaggio che viene veicolato dai volantini è in genere negativo: provoca un senso di incuria e disattenzione nei confronti della città. Sarebbe molto utile se i politici e i partiti si convincessero a non usarli.
Infine le plance elettorali romane: sono un “unicum” per la loro bruttezza. Piene di ruggine e piantate facendo profondi buchi nell’asfalto non hanno eguali. Teoricamente ad ogni plancia dovrebbero corrispondere uno spazio dedicato ad un partito. Ma quasi nessuno rispetta gli spazi assegnati. Fino ad oggi, le plance sono ancora libere dai manifesti e al voto manca meno di un mese. Segno ulteriore che l’uso dei manifesti è in calo.
Occorre comunque tenere gli occhi aperti e segnalare ogni uso illegale. E soprattutto avvertire amici e parenti che chi sporca non va votato!