Una buona notizia per l’ambiente e la città. A Roma, tra poche settimane, sarà nuovamente possibile gettare gli abiti usati nei cassonetti gialli. Ecco uno dei primissimi lotti appena consegnati all’Ama che stanno per essere distribuiti sul territorio.
Saranno 1.800 i contenitori a disposizione della cittadinanza e questa volta c’è da sperare si tratterà di un servizio trasparente. Nessun merito della giunta attuale, precisiamolo prima che i soliti social addicted comincino a ringraziare i 5stelle per la novità. Le gare, infatti, sono state bandite poco prima dell’insediamento in Campidoglio di Virginia Raggi. Con la solita lentezza sono arrivate ad essere aggiudicate un anno dopo e in questi giorni (dopo quindi altri 12 mesi) stanno per entrare a regime.
Quello degli abiti usati è stato un settore dove si erano infiltrate organizzazioni criminali. Non solo a Roma ma in tutta Italia e anche in alcuni paesi del nord Europa, i vestiti erano gestiti da un persone con pochi scrupoli. Senza essere sanificati, né selezionati venivano spediti in Tunisia e in altri Stati del nord Africa dove erano smerciati sulle bancarelle. In Campania era stata la camorra a prendere il controllo di questo mercato illegale, mentre a Roma alcune cooperative vicino a Buzzi e Carminati collaboravano con la criminalità organizzata. Una bella inchiesta de l’Espresso racconta in dettaglio il sistema e parla di un giro di affari che superava i 200 milioni di euro.
Per questo, nel 2015 i cassonetti gialli che erano in strada vennero ritirati e improvvisamente per smaltire gli abiti usati non rimasero che la raccolta indifferenziata o le organizzazioni caritatevoli. Tra l’altro, come sempre accade a Roma, i contenitori erano diventati bacheche degradate da scritte, adesivi e manifesti.
I nuovi cassonetti e il servizio di raccolta sono stati affidati tramite gara d’appalto per un importo complessivo di 3 milioni e 431 mila euro. In particolare la fornitura dei cassonetti è costata 1 milione e 343 mila, mentre il servizio di raccolta per due anni costerà 2 milioni e 88 mila euro.
I cassonetti vengono forniti e installati dalla Profiltek di San Lazzaro di Savena (Bo).
La raccolta e lo smaltimento, invece, sono stati vinti dalla Cooperativa Co. sa. di Roma, Cooperativa La Ginestra di Roma, Humana People to People di Pomezia e Vintage srl di San Severo (Fg). Cooperative e aziende piuttosto esperte nel settore che seguono una filiera affidabile. Una parte degli abiti viene sanificata e consegnata ad operatori commerciali, un’altra parte non riciclabile viene compattata in balle e poi smaltita secondo le norme.
Il recupero del tessuto, infatti, è molto importante per l’ambiente. Il modello usa e getta dei nostri abiti provoca 1,2 miliardi di tonnellate annue di gas serra; un elevato consumo di acqua (il cotone per esempio richiede molta acqua per la coltivazione); il rilascio di microfibre di plastica nell’aria, soprattutto per gli indumenti in nylon, poliestere e acrilico e un altissimo consumo di energie non rinnovabili per la produzione. Per realizzare le sole fibre a base di plastica si impiegano 342 milioni di barili di petrolio ogni anno.
Purtroppo ad oggi l’87% degli abiti finisce in discarica, senza essere riciclato e si tratta dunque di un trend che a lungo andare avrà un impatto tremendo sull’ambiente.
Basti pensare che se riuscissimo a raddoppiare il numero delle volte in cui un capo si indossa grazie al riciclaggio dei tessuti, le emissioni di gas serra si ridurrebbero del 44% l’anno.
Il nostro piccolo gesto di gettare i vestiti in uno dei nuovi cassonetti gialli potrà essere molto importante e contribuire ad un futuro migliore.
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