La scorsa settimana ci siamo imbarcati in un esercizio alquanto spericolato e rischioso: parlare di un convegno senza avervi preso parte né averne letto alcun resoconto.
In realtà in quel pezzo non abbiamo parlato del convegno, bensì ci siamo esercitati in qualche riflessione scaturita soprattutto da un’immagine, vista in rete, che mostra l’assessore Meleo e l’ex-delegato alla ciclabilità Paolo Bellino seduti l’una di fianco all’altro al tavolo del convegno.
Per chi avesse perso la storia del delegato alla ciclabilità di Roma Capitale, la sua figura venne decisa nell’agosto del 2016, comunicata dall’assessore Meleo ed individuata direttamente dal Sindaco Raggi nella persona di Paolo Bellino, a suo tempo portavoce di Salvaciclisti. Una tale decisione verticistica non fu presa bene dalle altre associazioni di ciclisti anche perché il Bellino era conosciuto come persona tutt’altro che “politica” ed ecumenica. Comunque meglio di niente, pensammo in molti, e cercammo di seguire l’attività del delegato dalla sua pagina Facebook (l’amministrazione dopo la nomina non si curò mai di promuovere o anche solo far conoscere l’attività del delegato). Ad un certo punto Bellino iniziò anche a tenere incontri pubblici periodici ma durarono poco, perché a maggio 2017 del delegato si persero le tracce. Solo chiedendo a destra e manca riuscimmo a sapere dal sempre ottimo Stefàno, l’unico del M5S che si ricordi dell’esistenza dei comuni cittadini, che Bellino non era più delegato, avendo egli presentato le dimissioni. Nessuno che avesse dato la notizia, né l’assessore, pur sollecitata in tutti i modi, né lo stesso delegato, che solo su nostra sollecitazione si decise a fornire qualche dettaglio. Da allora Roma non ha più un delegato alla ciclabilità ed anche altri che si occupavano del tema in seno all’amministrazione sono stati in qualche modo messi da parte.
La cosa più grave però è che l’assessore non ha mai voluto parlare del delegato alla ciclabilità di Roma, né di quel che è capitato a Bellino né soprattutto della volontà o meno di trovargli un sostituto.
Forse con questa spiegazione si capirà la nostra sorpresa nel vedere i due protagonisti della storia uno di fianco all’altra e la tentazione irresistibile di provare ad indovinare se e cosa si fosse detto nel convegno a proposito della figura del delegato. Quando abbiamo scritto il pezzo non sapevamo che il convegno fosse stato registrato e che sarebbe stato messo a disposizione per una visione a posteriori. Saputo della cosa abbiamo visto la registrazione e possiamo ora dare un giudizio su quanto trattato ma soprattutto verificare le illazioni, supposizioni e riflessioni che avevamo fatto nel primo pezzo.
Cominciamo col dire che il convegno è un’iniziativa meritoria e che i contenuti sono stati tutti interessanti, se si esclude quello dell’assessore Meleo che ha ripetuto la sue solite storielle prive di informazioni utili e affidabili (ma come si sa noi ormai partiamo prevenuti nei confronti dell’assessore). Su tutti spicca quello di Paolo Gandolfi, che già avevamo molto apprezzato in altra occasione, che conferma il grave problema di non avere più un esperto come lui in Parlamento ad occuparsi di ciclabilità. Anche gli interventi dei vari rappresentanti municipali sono stati molto interessanti, dando l’immagine che più di qualcosa sulla ciclabilità si stia muovendo a livello dei municipi, benché si avverta l’assenza di un disegno complessivo.
Tema centrale del convegno era la presentazione del W:E.B., il progetto di rete ciclabile promosso da Salvaciclisti nell’ambito del PUMS, che infatti è stato illustrato ricevendo un generico plauso da parte dell’assessore Meleo (“… trovo che sia un progetto molto molto bello …“), nel senso che l’assessore ha detto che essendo questo progetto il secondo più votato dai cittadini, esso entrerà nel PUMS, ma “… vedremo con quali caratteristiche” (frase che, visto il precedente del GRAB, dovrebbe far preoccupare i proponenti).
Nel fare quindi i nostri complimenti, sinceri e non rituali, agli organizzatori del convegno veniamo a quanto avevamo scritto prima di vederne la registrazione.
Anzitutto abbiamo detto che eravamo ragionevolmente sicuri che l’assessore Meleo non aveva evocato il tema del delegato alla ciclabilità. E su questo siamo stati facili profeti, non essendo l’argomento mai stato neanche accennato dall’assessore. C’è stato solo un brevissimo siparietto inscenato dalla Meleo e da Bellino quando, in tema di ciclabile sulla Nomentana, hanno parlato dello “stalkeraggio” messo in atto dall’allora delegato alla ciclabilità per sbloccare il progetto; ma anche in quell’occasione il termine “delegato” o “bike manager” non è stato citato.
Abbiamo poi scritto che temevamo nessuno avrebbe posto qualche domanda all’assessore sulla necessità di avere un delegato/bike manager a Roma e su questo ci siamo sbagliati, perché al termine del convegno una persona del pubblico la domanda all’assessore l’ha fatta. È stato infatti chiesto all’assessore se prima della fine della giunta verrà bandito il concorso per avere un bike manager per Roma. L’argomento deve suonare talmente ostico all’assessore Meleo che in un primo momento è parsa svicolare dalla domanda, ma incalzata dal moderatore Bellino ha risposto a modo suo, buttandola in caciara:
“… raccolgo questa suggestione … convengo con voi che una persona che si occupi solo ed eslusivamente di questo tipo di attività sia uno strumento fondamentale ”
… ha ammesso la Meleo, continuando col dire che in effetti in assessorato loro devono occuparsi di tante altre cosette, tipo il trasporto pubblico, le preferenziali, la mobilità privata, ecc. per cui lei stessa ha in qualche modo riconosciuto e circostanziato come la figura del bike manager sarebbe molto utile, se non indispensabile. Peccato però che anche in questa occasione l’assessore non sia stata in grado di fare il passo logico successivo, ossia impegnarsi affinché una tale figura venga individuata quanto prima.
A dar man forte allo scetticismo dell’assessore ha pensato il moderatore Bellino, nonché ex-delegato alla ciclabilità, che subito dopo ha aggiunto che una figura come quella che lui ha incarnato è inutile, necessitando qualcuno con più potere, tipo un ministro o un assessore.
Visto che forse nessuno gliel’ha fatto presente, ci pensiamo allora noi a far notare al Bellino che oltre all’ipotesi che un bike manager sia inutile in assoluto, vi è quella che potrebbe essere stato lui incapace a svolgerne il ruolo. Peraltro fin dal momento della sua nomina più d’uno fece presente che il suo profilo non appariva quello indicato per il ruolo di delegato alla ciclabilità. Per cui, ci dispiace se siamo noi i primi a paventargli questa cosa, l’ipotesi più probabile è proprio che lui non sia stato in grado di operare come bike manager, né coinvolgendo cittadini e associazioni che potessero dare più forza al proprio ruolo, né probabilmente avendo le capacita, pazienza e modi per collaborare proficuamente con tutti gli innumerevoli uffici, pubblici e non, che in qualche modo vengono coinvolti nei discorsi sulla mobilità ciclabile.
Insomma noi ci saremo pure sbagliati nel prevedere che nessuno avrebbe chiesto all’assessore del bike manager, ma nella sostanza siamo riusciti a prevedere che il tema non sarebbe stato risolto o anche solo affrontato con un minimo di approfondimento.
Un altro punto centrale del nostro pezzo precedente è stato il sovrapporre la figura del moderatore Bellino all’associazione Salvaciclisti. Dal tenore si alcuni commenti ricevuti forse in questo ci siamo sbagliati, ma ai nostri occhi rimane l’immagine di un convegno condotto dal Bellino come fosse il padrone di casa e non solo un moderatore chiamato a condurre i lavori. L’impressione di una forte vicinanza tra l’associazione e l’ex-delegato ci viene confermata anche dall’assenza, salvo nostri errori, di un qualsiasi commento alla storiaccia del delegato alla ciclabilità a Roma sulle pagine web dell’associazione. L’unica eccezione è un post del giugno 2017 in cui si spiega la necessità di passare da un semplice delegato ad un vero e proprio dirigente individuato tramite concorso (ipotesi peraltro discutibile in quanto anche un dirigente non avrebbe potere sui tanti uffici con cui dovrebbe collaborare).
Insomma anche dopo aver visto la registrazione del convegno rimaniamo della nostra idea, ossia che quelli di Salvaciclisti hanno una certa tendenza a lisciare il pelo ad un’amministrazione che ha abbondantemente dimostrato di non avere alcuna intenzione di lavorare al cambiamento culturale necessario per portare la ciclabilità a Roma a livelli paragonabili alle altre capitali europee.
Personalmente con un assessore che ha deciso che il delegato alla ciclabilità a Roma non serve, nonostante ella stessa ne abbia descritto l’estrema utilità (ma alla confusione mentale della Meleo abbiamo ormai fatto il callo), ci saremmo risparmiati siparietti vari e avremmo cercato di inchiodarla con un impegno serio e verificabile. Invece nel convegno si è respirato un clima da volemose bene, con qualche promessina a mezza bocca e la certezza, per chi non abbia i paraocchi, che nella sostanza non cambierà nulla per i prossimi anni.
Anche il fatto che mai, a meno di nostri errori, nel convegno si sia pronunciato il termine “bike sharing” è indicativo di una visione parziale, limitata alle proprie preferenze e convinzioni, peraltro sposata in pieno da un’amministrazione che si è ritrovata il servizio di bike sharing pagato dai cartelloni bell’e pronto ed ha passato quasi due anni senza fare nulla.
Nella speranza di aver argomentato decentemente le nostre posizioni, torniamo a complimentarci con l’organizzazione del convegno. L’ultimo dei nostri pensieri è infatti il prendercela con chi si (s)batte da anni per far progredire la mobilità ciclabile a Roma.
Essendo però molto interessati al tema, considerandolo uno degli snodi indispensabili per far progredire Roma, ci permettiamo di criticare eventuali modi che a nostro avviso danno la possibilità all’amministrazione di svicolare da impegni e compiti precisi. Se infatti non si costringe la politica a fare alcune scelte impopolari ma necessarie per sbloccare una situazione altrimenti incancrenita, essa avrà buon gioco a fare il minimo senza pestare troppi piedi.
Pronti quindi a rispondere a nuovi commenti, critiche ed anche offese, chiudiamo il pezzo rilanciando la Bicifestazione, il grande evento organizzato a Roma da Salvaciclisti per il 28 aprile.
Noi vedremo di esserci e contiamo che faranno lo stesso le altre associazioni ciclistiche romane. Pensiamo anzi di contattarle le altre associazioni, per conoscere il loro punto di vista e capire cosa ne pensano della mancanza di un bike manager a Roma. Hai visto mai che si riesca a creare un fronte compatto, convincendo anche quelli di Salvaciclisti a pretendere un po’ di più, per costringere l’amministrazione a ricominciare col piede giusto?
Una risposta
Roma senza ciclabili decenti? Ciclisti e motorizzati costretti a convivere nel traffico? Tanto peggio, tanto meglio: ci sarà più rispetto reciproco. E gli automobilisti, osservando da vicino i marziani in bici, avranno più voglia di pedalare anche loro.
Basta ciclabili, no al ghetto.