Dal centro a Grottarossa con i mezzi pubblici. Ecco come è ridotta Roma

A seguito di problemi familiari, mio malgrado, sono diventato un pendolare della tratta Roma-Civita Castellana-Viterbo, e un frequentatore abituale della linea 029 che collega Saxa Rubra a Grottarossa. Considerando che parto da Marconi, potete ben immaginare il tempo di attesa impiegato per percorrerla. Facendo la spola fra casa e ospedale, ho sperimentato i disagi vissuti ogni giorno dagli utenti della ferrovia Roma Nord. L’unico lato positivo è che ho avuto modo di rivedere i luoghi della mia prima infanzia, il percorso che facevo per arrivare in centro, quando vivevo a Prima Porta. Ne conservo un ricordo mitico, un po’ da far west, col trenino “ciuf ciuf” che si fa largo nella campagna desolata, fino a giungere davanti all’imponente stazione di Piazzale Flaminio.

Ma bando alla nostalgia, torniamo alla realtà!

Una doverosa premessa per capire il contesto in cui ci muoviamo: un territorio che comprende Piazza del Popolo e la terrazza del Pincio, l’ingresso monumentale di Villa Borghese, quartieri chic ed eleganti (Cassia-Flaminio-Parioli), il prestigioso centro sportivo dell’Acqua Acetosa frequentato dai rampolli della Roma bene, i tranquilli sobborghi della cintura nord, l’esclusiva zona residenziale di Grottarossa immersa nel meraviglioso Parco di Veio ed il centro RAI di Saxa Rubra, il più grande e importante d’Italia.

Senza scadere nel classismo, ci si attenderebbe una parte di città caratterizzata da grande eleganza e pulizia, un’atmosfera bucolica e raffinata. Niente di più sbagliato.

Uscendo dalla metro Flaminio ci si trova subito immersi nell’immondo suk (re-go-la-re, non sono abusivi eh) di fronte alla stazione: uno schiaffo alla sicurezza e al decoro urbano.

 

E quel cartello ridicolo e inutile con la scritta “Spazio disponibile”.

 

Volgendo lo sguardo verso destra ammiriamo, si fa per dire, la stazione di Piazzale Flaminio con la facciata imbrattata dai graffiti (che segnaleremo all’Atac)

 

 

Appena entrati nell’atrio, ci dirigiamo ai tornelli, facciamo i biglietti ed entriamo. Ci avviciniamo al treno: uno”sfavillante” convoglio d’epoca OMS composto da carrozze risalenti al 1987. E naturalmente ogni vagone è imbrattato da enormi graffiti.

 

 

I marciapiedi della stazione non rispettano le più elementari normative in materia di accessibilità. Banchine troppo basse rispetto alle porte dei treni, assenza di scivoli, rampe e percorsi tattili per disabili, treni vecchi e non dotati di pedane per le sedie a rotelle.

E per fortuna che non abbiamo un handicap…finalmente saliamo a bordo del trenino, si parte! Superate le fermate Euclide, Acqua Acetosa e Campi Sportivi, siamo testimoni di un brusco cambio di scenario: dalle strutture all’avanguardia con campi da tennis e da calcio della Scuola dello Sport, all’immonda discarica del campo nomadi sorto accanto alla stazione Monte Antenne e sotto la tangenziale Est/Via del Foro Italico.

 

La discarica abusiva lungo le sponde del Tevere che, lo ripetiamo, si trova a 100m in linea d’aria dal Polo Sportivo del Coni!

Una situazione tristemente nota da anni (guardate il reportage di VignaClaraBlog e del sindacato Cambia-Menti): cos’aspetta la Regione a intervenire?

Il presidente Zingaretti ha annunciato in piena campagna elettorale lo stanziamento dei fondi che serviranno alla pulizia degli argini da Castel Giubileo all’Isola Tiberina. Quanto ancora dobbiamo aspettare per vedere quel tratto di fiume bonificato, messo in sicurezza e riconsegnato alla città?

La mappa del degrado si estende anche a via della Foce dell’Aniene, vicino all’autodemolitore e, sulla sponda opposta, nei pressi di via del Baiardo, accanto alla scuola calcio Nuova Milvia.

Continuando il viaggio sulla Roma-Civitastellana (o Roma-Viterbo o Roma-Catalano, un unico nome, no?), attraversando la via Flaminia Nuova, si ripiomba nella disperazione. Fuori dai finestrini si vedono scorrere gli accampamenti di fortuna sotto i cavalcavia.

 

 

Anche questo spicchio di degrado è stato ampiamente documentato e denunciato. Il dolente e bellissimo reportage di Sara Mechelli per Roma Today, restituisce una storia da incubo: le baracche si espandono sotto gli occhi di tutti. Gli accampamenti abusivi di senza tetto e disperati fiancheggiano i binari lungo la Flaminia fino a Prima Porta, sotto il ponte autostradale e ferroviario di Via di Villa Livia e Via Frassineto.

Viene da chiedersi: la Regione cosa aspetta a intervenire, tramite l’Astral che gestisce le strade regionali, predisponendo un piano di interventi per il recupero e la riqualificazione delle aree degradate?

E gli enti preposti all’assistenza dei senza fissa dimora, che cosa fanno?

Riprendiamo il nostro viaggio verso l’ospedale Sant’Andrea. La linea non è frequentata solo da pendolari, ma anche dai dipendenti RAI in servizio nella sede di Saxa Rubra. Questo è quello che vedono ogni mattina quando si recano al lavoro.

 

 

I ruderi delle vecchie stazioni della Roma-Viterbo! Per chi non lo sapesse le stazioni attualmente in uso sono state completamente ricostruite sul vecchio tracciato, sono belle e accoglienti, solo che i vecchi fabbricati sono rimasti lì, non sono mai stati demoliti!!!

E guardate questo treno fermo in stazione: tappezzato di scritte realizzate nel 2018, il che vuol dire che i depositi non sono sorvegliati.

 

 

Non ci stupiamo se i vandali, pardon artisti ribelli che colorano la città, ari-scusateci, teppisti metropolitani – seppur con talento nel disegno – imbrattano i vagoni dei treni. Ci stupiamo semmai che al Comune di Roma non freghi nulla. E sbaglia, perché abitua i cittadini al degrado e alla sopraffazione. Ma forse l’intento è proprio quello, lasciare tutto allo stato brado, in modo che i cittadini si abituino a vivere nel degrado, in mezzo all’assoluta inciviltà, finendo con l’adeguarsi all’andazzo generale del “supercafone”. Diventando elettori succubi e inoffensivi, che non aspirano ad una migliore qualità della vita, ma si accontentano delle briciole, di veder rattoppate le buche e di mantenere il (falso) diritto a fare il proprio comodo a danno della collettività.

Chiusa questa parentesi, eccoci finalmente alla stazione Saxa Rubra.

 

 

Non resta che aspettare il famigerato e temutissimo autobus della linea 029. Quella che dovrebbe essere la navetta per l’ospedale Sant’Andrea, è una vera e propria barzelletta (o una condanna) per gli utenti che si recano a far visita ai propri cari. Sulla carta ne parte uno ogni 20 minuti, in realtà saltano continuamente le corse, lasciando gli utenti ad aspettare per ore. Poche vetture, fatiscenti e obsolete, che si rompono lungo i percorsi. O rimangono ferme al capolinea, com’è successo sabato scorso.

 

 

Essendo in ritardo sull’orario di visita, abbiamo deciso di prendere un taxi. Una giovane specializzanda al Sant’Andrea ci raccontava che spesso si fanno collette fra i dottori per pagare un taxi a causa delle attese troppo lunghe alle fermate dello 029. Il nostro viaggio è quasi terminato, dobbiamo solo superare le auto incolonnate su entrambi i lati di via di Grottarossa, posteggiate in divieto sulla linea continua del margine della carreggiata, nell’indifferenza dei vigili urbani. Ecco stagliarsi di fronte ai nostri occhi “il mammozzone”, il soprannome affettuoso dell’ospedale San’Andrea.

L’odissea finisce qui.

Il nostro primo pensiero va ai pendolari che partono e arrivano da Roma, a chi ogni giorno percorre quella tratta per andare a trovare i parenti ricoverati all’ospedale.

Ricordate la premessa? Un viaggio attraverso i quartieri più ricchi e chic di Roma, i circoli sportivi più prestigiosi, idilliache zone residenziali nel verde, gli studi RAI dai quali vanno in onda il TG1, Rai News 24, Tutto il Calcio Minuto per Minuto. Un’area naturale di assoluto pregio dove sorgono le sedi della Federazione Italiana di Atletica, di Pallavolo e di Basket, nonché degli uffici del dipartimento di Protezione Civile.

In un’altra città o nazione, Roma Nord sarebbe un fiore all’occhiello. Duole notare come invece sia ridotta: un concentrato di degrado quasi irreale, che non risparmia nulla ed infetta ogni singolo elemento della vita civile: strade, ponti, cavalcavia, gallerie (stracolme d’immondizia e tappezzate di manifesti di politici locali e mobilifici).

E pensare che in quel territorio, solo 4 anni fa, il M5S propose e fece approvare una mozione in XV municipio con cui si istituiva il “responsabile per il decoro urbano, un caso quasi unico assieme all’Ostiense/Garbatella, dove analoga proposta (elaborata dal nostro gruppo) fu presentata dal neo Assessore al Commercio di Roma Capitale, Carlo Cafarotti.

Come siamo arrivati a questo punto?

Com’è stato possibile che un popolo amante del buon vivere, che ha esportato cultura e bellezza nel mondo, non abbia fatto nulla per impedire o contrastare questa discesa nel degrado ambientale, sociale e umano?

Le cause sono da rintracciare nel patto che vige da decenni tra Istituzioni e cittadini, fondato sul principio “fai quello che ti pare basta che mi voti”, che ha provocato una regressione civile generalizzata, l’assuefazione al degrado e l’indifferenza al bene comune. In una parola, la dissoluzione del senso di appartenenza. Per quel poco che possiamo fare, indagheremo per risalire ai responsabili del mancato controllo del territorio.

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Una risposta

  1. Concordo pienamente, abitudine generalizzata al degrado, inciviltà non punita da chi di dovere, mancanza del senso di appartenenza a una comunità. Vivo nell’VIII Municipio e stamattina ho visto il personale dell’AMA fare pulizia straordinaria (perchè è mancata quella ordinaria per molto tempo) delle strade: tra un mese ci sono le elezioni…

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