Una sequenza ininterrotta di incidenti – quasi due al giorni, 290 nei primi sei mesi dell’anno – fanno della via Cristoforo Colombo, la strada più pericolosa della capitale.

Troppe croci, lapidi e mazzi di fiori sulla grande arteria pensata negli anni ’30 secondo il progetto di Mussolini di espandere Roma verso il mare. Due carreggiate per senso di marcia, suddivise da uno spartitraffico costeggiato da pini dal grande effetto scenico, ma estremamente rischiose. Le radici degli alberi ormai da anni hanno intaccato l’asfalto creando rigonfiamenti ed avvallamenti che costituiscono un pericolo per la guida dei veicoli, in particolare per le due ruote. Anche le automobili hanno i loro problemi con l’asfalto ammalorato, come dimostrò il tragico incidente che nell’agosto 2015 causò la morte del costruttore Claudio Salini; l’elevatissima velocità della Porsche guidata dall’uomo fu tra le cause principali dell’incidente ma nell’evento giocò un ruolo determinante un avvallamento della strada che portò l’auto a prendere letteralmente il volo per schiantarsi contro uno dei pini dello spartitraffico.

Per ridurre le possibilità di incidenti, ma anche sollevare qualche ufficio da possibili responsabilità penali, nel febbraio 2017 furono istituiti limiti molto stringenti su tutti i 27 chilometri della Colombo: 30 km/h nel tratto interno al GRA e 50 km/h fino ad Ostia. “Condizioni della sede stradale deformata per la presenza di apparati radicali superficiali delle alberature di alto fusto”, questa la motivazione del provvedimento che generò moltissime critiche, essendo praticamente impossibile, oltre che pericoloso, rispettare tali limiti.

Il problema fondamentale per la Colombo è la mancanza di una strategia chiara di intervento. Se anche il Campidoglio reperisse i fondi necessari a risanare decine di chilometri a 8 corsie, si scontrerebbe poi con il perenne conflitto tra dipartimenti. Se infatti il rifacimento del manto stradale è compito dei Lavori Pubblici, gli eventuali interventi sulle radici degli alberi sono di competenza del Dipartimento Ambiente che però non appare avere ancora una soluzione efficace; non basta, infatti, rimuovere le radici affioranti per evitare di compromettere la stabilità degli alberi.

 

C’è però da registrare una novità importante. Nelle ultime settimane sul tratto interno al GRA sono state ridotte le radici affioranti e ripristinato il manto stradale.  Un intervento che ha portato all’eliminazione del limite di 30 km/h almeno nelle due carreggiate centrali.

Purtroppo in attesa che l’amministrazione agisca sul resto della strada, la Colombo continua a mietere vittime. L’ultima in ordine di tempo è la componente della squadra azzurra di nuoto sincronizzato, Noemi Carrozza, sbalzata dal suo scooter in prossimità di Ostia. Sebbene le cause della morte della 20 enne non siano completamente accertate, tutto fa pensare ad una perdita di controllo del mezzo per le condizioni della strada.  Stando però ai rilievi fatti dalla Polizia Locale non vi sarebbero elementi che avrebbero potuto causare l’incidente. La verità è probabilmente che gli standard delle strade romane, ed in particolare quelle di Ostia, sono talmente bassi che ammaloramenti anche gravi del manto stradale e zero manutenzione delle banchine sono considerati condizioni normali.

Nei prossimi mesi l’amministrazione ha in programma di posizionare diversi autovelox in tutta la città.  Essendo la Colombo in cima alla classifica delle strade pericolose, è probabile che verrà fatta oggetto di maggiori controlli di velocità. Una soluzione questa che appare punitiva per automobilisti e motociclisti e che non risolve le questioni alla base del problema.

 

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