Non sono passati neanche dieci giorni dall’ultima campagna totalmente illegale dell’Ugl sui muri di Roma, che il sindacato torna a imbrattare la città con nuovi manifesti abusivi.
Ci sembra più una provocazione che una necessità di comunicare qualcosa. L’assessore Marta Leonori, infatti, aveva duramente criticato l’Ugl per non aver rispettato le regole e la legalità oltre a rappresentare un costo per il Campidoglio che si doveva occupare della defissione e pulizia.
Il segretario dell’Ugl Lazio, Fabio Verelli, aveva replicato con un comunicato davvero inopportuno: i problemi sono altri, scriveva sprezzante Verelli, lasciando intendere che la corruzione emersa con Mafia Capitale doveva preoccupare di più la Giunta rispetto a qualche manifesto abusivo. Peccato che – come abbiamo dimostrato diverse volte – i manifesti siano uno dei veicoli del malaffare romano, usati da Buzzi e Carminati per comprare i favori dei politici. Politici che non si sono fatti scrupoli ad affiggerli illegalmente e poi sono risultati coinvolti nell’inchiesta, come Tredicine, Gramazio, Coratti ed altri.
Ma non basta. Il vizio dell’Ugl di imbrattare Roma con carta e colla abusive risale a tempi antichi. L’ha ben ricostruito l’architetto Bosi in questo articolo pubblicato sul sito romano di Vas nel quale racconta i diversi episodi, alcuni risalenti addirittura al 2003, che hanno visto protagonista il sindacato di destra. Quale è la concezione della legalità di questa organizzazione dei lavoratori si domanda l’articolo?
Sembra che questa nuova tornata abusiva sia dettata più dalla volontà di mostrare i muscoli che da una vera necessità comunicativa. Un messaggio di superiorità nei confronti di una giunta che sta attraversando un periodo di debolezza. Un segnale all’assessore Leonori che può essere tradotto con un volgare: noi facciamo come ci pare.
Ecco, non c’è da stupirsi se a Roma tutti pensano di essere sopra la legge. Se perfino un’istituzione pubblica come un sindacato dà esempi così deteriori, perché il cittadino comune non dovrebbe parcheggiare in doppia fila o costruire senza permesso o imbrattare i muri con scritte vandaliche.
E pensare che una volta la destra faceva della legalità la propria bandiera. Oggi è ridotta a provocazioni da club calcistico di periferia.
Una risposta
pensavamo di averla fatta finita con gli incartatori sporcaccioni ed invece eccoti questo verelli che si merita il titolo di zozzone. peraltro il messaggio del manifesto dà una chiara idea della mente semplice (ad essere buoni) che l’ha partorito.