Passato il fine settimana di fuoco che aspettava la Sindaca* e trascorsi un paio di giorni in più, vogliamo provare a fare qualche riflessione in vista degli ulteriori quasi tre anni di mandato che ha davanti l’attuale amministrazione.

Anzitutto qualche considerazione prima di archiviare le due prove decisive che la Sindaca ha dovuto superare.

 

Sull’assoluzione di Virginia Raggi dal reato di falso in atto pubblico è necessario ribadire e fissare una volta per tutte che essa non è avvenuta perché il fatto non sussiste, come ha erroneamente affermato il vicepresidente Di Maio l’altro giorno in tv (e vogliamo considerare la cosa alla stregua di uno dei tanti suoi congiuntivi sbagliati e non come un tentativo furbetto di pettinare la realtà), bensì perché il fatto non costituisce reato. Il che vuole dire che il fatto, ossia le false dichiarazioni all’anticorruzione, è stato acclarato, è avvenuto, ma per una delle previsioni di cui all’art. 530 comma1 del C.p.p tale fatto non costituisce reato.

Vedremo quindi nelle motivazioni della sentenza, la cui pubblicazione è prevista per febbraio 2019, qual è la ragione precisa scelta dal giudice ma rimane il vulnus di un Sindaco di Roma pescato a dire il falso nell’ambito delle sue funzioni e finito ad un passo dalla condanna.

 

Riguardo il referendum invece, l’hanno fatto in molti ma ci teniamo anche noi a puntualizzare la topica presa dalla Sindaca nello scrivere che i romani hanno deciso che ATAC resti pubblica:

 

 

Possibile che dobbiamo spiegare anche noi all’avvocato Raggi che il referendum di domenica non riguardava la privatizzazione o meno di ATAC bensì la scelta di mettere a bando il servizio di trasporto pubblico? Facciamo che anche questo lo prendiamo come uno svarione alla “congiuntivi di Di Maio” e non come un ennesimo tentativo di confondere le idee dei cittadini romani?

Da segnalare anche l’assessore Meleo che si accoda alla Sindaca e prende lo stesso svarione:

 

 

Così come fa anche il presidente De Vito, avvocato anche lui, nel suo post su facebook dove parla di “privatizzazione”:

 

 

Davvero brutta la soddisfazione del presidente dell’Assemblea Capitolina per la mancata partecipazione dei cittadini al referendum, doppiamente brutta da parte di chi si professa paladino della democrazia diretta.

 

Fatte queste puntualizzazioni, proviamo ad archiviare definitivamente la prima parte del mandato della Sindaca Raggi, considerando lo scorso fine settimana come una sorta di boa di mezzo mandato e provando ad immaginare come potrebbe svolgersi il resto.

Dal post della Sindaca pubblicato a seguito dell’assoluzione abbiamo estratto la frase seguente:

Adesso vorrei che i cittadini, tutti, collaborassero alla rinascita di Roma.

 

Non potremmo essere più d’accordo cara Sindaca: è fin dall’inizio del suo mandato che proviamo a spiegare la necessità che lei e la sua amministrazione si apra alle forze sane ancora presenti a Roma; perché la città era in ginocchio, le risorse già si sapevano scarse ed insufficienti e quindi solo facendosi forza gli uni con gli altri, i cittadini di buona volontà e l’amministrazione tutta, si poteva sperare di invertire la rotta e cominciare a riprendere il controllo della città.

Invece fin dall’inizio abbiamo assistito alla più verticistica ed isolata amministrazione degli ultimi decenni, con Sindaca, assessori, presidenti e consiglieri di maggioranza irraggiungibili dai cittadini comuni (fatte le dovute limitatissime eccezioni).

 

Se quindi già si riuscisse ad aprirsi un minimo al confronto con i cittadini potremmo dire di aver fatto un primo importante passo avanti per sperare in un cambio di passo.

Noi la prendiamo in parola la Sindaca e quindi ricominceremo a provare a dare suggerimenti su come affrontare alcuni dei problemi di Roma. Negli anni possiamo dire di aver accumulato una notevole esperienza in alcuni ambiti, così come abbiamo avuto modo di conoscere altri che la stessa esperienza l’hanno accumulata su altri temi. Perché allora non provare a starli a sentire questi cittadini, mettendo da parte quell’atteggiamento del genere “ghe pensi mi” che suona tanto fuori luogo a Roma?

Un’iniziativa simile la prendemmo all’inizio della consiliatura nei confronti dell’allora neo-assessore Meloni, il quale dimostrò di apprezzarla. Vediamo allora se riusciamo a ripetere la storia con la Sindaca Raggi.

 

Ricordiamo che più di una volta abbiamo già provato a sollecitare la Sindaca perché intraprendesse un cambio di passo, l’ultima qui.

Non ci facciamo quindi molte illusioni sulle possibilità che questa volta l’esito sia diverso ma ciononostante siamo convinti che il tentativo vada fatto con sincerità e convinzione. Che ognuno faccia la propria parte per il bene di Roma.

 

 

*p.s.: chi scrive vuole dimostrare la buona volontà delle nostre intenzioni adottando infine la dicitura di “Sindaca”, dopo che si era ripromesso di non cedere mai al neologismo. Peraltro non c’era nessuna volontà ostile nei confronti della Raggi bensì il pensiero della figuraccia che si sarebbe fatta alle elementari, qualche decennio fa, rendendo al femminile il termine Sindaco.

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Una risposta

  1. Cambio di passo da parte del Sindaco: sarà molto difficile che avvenga nella misura in cui necessita per affrontare adeguatamente i tanti gravi problemi che affliggono Roma. Propedeuticamente , occorrerebbe una forte autocritica da parte del Sindaco; volutamente mi ostino ad attribuire il giusto appellativo al ruolo e, se altrettanto facesse il Sindaco, questo potrebbe essere un primo giusto segnale di “Cambio di passo”.

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