Gli appalti del Comune saranno gestiti da tecnici del governo. Finalmente!

 

Il 13 luglio del 2018, a fronte della paralisi negli appalti che la giunta Raggi non riusciva ad aggiudicare, suggerimmo l’ovvio: chiamare uno o più consulenti esterni che aiutassero i dipendenti capitolini ad impostare le gare in maniera corretta. Ecco cosa scrivevamo:

Pare che in Campidoglio non vi siano funzionari abbastanza esperti per scrivere una gara come si deve. Ma allora perché non chiamare un tecnico esterno e pagargli una consulenza in modo che predisponga lui il bando e istruisca i dirigenti capitolini?

Per cui non possiamo che accogliere positivamente la notizia che l’amministrazione 5stelle ha deciso di incaricare il Provveditorato alle Opere Pubbliche di sovraintendere a tutti gli appalti comunali. In pratica un pool di tecnici nominati dal governo gestirà e assegnerà tutte le commesse, dal progetto fino ai cantieri. E’ una svolta necessaria che la Raggi ha rimandato il più possibile perché la considerava una ammissione di incapacità. In sostanza la giunta non è stata in grado in due anni e mezzo di individuare i funzionari più competenti e di incaricarli di seguire gli appalti. Fino a che il governo nazionale era di colore opposto, la Sindaca ha insistito nel cercare di fare da sola. Troppo grande sarebbe stata l’umiliazione di chiedere aiuto a un Gentiloni, un Del Rio o addirittura un Calenda. Adesso che il governo è a guida grillino-leghista, il ricorso ai tecnici dello Stato è più digeribile.

Purtroppo, però, questo ritardo ha comportato due anni e mezzo di paralisi, dato che l’amministrazione Raggi non ha praticamente assegnato nessun appalto (tranne pochissimi e di piccola entità) e tra quelli presentati, quasi tutti sono stati bloccati dall’Anac o dal Tar perché scritti male.

L’esempio più clamoroso è relativo al bando per i carri attrezzi comunali, presentato e ritirato per ben 6 volte per vizi formali e errori marchiani. Ma c’è anche quello sul verde pubblico orizzontale che è stato assegnato solo poche settimane fa dopo tre tentativi andati a vuoto. E poi l’appalto per la manutenzione e potatura degli alberi che ancora giace nei cassetti nonostante quasi ogni giorno cada un albero e la somma di 4 milioni di euro sia disponibile da tempo.

 

Vi ricordate le fontane della città rimaste a secco o diventate di colore verde perché l’acqua stava marcendo? Ebbene l’appalto per la loro manutenzione è stato aggiudicato con due anni di ritardo. Mentre i 12 lotti per la cura delle scuole di Roma sono ancora al palo, così come i lavori per la ristrutturazione di piazza Augusto Imperatore.

Gli allagamenti? Non sono colpa delle piogge ma del bando per la pulizia delle caditoie che è stato presentato solo a settembre. Il tempo di aggiudicazione è lungo e i primi chiusini saranno puliti a fine gennaio, nonostante anche qui ci fossero in cassa 3,8 milioni di euro.

Per non parlare delle gare per l’acquisto di nuovi autobus, assolutamente indispensabili per garantire un minimo di trasporto pubblico. Andate deserte entrambe, la giunta ha deciso di affidarsi tramite la Consip ad una industria che non si sa se riuscirà a produrli. Grida vendetta il caso Ama che avrebbe dovuto affidare il trasporto dei rifiuti fuori città a ditte esterne, ma entrambe le gare sono andate deserte e l’azienda ha affidato il lavoro con chiamata diretta, senza molta trasparenza tanto che l’Antitrust sta indagando.

Gli esempi – tra i quali le opere di urbanizzazione dei piani di zona Collefiorito e Tor Vergata dove il Campidoglio non ha preparato le gare – potrebbero continuare all’infinito passando per le famigerate buche e appalti stradali assegnati solo dopo molto tempo. La Confartigianato, grazie ad una ricerca commissionata allo studio AdLaw , ha dimostrato che non sono stati spesi 7 milioni di euro per la riparazione delle strade a causa delle commissioni aggiudicatrici che non riescono a formarsi.

Insomma il passaggio di tutto il lavoro al Provveditorato sembra l’unica soluzione per sbloccare la città da questa paralisi nella quale è stata gettata. Anche se il tempo perduto non potrà restituirlo nessuno. Da qui alla fine della legislatura c’è da spendere oltre un miliardo di euro in opere pubbliche. Potrebbe sembrare tanto ma è poco se paragonato alla dimensione della città e allo zero assoluto speso fino ad oggi. Se infatti questi fondi si riuscissero ad impiegare al 100% entro il 2021, vorrebbe dire che in 5 anni la giunta Raggi avrà investito 200 milioni l’anno: un’inezia rispetto alle esigenze di una capitale. Tra le opere a rischio per l’incapacità di bandire le gare vi sono il Ponte dei Congressi, la tramvia Termini-Fori Imperiali, il sottopasso sulla Colombo all’altezza di Malafede, la riqualificazione di Villa Pamphili e villa Borghese, il restyling della Togliatti. C’è da affidarsi e sperare solo nel Provveditorato.

 

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