Si terrà oggi la prima seduta dell’Assemblea Capitolina dopo l’arresto di Marcello De Vito. Sarà l’occasione per nominare il sostituto temporaneo di De Vito nel gruppo 5stelle. Al suo posto subentra il primo dei non eletti, Carlo Maria Chiossi. Ma sarà un incarico a tempo perché prima occorrono le dimissioni dell’ex presidente dell’Assemblea che per ora non sono arrivate e si dice che non arriveranno. De Vito, infatti, ha fatto sapere tramite il suo legale di non voler rimettere il mandato.
Uno strano comportamento il suo che potrebbe essere una sorta di vendetta per l’espulsione lampo che Di Maio ha deciso due ore dopo il suo arresto. Forse sperava in una maggiore solidarietà o forse pensa che così facendo può sottolineare la sua innocenza.
In realtà, le accuse si fanno sempre più gravi tanto che – secondo quanto riportato da Repubblica e da l’Espresso – due società (la Italpol e la Prime Time Promotion) avrebbero veicolato tangenti. In particolare la Prime Time Promotion avrebbe versato 50 mila euro a De Vito e al suo sodale, Camillo Mezzacapo. I soldi sarebbero derivati da false sponsorizzazioni di Acea per le quali è indagato l’amministratore delegato Donnarumma, anche lui vicino ai 5Stelle e nominato direttamente da Virginia Raggi. Insomma la posizione di De Vito e degli altri sotto inchiesta si fa sempre più complessa. Mentre la buona notizia ha riguardato l’assessore allo Sport, Frongia, per il quale la procura ha chiesto l’archiviazione.
Se non arriveranno le dimissioni di De Vito, il gruppo 5Stelle potrebbe chiederne la revoca d’ufficio per gravi motivi. Ma secondo l’avvocatura comunale le motivazioni sono da ritenersi gravi solo in seguito ad una condanna o quanto meno ad un rinvio a giudizio. Al momento si tratta solo di ipotesi di reato e se De Vito risultasse assolto potrebbe poi chiedere un risarcimento. Insomma i grillini capitolini sono stretti in una morsa: tenersi un presidente del Consiglio comunale in carcere e non avere le mani libere per sostituirlo. A questo proposito il nome che si fa con insistenza è quello di Enrico Stefàno. Lascerebbe la presidenza della commissione Mobilità al collega Pietro Calabrese e andrebbe lui a dirigere i lavori dell’aula.
Se per Stefàno si tratta di una promozione e dunque di un ruolo con maggiore visibilità e prestigio, per la città sarebbe una perdita in quanto il suo ruolo in commissione mobilità è stato determinante. E’ solo grazie a Stefàno se questa amministrazione ha avviato o realizzato qualche opera: parliamo delle piste ciclabili e delle corsie preferenziali. Si può affermare, insomma, che il presidente della commissione Mobilità ha fatto da supplente all’assessore Meleo che ha dimostrato in diverse occasioni di non essere all’altezza del ruolo.
Far subentrare Calabrese alla guida della commissione rischia di indebolire il delicato settore dei trasporti e del traffico che, come abbiamo visto in questi mesi, vive il suo periodo di massima sofferenza. Restano aperte troppe questioni: dal concordato Atac, all’acquisto dei nuovi autobus, al prolungamento della linea C, alla nuova tranvia sulla Tiburtina e le preferenziali in corso di realizzazione. Saprà Calabrese dare il giusto impulso o c’è la possibilità che tutto rallenti? La risposta l’avremo solo nelle prossime settimane. Per adesso non è neanche detto che questo turn over vada in porto. Resta tutto appeso alle dimissioni di De Vito che, anche dal carcere, continua a pesare molto nella maggioranza.