Ieri sono usciti alcuni articoli nella cronaca romana delle maggiori testate da far letteralmente accapponare la pelle.
Il tema è l’inchiesta che la magistratura sta portando avanti da alcuni mesi e che vede coinvolti alcuni tra i maggiori operatori ambulanti insieme a dei funzionari capitolini. Negli articoli di ieri sono riportate alcune intercettazioni telefoniche e ambientali che dimostrano come certi noti personaggi dell’ambulantato romano siano usi comandare negli uffici capitolini.
Non presentarsi rispettosamente per sottoporre le proprie istanze, come i comuni mortali, bensì pretendere, ordinare, minacciare più o meno velatamente. Vediamo qualche perla catturata dalle intercettazioni estratta da Il Messaggero (parla l’ambulante rivolgendosi al funzionario comunale):
“Guarda che a me non me serve la sostarella pe’ fà contento qualcuno. Io mo st’altra settimana vengo co tutti i camion bar de Confcommercio e Confesercenti, ho già chiesto la piazza qua sotto, faccio come ho fatto a Marino, je rimetto n’altra volta le bandiere e le trombe non faccio lavorare nessuno”
“… mo la prossima volta che vengo co tutti i camion bar qua sotto, spacco tutte le sedie”
“Ve faccio neri, Meloni l’ho fatto caccià l’altro anno, st’anno ve faccio caccià, compresi gli amministrativi”
Un’amministrazione seria…. gente che si permette modi simili nei confronti di funzionari pubblici la denuncia all’autorità giudiziaria. Oppure fa in modo che tali pressioni non possano avvenire, come pare si regolasse il precedente assessore al Commercio di Roma, il rimpianto Adriano Meloni, che in un’intervista pubblicata anch’essa ieri da Il Messaggero afferma che lui aveva esplicitamente vietato che certi ambulanti entrassero in assessorato.
Sempre Meloni ricorda come questi ambulanti siano sempre stati presenti alle riunioni della commissione commercio, cosa che possiamo confermare anche noi, avendo assistito a più di una seduta della commissione. Dobbiamo anche dire di aver avuto al tempo la netta sensazione che certi personaggi più che partecipare alle sedute da esterni, come dovrebbe essere, svolgessero un ruolo da protagonisti, in ciò evidentemente appoggiati dal presidente Andrea Coia.
Lungi da noi l’idea di muovere accuse di collusione al presidente Coia; come però abbiamo a più riprese affermato, la legittimazione che Coia ha sempre dimostrato nei confronti di certi personaggi, difendendoli e tutelandoli in ogni occasione, sempre a scapito dell’interesse pubblico, non può che averli fortificati nella loro evidente convinzione che chi comanda sono loro, mentre le amministrazioni che si succedono devono solo essere al loro servizio.
Che Meloni lo abbiano mandato via i Tredicine o meno, sta di fatto che il suo successore, Carlo Cafarotti, si è fin da subito allineato alle posizioni accomodanti di Coia, esordendo in una delle sue prime uscite con una difesa appassionata dei soliti noti ambulanti romani.
Peraltro il problema della sudditanza al peggiore ambulantato romano non è solo un problema del M5S locale, bensì riguarda i vertici nazionali del Movimento, con lo stesso capo politico Luigi Di Maio immortalato nel 2016 a fiancheggiare alcuni degli esponenti della famiglia di ambulanti oggi coinvolta nell’inchiesta della magistratura.
Non risulta che Di Maio abbia mai preso le distanze da certi personaggi così come dalle posizioni no-Bolkestein.
Risulta anzi che quei personaggi dopo aver evidentemente conquistato gli uffici capitolini, come le ultime intercettazioni plasticamente dimostrano, devono essere riusciti a stabilire connessioni dirette col governo nazionale, stante che nel gennaio scorso sono stati pescati a ringraziare personalmente il premier Conte per aver fatto fuori la Bolkestein.
L’immagine più chiara di tutta questa brutta storia la dà a nostro avviso un ambulante che intercettato mentre parla con un collega afferma:
“Qui è ritornata la vecchia politica … Stiamo ritornando a Tangentopoli“.
Secondo noi gli sviluppi delle indagini in corso restituiscono un quadro terrificante della situazione del commercio romano. A prescindere dalle eventuali responsabilità penali che potranno emergere, si evidenziano già da ora enormi responsabilità politiche che richiedono interventi immediati da parte della maggioranza di governo.
Sono ad esempio ancora compatibili con i ruoli che ricoprono personaggi come Coia o Cafarotti che hanno mostrato una straordinaria sudditanza nei confronti dell’ambulantato romano, spesso a discapito del resto del commercio cittadino?
Quali misure intende prendere il Sindaco Raggi per accertarsi che nessun operatore si permetta più di minacciare più o meno velatamente i funzionari comunali, mettendoli in una condizione di inaccettabile sudditanza?
A noi le ultime risultanze delle indagini suonano solo come conferme di qualcosa che era già chiaro da anni, squadernato nelle innumerevoli occasioni in cui gli ambulanti hanno continuato a farla da padroni a Roma.
La speranza è che il Sindaco Raggi apra finalmente gli occhi e dia una netta sterzata alle politiche commerciali del suo governo, finendola finalmente di privilegiare sempre e solo certo ambulantato e cominciando ad occuparsi del commercio sano di Roma, quello che sta definitivamente morendo anche a causa della concorrenza sleale degli ambulanti.
E visto che ci siamo, torniamo a suggerire al Sindaco di partire da una verifica semplice semplice: il famoso banchetto di caldarroste sito all’angolo tra piazza di Spagna e via Condotti è regolarmente autorizzato ad operare in quella postazione? A noi risulta che molti anni fa gli fu comunicata la decadenza del titolo senza che però l’iter del provvedimento andasse a buon fine.
Quel banchetto è della famosa famiglia di ambulanti, Sindaco Raggi, vuole farci vedere che almeno lei non ha alcuna sudditanza nei loro confronti?