C’è un fenomeno a Roma che viene chiamato “tavolino selvaggio” e consiste nel malcostume di molti bar e ristoranti che occupano il suolo pubblico con i loro dehors senza avere l’autorizzazione o espandendosi rispetto a quanto concesso.

Stime prudenziali da anni parlano di almeno un 70% di abusivismo nelle Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP) e i quasi tre anni di governo dei sedicenti “paladini della legalità” non hanno minimamente intaccato un tale malcostume. A dimostrazione di ciò possiamo ricordare che a ottobre 2018 la Polizia Locale elevò la bellezza di 60 verbali per OSP abusive in una sola serata in centro storico!

 

Il fenomeno è ovviamente più diffuso nel Municipio I e per cercare di arginarlo nel 2006 l’Assemblea Capitolina introdusse lo strumento dei Piani di Massima Occupabilità (PMO).

Per descrivere i PMO ricorriamo ad un nostro pezzo del 2017:

 

I PMO sono una sorta di mini-piani regolatori in cui viene stabilito per una strada o per una piazza quante e quali OSP possono essere concesse, sulla base delle norme del codice della strada e della normativa vigente. Nel 2008 il Municipio I decise di varare questi piani per tutta una serie di luoghi del centro storico, ne stilò una lista e comincio a predisporne ed approvarne alcuni. Alla fine della consiliatura del presidente Corsetti si contavano un centinaio di PMO approvati su una lista che ne comprendeva poco più di 200. Alle elezioni del 2013 il centrosinistra a guida PD ottiene di nuovo la maggioranza in Municipio I, questa volta con la presidente Alfonsi, ma in quella consiliatura di nuovi PMO non se ne vide neanche l’ombra, con gli uffici che cominciarono ad essere occupati a rivedere i piani già approvati. Molti esercenti cominciarono infatti a lamentarsi che il loro locale non aveva visto autorizzata l’OSP o che gli era stato concesso poco spazio e sollecitando l’amministrazione avevano ottenuto la revisione di alcuni PMO.

La prima consiliatura della presidente Alfonsi non riuscì quindi ad approvare alcun nuovo PMO. Ci fu poi la caduta del Sindaco Marino, le nuove elezioni con la vittoria del M5S e la riconferma della presidente Alfonsi in Municipio I, ma la musica in termini di PMO non cambiò affatto, con la maggioranza in consiglio ben decisa a non muovere un dito per cercare di dare una regolata al caos delle OSP in centro storico “.

 

Per chi invece volesse documentarsi con tutti i dettagli sui PMO consigliamo un post su carteinregola.it scritto dalla consigliera municipale Nathalie Naim.

 

Dal 2017 la situazione dei PMO in Municipio I non è sostanzialmente cambiata, con il consiglio del Municipio che, se non andiamo errati, ha provveduto ad approvare solo 3 nuovi piani, continuando a cincischiare sulle decine che ancora aspettano di essere definiti.

Il problema è che della legalità in fondo non interessa a nessuna forza politica, sia essa di maggioranza o di opposizione, mentre tutti fanno a gara per non scontentare il commercio che si lamenta delle restrizioni sulle OSP.

Due sole sono le eccezioni nel Consiglio del Municipio I: il consigliere Adriano Labucci e soprattutto la consigliera Nathalie Naim che ha fatto del rispetto della legalità una vera e propria ossessione personale.

Tutti gli altri consiglieri in vario modo hanno dimostrato di voler assecondare quanto più possibile il commercio, a prescindere dal rispetto delle norme del codice della strada, di quelle di sicurezza e delle prescrizioni della soprintendenza, arrivando addirittura a segnalare in Procura le associazioni dei cittadini che si sono permesse di ricordare ai consiglieri il motivo del loro mandato.

 

Per cercare di salvare la faccia, la maggioranza a guida PD del Consiglio del Municipio I lo scorso dicembre ha approvato una risoluzione con cui lo stesso Consiglio si impegnava a completare in circa quattro mesi l’iter di approvazione dei PMO licenziati dalla commissione tecnica (circa una ventina). Ebbene di mesi ne sono passati oltre cinque ma i PMO continuano ad rimanere sostanzialmente impantanati.

Interrogata sul perché la maggioranza non stava rispettando il termine che si era dato a dicembre, la capogruppo del PD in Consiglio tempo fa rispose: “Eh ma ci sono state le vacanze natalizie” (!?!).

 

La stessa risoluzione di dicembre prevedeva anche un atto da approvarsi da parte del Consiglio con cui introdurre dei cosiddetti “progetti di riqualificazione” da presentarsi a cura degli esercenti di una strada o piazza. In questo modo, ad esempio, se c’è un marciapiede troppo stretto che non consente di mettere tavolini (perché lo vieta il codice della strada), gli esercenti della strada possono presentare un progetto per allargare il marciapiede, realizzarlo a loro spese, e quindi ottenere finalmente l’agognata OSP.

 

 

 

La cosa è abbastanza discutibile perché in questo modo si rischia di stravolgere un’infinità di luoghi del centro storico lasciando campo libero al commercio che, legittimamente, non potrà che puntare a massimizzare i propri profitti senza alcun riguardo per gli equilibri di zone così delicate.

In tal senso vi è un precedente proprio nel Municipio I tenuto dall’attuale presidenza Alfonsi che, nel 2016, ha dato carta bianca ad un’imprenditrice per il rifacimento di via della Frezza senza considerare banali esigenze di sostenibilità (ad esempio senza prevedere aree di carico/scarico merci che quindi si sono dovute individuare nelle strade vicine) e nonostante esse siano state fatte presente a più riprese dai cittadini. In quell’occasione, il Municipio dimostrò una totale sudditanza all’imprenditore di turno tanto da esibirsi con l’assessore al commercio che, a chi chiedeva spiegazioni e segnalava criticità, offriva la brochure del privato che pubblicizzava l’intervento.

 

Ebbene stando ad un recente articolo de Il Tempo, la delibera che dovrebbe sdoganare i piani di riqualificazione è attesa a giorni, seppur ancora tenuta ben nascosta dalla maggioranza che forse un po’ si vergogna di questo ennesimo sbracamento nei confronti del commercio più discutibile, quello che non accetta le regole e fa di tutto per piegarle ai propri interessi.

Chiaramente continua la sudditanza del Municipio nei confronti di questi esercenti che non ci stanno a non poter occupare il suolo pubblico e fanno tutte le pressioni possibili per cambiare le cose a loro favore. Chi scrive poco tempo fa ha assistito ad una seduta del Consiglio Municipale dove un congruo numero di esercenti era presente ed ha fatto esplicite richieste riguardo alla delibera per i piani di riqualificazione, ricordando che se la presidente Alfonsi avesse mancato alla sua parola (facendo pensare a degli impegni presi dalla Presidente nei confronti degli esercenti) ci sarebbe stata una loro mobilitazione.

 

A nostro avviso la normativa che regola le OSP a Roma va interamente rivista per dotare la città di uno strumento utile a recuperare preziose risorse economiche (chiaramente vanno aumentati i canoni OSP per le zone più preziose, non essendo pensabile di continuare a svendere il suolo pubblico per meno di un euro al metro quadro al giorno) assicurando però il decoro e la convivenza del commercio con tutte le altre funzioni cittadine.

Perché ad esempio piazza Navona, piazza della Rotonda, Campo dei Fiori sono piene di tavolini (fin troppi!) e in piazza di Spagna non ce n’è neanche uno?

Per poter però affrontare una tale revisione della normativa occorre un’amministrazione forte e con le idee chiare, tutto il contrario di quella che ci ritroviamo sia in Comune (con l’assessore Cafarotti che si è immediatamente calato le braghe al primo “bu” degli ambulanti) che in Municipio (la storia di via della Frezza ancora grida vendetta).

 

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