E’ ormai un copione già letto: una voragine si apre all’improvviso, la strada viene transennata e i residenti diventano ostaggi. Per non parlare delle conseguenze sul traffico e sulla viabilità. L’ultima buca, in ordine di tempo, è comparsa in via della Maratona, a Vigna Clara. Sembra piccola ma i tecnici hanno appurato che è profonda oltre tre metri e potrebbe dunque inghiottire un eventuale mezzo pesante.
Le foto e la segnalazione ci sono state inviate dalla lettrice Solange G. che abita a poca distanza. Il traffico è stato deviato su via della Farnesina che è stata trasformata a doppio senso di marcia per permettere ai veicoli di entrare e uscire dal quadrante.
Il problema delle voragini è emerso in tutta la sua gravità durante il 2018 quando in città se ne sono aperte ben 140. Un dato in continua crescita se si pensa che tra il 1998 e il 2008 a Roma se ne aprivano in media 16 l’anno. Il numero è poi salito vorticosamente fino ad arrivare al record assoluto dell’anno scorso che potrebbe essere battuto dal 2019, poiché anche in questi mesi i “sinkholes” (come si chiamano in gerco tecnico) sono stati molto frequenti.
Le cause sono da ricercare soprattutto nell’attività dell’uomo che, a partire dall’epoca romana, ha scavato il terreno per estrarre tufo e materiali necessari alla costruzione. Nei secoli si sono formati km di gallerie ai quali si sono poi aggiunti i lavori di epoca moderna per la realizzazione di reti idriche e fognature. La scarsa o nulla manutenzione di tombini e caditoie hanno fatto il resto. L’acqua piovana si infiltra e erode gradualmente il sottosuolo fino a farlo sprofondare.
A gennaio avevamo dato notizia del Rapporto Ispra che ha censito tutte le gallerie che si estendono sotto la capitale.
Il “Rapporto su Rischio Alluvioni, frane e cavità sotterranee di Roma” realizzato assieme a Italia Sicura e l’Autorità di Distretto Idrogeologico, racconta di 32 km di corridoi sotterranei e 500 ettari con alta probabilità di sprofondamento. Zone sulle quali vivono 250 mila romani, il numero maggiore di abitanti a rischio voragine di tutta Europa. I quartieri che corrono il maggior pericolo sono quelli ad est (Prenestino, Tiburtino, Centocelle ed Appio Tuscolano), seguiti da Centro Storico e San Giovanni, oltre a Monteverde, Aventino ed Esquilino.
Riproponiamo l’intervista che realizzammo con la dottoressa Stefania Nisio, primo tecnologo dell’Ispra e autrice dello studio
E’ dal 2002 che, come Ispra, seguite in tutta Italia il fenomeno delle voragini, ma è vero che in nessun’altra area del Paese c’è un emergenza come a Roma?
Il problema di Roma è che è ricca di cavità sotterranee come poche altre città. Lo scavo dei terreni iniziò in epoca romana quando si andava fuori porta a prelevare il tufo che era un ottimo materiale da costruzione. Creavano delle gallerie che nel tempo si allargavano a dismisura. In seguito queste cave divennero catacombe oppure cunicoli idraulici. Le estrazioni poi sono proseguite a fasi alterne fino alla seconda guerra mondiale.
Quindi Roma è di fatto costruita sul vuoto?
Non tanto nei quartieri centrali quanto in quelli nati negli anni ’60. Quelle che prima erano campagne sono diventate città e i palazzi sono stati realizzati senza fare accertamenti sul sottosuolo. Ci si fermava al primo strato.
Anche la Balduina, costruita proprio in quegli anni, è vittima degli scarsi accertamenti dell’epoca?
Nel caso della Balduina siamo su un territorio molto scosceso e quindi già predisposto alle voragini. A questo si è aggiunto il guasto ad una conduttura idraulica con il risultato che tutti abbiamo visto.
Cosa si potrebbe fare per prevenire questo tipo di eventi?
La prima cosa è la ricerca per individuare le aree più a rischio. La seconda cosa da fare sono degli interventi in sotterraneo per stabilizzare le cavità. Quelle più piccole si possono colmare, quelle più grandi vanno consolidate attraverso opere di ingegneria. Nello stesso tempo va monitorata anche la superficie: non appena si nota un movimento del terreno, occorre intervenire subito.
Quindi controlli costanti. Ma la scarsa manutenzione delle strade è responsabile delle voragini?
Assolutamente sì. Nelle aree a rischio la manutenzione va raddoppiata sia per le condutture idriche sia per i tombini. L’acqua deve defluire facilmente. In questi ultimi anni con i cambiamenti climatici il terreno alterna fasi di siccità a piogge abbondantissime. Le bombe d’acqua non fanno altro che disgregare il sottosuolo e aumentare il rischio.