Mense scolastiche: il risparmio sul pasto dei bambini non va bene

 

Per un volta andiamo fuori tema rispetto ai nostri consueti argomenti e affrontiamo una questione, ad avviso di scrive, di fondamentale importanza: la qualità dei pasti per i bambini delle scuole romane. Lo spunto arriva da Andrea Catarci, attualmente esponente di Movimento Civico, in passato presidente del IX Municipio per il centro-sinistra.

Con un interessante articolo pubblicato su Affari Italiani, Catarci elenca una dopo l’altra le disfatte della giunta Raggi in tema di bandi pubblici. Diarioromano si è occupato più volte dell’immobilismo e dell’incapacità dell’amministrazione di predisporre gare: dai carro attrezzi, all’acquisto degli autobus, passando per il verde pubblico. La lettura del pezzo di Catarci costituisce comunque un interessante ripasso.

Ma l’aspetto sul quale ci soffermiamo oggi è appunto quello delle mense scolastiche. Secondo la denuncia, l’assessorato alla scuola del Campidoglio ha aggiudicato una gara per il prossimo anno a 4 euro a pasto, contro i precedenti 4,5 per le elementari e i 7 euro per le materne. Il risparmio andrebbe a incidere su un costo già molto ridotto a scapito della qualità del cibo e – aggiungiamo noi – provocando un ulteriore aumento dei carboidrati a danno delle proteine.

Sono circa 200 mila bambini che quotidianamente mangiano nelle scuole materne, elementari e medie di Roma per i quali si sta alzando la preoccupazione da parte dei genitori. Cittadinanzattiva, il Forum delle Famiglie, Slow Food hanno espresso perplessità, mentre l’associazione dei genitori dei nidi e delle materne ha lanciato una petizione per chiedere il ritiro di questo bando. All’origine del problema ci sarebbe la scelta di adottare la procedura del massimo ribasso al posto di quella del rapporto qualità-prezzo.

Le gare al massimo ribasso si sono dimostrate ormai in molte occasioni la causa di servizi scadenti e inefficienti. L’esempio più recente riguarda la manutenzione delle scale mobili delle fermate metro di Roma che – come tutti sanno – hanno provocato la chiusura di ben tre stazioni per lunghi mesi. Ma quando si parla di salute dei bambini, si tocca il tema più importante che c’è e adottare il principio del massimo ribasso a proposito dell’alimentazione dei nostri figli è di una gravità inaudita. E’ vero che siamo in tempi di ristrettezze economiche e che occorre far quadrare i conti, ma la politica deve anche sapere compiere delle scelte e decidere dove si può risparmiare e dove è necessario investire qualche euro in più.

Anche perché un bambino che si alimenta bene oggi, sarà un adulto sano domani e questo sì porterà a veri risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale.

Occorre fare una digressione e citare i dati dell’Oms, l’organizzazione Mondiale della Sanità, che vede i bambini italiani tra i più obesi al mondo. Purtroppo siamo sempre sul podio tra i primi tre posti nel pianeta, quanto a sovrappeso, obesità infantile e malattie legate al metabolismo alimentare (diabete e perfino problemi di ipercolesterolemia già in età giovanile). Tutto questo è causato – secondo studi internazionali – da un eccessivo uso di carboidrati semplici, bevande zuccherate, merendine, biscotti e cereali a scapito di proteine, frutta e verdura.

 

In pratica i nostri figli (e anche noi adulti) mangiamo troppa pasta, pane, pizza, patate, riso e prodotti da forno a base di farine e abbiamo ridotto al lumicino le proteine animali (carne rossa, carne bianca, pesce, uova) e frutta e verdura. Il risultato è un aumento esponenziale delle malattie metaboliche: se negli anni ’60 solo 500 mila italiani soffrivano di diabete di tipo 2 (cioè alimentare) oggi sono 5 milioni. E si presume si arrivi a 7 milioni entro il 2023.

Dati allarmanti che dovrebbero farci porre maggiore attenzione al cibo che mangiamo, soprattutto da parte delle istituzioni. Il bambino che si abitua a scuola a mangiare quotidianamente pasta, riso e magari un contorno di patate accompagnato dal pane e niente altro, sarà un adulto malato. Se il Comune paga solo 4 euro a pasto, le aziende appaltatrici non potranno fare altro che riempire i piatti di carboidrati, poco costosi e sazianti. Ma le conseguenze sulla salute e sui costumi alimentari saranno pesanti.

Ecco perché la denuncia di Catarci va assolutamente raccolta e non lasciata cadere. Occorre verificare che le mense somministrino cibo non troppo lavorato e soprattutto che ogni pasto sia equilibrato con la giusta dose di proteine, grassi e carboidrati (questi ultimi non devono superare il 30-40% del potere nutrizionale complessivo). Altrimenti ci renderemo complici di un danno generazionale senza precedenti!

 

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3 risposte

  1. buongiorno,
    il pasto-tipo che viene somministrato ai bambini è realizzato su indicazioni di dietisti, non alla “come ci pare”. Quindi i componenti della razione dovrebbero essere fra loro bilanciati (non è che perchè mi paghi 4 euro ti riempio il piatto solo di pasta….).
    E’ giusto invece quello che voi dite rispetto alla qualità delle materie prime (pasta, olio, carne, verdure) che, per quei prezzi, chissà da dove arriveranno e come saranno state prodotte (pasta fatta con quale grano? olio sicuramente non extra vergine. Pomodoro, boh? Pane, fatto con quali farine?). E siccome siamo in Italia, sorge sempre il sospetto che per stare dentro al prezzo, le ditte si arrangino con quello che gli conviene……anche a scapito della regolarità contributiva dei dipendenti, della loro retribuzione o con i livelli occupazionali (faccio un esempio: devi preparare 1000 pasti? Al bollitore della pasta terrai 1 cuoco solo anzichè 2…..)

    1. Grazie Mario per il suo intervento. Alcune precisazioni.
      1) sebbene il pasto sia indicato dai dietisti il rischio che si privilegino cibi dal basso costo (quindi carboidrati) è molto concreto. Troppo spesso i dietisti prescrivono genericamente la parola “contorno” e questo può essere una verdura dal costo più elevato o patate dal costo più basso. Se si è obbligati a risparmiare la scelta non potrà che cadere sulle patate.
      2) Quello che vorrei far capire è che occorre ripensare globalmente il cibo da dare ai nostri bambini. I dietisti già eccedono in dosi di pasta, pane, pizza e patate e spesso non considerano che nel corso della giornata il bambino mangerà anche merendine, biscotti, cereali a colazione e berrà cola o aranciata. La quantità di zuccheri giornaliera diventa così tre volte superiore a quella corretta.
      3) Sul tema della qualità del cibo, sul taglio degli stipendi e dei contributi per i dipendenti sono perfettamente d’accordo con lei.
      Filippo Guardascione

  2. Se una gara d’appalto è stata fatta bene ed è stata impostata su un capitolato redatto da esperti non dovrebbero esserci implicazioni e disfunzioni in sede di confezionamento e distribuzione dei pasti.
    Basterebbe sapere se:
    – sono stati indicati i requisiti merceologici delle materie prime che vengono impiegate;
    – la composizione giornaliera delle razioni e la variazione delle portate nell’arco della distribuzione settimanale;
    – il numero degli addetti alla cucina per il confezionamento, porzionamento e distribuzione;
    – le sanzioni applicabili per il caso di mancato rispetto dei vincoli assunti che possono contemplare anche l’esecuzione in danno e la risoluzione del contratto.
    Ovviamente tutto ciò presuppone che l’Ente beneficiario delle prestazioni sia messo in grado di esercitare un’azione di controllo sulla ditta e che quindi sia stata prevista in loco la figura giuridica del responsabile dei controlli sull’esecuzione delle prestazioni stesse.
    Attiro l’attenzione sulla circostanza che se manca l’azione di controllo, anche se venissero corrisposte alla ditta 10 euro a pasto, comunque non vi sarebbe certezza sul rispetto dei vincoli assunti.
    Concludo evidenziando che le gare d’appalto non si improvvisano ma richiedono per ogni settore operativo precise conoscenze giuridico amministrative e merceologiche.

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