Uno degli argomenti che provammo ad affrontare agli inizi delle nostre pubblicazioni, 4 anni fa, fu il sequestro totale dei marciapiedi da parte del Palazzo di Giustizia, tra piazza Cavour e piazza dei Tribunali (sul lungotevere, altezza ponte Umberto).
Intorno al Palazzaccio, come viene comunemente chiamata la sede della Corte di Cassazione, i marciapiedi sono infatti stati tutto transennati e destinati alla sosta delle autovetture a servizio del palazzo stesso.
Riportiamo un paio di foto per ricordare di cosa stiamo parlando.
Passati oltre 4 anni, di cui 3 del sedicente “governo del cambiamento” cittadino ed 1 del sedicente “governo del cambiamento” nazionale, la situazione non è minimamente cambiata.
I marciapiedi continuano ad essere sequestrati e quando tutti gli impiegati vanno via restituiscono la desolazione di ampi spazi difficilmente utilizzabili dai pedoni ma soprattutto impossibili per qualsiasi tipo di carrozzina, sia essa di disabili o di infanti.
Noi continuiamo a pensare che questa appropriazione dei marciapiedi sia indegna, oltre che forse anche illegittima (come potrebbero intervenire, ad esempio, i vigili del fuoco in caso di necessità con i propri mezzi se non è possibile accostarsi allo stabile?).
La cosa è poi particolarmente odiosa in quanto perpetrata nella sede della Corte di Cassazione, il “giudice di legittimità di ultima istanza della magistratura ordinaria”. È mai possibile che i giudici non si rendano conto della violenza che una tale sistemazione dei marciapiedi fa a coloro che dovrebbero esserne i legittimi utilizzatori, ossia i pedoni?
Dopo l’insediamento dell’attuale maggioranza capitolina, nel 2016, noi avevamo salutato la nomina di Enrico Stefàno a presidente della commissione mobilità come un’ottima notizia, nutrendo una velata speranza che egli avrebbe potuto dare finalmente dignità a quella che dovrebbe essere la primaria forma di mobilità, quella pedonale. Ci eravamo anche illusi che una possibile iniziativa poeva essere intrapresa proprio nei confronti del Palazzo di Giustizia, come a voler dare un segnale che il vento era veramente cambiato.
Nonostante Stefàno si sia dimostrato senza dubbio il miglior presidente di commissione nel desolante panorama M5S, dobbiamo purtroppo dire che la svolta per la mobilità pedonale non c’è stata.
Dovremmo rinnovare l’auspicio per il suo successore, Pietro Calabrese, ma abbiamo l’impressione che costui sia molto più interessato ed impegnato a difendere coi denti la sua parte politica, ultimamente si batte come un leone per difendere il sindaco Raggi sui rifiuti (con tesi spesso discutibili), che a contribuire a far funzionare la mobilità nell’inferno romano.
In queste condizioni siamo purtroppo convinti che da qui ad un paio d’anni potremo rifare un articolo tale e quale a questo.