La Festa della Befana di Coia e Cafarotti

Ovviamente nel titolo ci riferiamo alla festa della Befana di piazza Navona e non possiamo non tornare a parlarne dopo l’incredibile chiusura della manifestazione a cui sono stati costretti gli agenti della Polizia Locale per le carenze di sicurezza riscontrate.

 

Chi ci segue sa quanto in passato abbiamo seguito le vicissitudini di questa manifestazione, da quando il Municipio della presidente Alfonsi fece carte false per cercare di prorogare il bando scaduto, cercando così di favorire gli “operatori tradizionali della festa” (i soliti noti) a quando il presidente Coia avocò al Comune la responsabilità di redigere il bando e, come suo solito, combinò un gran casino.

Fu infatti il presidente Coia, con la sua mai abbastanza vituperata delibera sul commercio su area pubblica, a togliere al Municipio I la competenza sul mercatino di piazza Navona e a predisporre il bando con cui nel 2017 furono assegnate per dieci anni (dieci anni!?!) le postazioni ambulanti sulla piazza ai soliti noti. Nonostante infatti tutti cercassero di spiegare a Coia che senza modificare la dicitura da “fiera” a “festa” il criterio dell’anzianità sarebbe sempre stato troppo preponderante, il presidente andò avanti per la sua strada convinto di poter predisporre norme abbastanza stringenti da costringere i “soliti noti” a organizzare una manifestazione come si deve.

I risultati di tanta testardaggine si sono visti lo scorso anno, con un allestimento della festa imbarazzante e 40 banchi su 60 sanzionati dai vigili per irregolarità, e quest’anno, con addirittura la chiusura del mercatino!?!

Non che a noi servissero conferme, ma ancora una volta si può tranquillamente affermare che Coia è garanzia di pasticci (e ci accingiamo a registrare quelli, purtroppo prevedibilmente disastrosi, che farà sulle OSP).

 

Detto, mai abbastanza male, del presidente Coia, passeremmo a parlare dell’assessore Cafarotti, o meglio per “gli” assessori Cafarotti, dovendocene essere evidentemente due di responsabili dell’assessorato al commercio, stando alle ultime dichiarazioni lette sulla stampa in merito alla festa della Befana e confrontate con quelle da lui rilasciate giusto un anno fa.

Nell’ambito infatti degli articoli che danno conto della chiusura del mercatino da parte della Polizia Locale si legge che l’assessore Cafarotti già l’aveva detto di non apprezzare la festa così com’era stata allestita, che evidentemente il bando fatto nel 2017 non era adeguato e che lo stesso andrebbe totalmente ripensato. Gli articoli dicono anche che l’assessore stia pensando ad un modo per rivedere quel bando che, lo ricordiamo, ha assegnato le postazioni ambulanti fino al 2027 (sempre grazie al capolavoro di Coia).

 

Siamo davvero curiosi di vedere cosa proverà a fare l’assessore per togliere a degli ambulanti che sono tutt’altro che mammolette, anche dal punto di vista giuridico/amministrativo, delle concessioni del valore di svariati milioni di euro regolarmente assegnate. Già perché quando Coia faceva l’apprendista stregone e disegnava le norme che secondo lui avrebbero finalmente realizzato una festa della Befana coi controfiocchi, forse senza rendersene conto stava regalando svariati milioni di concessioni a dei privati (sapendo per di più già in partenza chi se le sarebbe aggiudicate le postazioni in virtù del criterio di anzianità) riconoscendo in cambio alla collettività il solito piatto di lenticchie. A fronte infatti di un giro di affari di svariate centinaia di migliaia di euro ogni anno, i canoni OSP pagati dalle bancarelle assommano a qualche decina di migliaia di euro. Noccioline.

Tanto per dare un’idea, a Milano una manifestazione simile, per quanto non possa esserci un luogo paragonabile a piazza Navona, fruttò nel 2017 al Comune circa 350mila euro!?!

 

Tornando alle intenzioni di Cafarotti di mettere mano al bando già aggiudicato, qualcuno probabilmente dovrà spiegargli che non c’è modo di tornare indietro sulla schifezza fatta nel 2017, a meno forse di non riconoscere delle indennità monstre a chi legittimamente si è aggiudicato le postazioni ambulanti. Il fatto che quelle postazioni a certi soggetti provvisti della giusta anzianità sia state in realtà regalate non ha purtroppo rilevanza giuridica (dovrebbe avere una rilevanza politica e consigliare al Sindaco Virginia Raggi di depotenziare in qualche modo un Andrea Coia che continua a fare disastri in città, ma evidentemente in Campidoglio non hanno occhi per vedere).

Così come qualcuno dovrà convincere Cafarotti che l’unico modo per ovviare alla preponderanza del criterio di anzianità è trasformare la manifestazione di piazza Navona da “fiera” a “festa”. Solo così infatti ad un eventuale bando potrebbero partecipare tutti i possibili operatori commerciali e non solo quelli autorizzati al commercio su area pubblica. Per spiegarsi meglio, il forno Roscioli alle condizione date non potrebbe allestire un banco a piazza Navona, mentre se la manifestazione si trasformasse in “festa” potrebbe farlo, e con lui le tante eccellenze alimentari e non che pur a Roma ci sono. Avendo deciso il presidente Coia che piazza Navona dovesse rimanere una “fiera” di è scelto di riservarla ai soli titolari di bancarelle.

Forse ora Cafarotti si farà convinto della necessità di cambiare la tipologia del mercatino di piazza Navona.

 

Ma allora come metterla col suo omonimo che lo scorso anno intervistato da Romatoday proprio sulla possibilità di passare da “fiera” a “festa” dichiarava:

Il mercatino di piazza Navona è una fiera, la storicità stessa dell’evento ne richiama il concetto. Non si può tradire l’animo stesso del mercatino per eliminare il criterio di anzianità. E’ un ragionamento al contrario che non mi piace fare.

 

Nella stessa intervista, interrogato sul fatto che nel 2017 implicitamente si era scelto di favorire una certa lobby dei camion bar l’assessore rispondeva:

Lei può avere in parte ragione, ma la verità è che è stato incidentale. Detto questo per me gli operatori sono operatori, non hanno nome e cognome. Si fa un bando nel migliore dei modi, il resto è una conseguenza. Senza contare che a volte se ne parla in maniera esagerata.

La narrazione che i giornali fanno dei Tredicine, a volte, trascende il discriminatorio.”

 

Al tempo per quell’intervista noi scherzando lo apostrofammo “assessore porchetta e romanella” ma qui c’è poco da scherzare, considerato che ne va del prestigio di Roma e che ci sono in ballo milioni di euro che invece di entrare nelle casse del Comune prendono i soliti rivoli.

L’intervista dello scorso anno delineava un assessore inadeguato al ruolo a cui era stato chiamato, non avendone peraltro alcuna competenza, ma anche le sue ultime dichiarazioni danno l’idea di qualcuno non in grado di comprendere la complessità delle situazioni e assolutamente non attrezzato a governarle.

 

Che il commercio della capitale d’Italia sia governato da una coppia tanto inadeguata è un problema colossale perché rende sempre più asfittica un’economia già in gravi difficoltà.

A suo tempo a Virginia Raggi l’avevano consigliato un assessore al commercio adeguato ma il sindaco ha preferito farlo fuori per dar retta a qualche combriccola del MoVimento (come fu ben spiegato). Il gradimento sotto i piedi di cui gode l’amministrazione Raggi dipende in gran parte proprie da quelle combriccole ma evidentemente il Sindaco non può fare a meno di assecondarle.

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