La denuncia arriva dal Messaggero ed è una di quelle che fa accapponare la pelle. Anche nel 2019 la giunta Raggi non ha saputo spendere i soldi che aveva in cassa per gli investimenti. Circa la metà del Pil romano, 700 milioni di euro, è rimasta nel cassetto.
La Sindaca e l’assessore al bilancio Lemmetti, invece di cospargere la cenere sul proprio capo, si vantano pure per aver chiuso il documento di programmazione economica in tempo. Bel risultato se il prezzo da pagare è stato quello di non aver speso il 70% dei denari destinati alle opere pubbliche.
Roma sta morendo e la differenza con le altre città italiane e straniere si fa sempre più ampia. Mentre Milano conosce un boom senza precedenti e ovunque si costruiscono infrastrutture che portano lavoro e sviluppo, la capitale d’Italia è l’unica a restare indietro.
Tra le tante opere che si sarebbero potute realizzare con questi soldi ci sono:
a- il complemento dell’accesso alla metro Jonio
b- la realizzazione della nuova sede del Municipio XV
c- la messa in sicurezza di via Como
d- la manutenzione del parcheggio di Saxa Rubra
e- l’installazione delle nuove telecamere di sorveglianza
f- la costruzione del tram tra via Cavour e via Lanza
g- la manutenzione di via Nairobi e di via Bravetta
h- il completamento della biblioteca di via Merlini
i- il consolidamento delle Mura Aureliane
E molto altro. Tutte cose che probabilmente non vedremo per tanti anni a venire e che avrebbero portato lavoro, decoro, crescita e servizi.
Perché la giunta Raggi non ha speso dei soldi che aveva? Il fenomeno parte da lontano e non è appannaggio solo di questa amministrazione. Ma mai così tanti soldi erano rimasti nel cassetto. Normalmente, quello che in gergo tecnico si chiama “overshooting” non superava mai il 30 per cento degli investimenti totali. Questa amministrazione è arrivata al 70%, cioè ad una cifra che porta alla paralisi.
E i 5Stelle sono riusciti a peggiorare la loro già pessima performance. Nel 2017 avevano lasciato inutilizzati 500 milioni e nel 2018 più di 380 milioni. Sommati ai 700 di quest’anno, si arriva a 1 miliardo e 580 milioni non spesi in tre anni.
Si badi bene che questi soldi non sono perduti per sempre, ma il loro utilizzo è adesso condizionato a così tanti passaggi tecnici che difficilmente nei prossimi anni potranno essere impiegati.
La spiegazione di questo disastro la fornisce l’Oref, l’organismo di controllo dei bilanci capitolini. Nella relazione allegata al bilancio di previsione 2020-2022 scrive: “…è la non corretta programmazione a generare il ricorso a continue variazioni e il profilarsi di un overshooting”.
Insomma il tema è sempre lo stesso, quello che abbiamo denunciato troppe volte parlando per esempio dei bandi sulla manutenzione del verde. I soldi c’erano ma la giunta non è stata in grado di farli partire. Sbagliano a programmare, non hanno uffici all’altezza, non riescono a far riunire in tempo le commissioni.
Pochi giorni fa si è fatta polemica sullo staff di comunicazione della Sindaca che sarebbe il più costoso di questi ultimi anni, perfino rispetto ad Alemanno! Se la Raggi avesse avuto il senso di quello la circonda e del ruolo che i romani le hanno attribuito, avrebbe dovuto ingaggiare manager ed esperti in programmazione e bilancio. Qualcuno che avrebbe potuto aiutare la farraginosa macchina capitolina a tornare in movimento. Invece si è scelto di non fare, di non realizzare. Con il risultato che la capitale sta attraversando il periodo più buio della sua storia recente.