E’ una condanna per chi vive tra il quartiere africano, via Conca d’Oro, Sacco Pastore e la Tangenziale. La zona verde che circonda il fiume Aniene, un polmone verde di grande bellezza naturalistica, è tornato ad essere una camera a gas. Dopo un calo dei roghi tossici, durato circa un anno, da alcune settimane l’aria è di nuovo appestata dal fumo di copertoni bruciati, metalli pesanti, materiali di ogni genere.
La denuncia arriva dal Comitato di Quartiere “Amici di Conca d’Oro”, che sta monitorando la qualità dell’aria della zona. Un peggioramento drammatico si è registrato dallo scorso novembre, da quando alcuni insediamenti di senza fissa dimora si sono riaffacciati nella zona. E’ una battaglia che dura da anni, da noi documentata in più occasioni. L’estate del 2017 fu una vera e propria tragedia con numerosi incendi di ettari di terreno che facevano il paio con i roghi appiccati dagli sbandati. Una situazione che toccò livelli insopportabili tanto che una grande raccolta di firme indirizzata alla Sindaca Raggi e al prefetto Basilone portò allo sgombero dell’area sotto Ponte delle Valli.
Ma nei mesi seguenti, la zona si è di nuovo riempita di baracche e con loro di fuochi. Un articolo del Messaggero oggi in edicola riporta la testimonianza dei residenti che subiscono ogni giorno la violenza dei fumi neri. “Hanno fotografato distese immense di rifiuti poi dati alle fiamme più volte”, scrive il quotidiano che mostra fotografie di enormi discariche nel verde.
Anche diarioromano si era introdotto nel canalone sotto al Ponte delle Valli e aveva documentato che nell’area vivono decine di persone che danno fuoco a tutto. Vi riproponiamo alcune di quelle immagini.
La Raggi, allarmata dalla situazione, si era recata sul posto e aveva assicurato una bonifica. Ma si tratta di terreni troppo facili da occupare nuovamente, per cui questo tipo di interventi spot servono a poco. Ecco perché il Comitato Valli-Conca d’Oro, attraverso il suo rappresentante Andrea Iacovitti, aveva chiesto l’interramento del canalone. Ma Roma Natura che ha il compito di vigilare sul Parco (vigilare è una parola impegnativa in questo caso) si era opposta all’interramento perché contrario ai vincoli paesaggistici.
E così per rispettare dei vincoli, si consente di realizzare nell’area tante minidiscariche e una serie di roghi inquinanti. Non sembra un buon metodo di tutela della Valle dell’Aniene. Intanto i cittadini sono sempre più esasperati. “Quando il vento soffia nella direzione delle nostre case, diventa impossibile tenere la finestra aperta”, dice Carmela che abita in via Pietro Mascagni da oltre 30 anni. “Qui non è mai stato così – ricorda – e neanche a Prato della Signora dove vive mia figlia si era mai sentita puzza di bruciato. Da tre anni invece non si vive più”, conclude.
Proprio sui terrazzi di via Mascagni guardate qui sotto la quantità di fuliggine e cenere arrivata in alcune occasioni. Una dose di diossine e anidride carbonica da far impallidire qualunque blocco del traffico.
Inutile fermare le auto diesel e poi consentire agli sbandati di agire indisturbati e appiccare fuochi ad ogni ora del giorno e della notte. Anche Roma est è nelle stesse condizioni con la zona di Tor Sapienza ancor più martoriata. A Roma c’è una vera terra dei fuochi e sta alle istituzioni arginarla. Si fa un gran parlare del coronavirus (che sarà forse un problema ma ancora tutto da dimostrare) mentre si lascia campo libero a chi intossica quotidianamente migliaia di romani. Una follia!
Una risposta
è il buonismo 2.0, che punisce solo chi rispetta le regole della civile convivenza.