Cambierà anche il modo di fare politica ai tempi del Coronavirus. Già la Camera dei Deputati ha deciso di riunirsi solo il mercoledì, almeno fino alla cessazione dell’emergenza sanitaria, ma è probabile che nelle prossime ore la decisione sarà più drastica e i parlamentari sospenderanno le loro attività.
Per quanto riguarda l’assemblea capitolina, al momento, non risultano decisioni prese dalla Sindaca e dal presidente De Vito, ma si parla di confronti in streaming o via Skype. Si dovrà valutare poi se considerare questi confronti come delle sedute vere e proprie o solo come attività politica informale. E’ tutto molto fluido in queste ore, lo vediamo su tutti i fronti, per cui i lavori dell’aula Giulio Cesare potrebbero sembrare l’ultimo dei problemi.
Guardiamo intanto a quello che è successo nel 2019, prima che scoppiasse il caos dovuto all’epidemia e dunque in condizioni del tutto normali. Nel corso dell’anno si sono tenute 92 sedute, questo significa una media di 7,6 giornate al mese. Non proprio un tour de force per i nostri consiglieri comunali ma certamente l’impegno non si vede solo dal lavoro d’aula. Ci sono tante attività che un consigliere deve svolgere per assolvere al proprio mandato, tra cui partecipare alle commissioni, predisporre delibere o ordini del giorno, studiare gli atti della giunta.
Se ci fermiamo al solo lavoro d’aula, è interessante analizzare le presenze e le assenze di chi si è tanto impegnato per essere eletto, ha chiesto ai romani la fiducia e ha quindi il diritto/dovere di rappresentare le loro instanze.
I più assenti. Chi si è visto meno in aula nel corso del 2019 sono due candidati sindaci che sfidarono la Raggi nel 2016: Alfio Marchini che ha firmato solo 9 volte su 92 e Giorgia Meloni (10 presenze su 92).
In passato molti avevano sollecitato i parlamentari nazionali a rinunciare ad uno dei due incarichi proprio per concentrarsi meglio sul lavoro del Campidoglio o su quello di Camera e Senato. Anche diarioromano aveva sollecitato una scelta a Roberto Giachetti, Fabrizio Ghera, Stefano Fassina e Giorgia Meloni, invitandoli a dare un segnale chiaro agli elettori. Lavorare per una città complessa come Roma non è compatibile con i doppi incarichi.
C’era anche il caso di Michela Di Biase, ex capogruppo Pd in Campidoglio, che fu eletta consigliere regionale alle elezioni del 4 marzo 2018.
Alla fine, Giachetti , Ghera e la Di Biase hanno mollato il doppio incarico, tutti gli altri hanno preferito mantenere entrambi i mandati con risultati che vediamo. La Meloni praticamente sempre assente, mentre Fassina ha mostrato un maggior impegno, presentandosi in consiglio comunale 65 volte su 92.
Poco presente, ma non per sua responsabilità, il consigliere Roberto Allegretti (M5S) che in realtà ha spezzato il suo mandato due volte. Prima era entrato in aula come sostituto di Marcello De Vito mentre questi era agli arresti. Poi rientrato De Vito, Allegretti si è dimesso, salvo poi tornare in aula per sostituire Nello Angelucci che ha lasciato la maggioranza pentastellata in polemica con la Sindaca e l’assessore Lemmetti.
Sotto le 40 presenze anche Giulio Bulgarini (lista Giachetti sindaco) e Costanza Spampinato (M5S), ma la Spampinato è subentrata in consiglio comunale solo a metà anno. Stesso discorso per Fabio Tranchina (M5S) che ha preferito lasciare l’incarico di consigliere in apparenza per impegni familiari, in realtà perché non allineato alla maggioranza.
I più presenti. Mediamente sono i pentastellati, sebbene anche tra le fila del Pd vi siano consiglieri abbastanza assidui. 92 su 92 per Maria Angese Catini e Roberto Di Palma, entrambi grillini. 91 su 92 per Marco Terranova e Giuliano Pacetti (sempre M5S) e subito dopo, con una sola presenza in meno Francesco Ardu (M5S), Andrea De Priamo (FdI), Donatella Iorio (M5S) e Enrico Stefàno (M5S).
Anche Antongiulio Pelonzi, capogruppo Pd, si attesta sul podio con 89 presenze assieme alla sua compagna di partito Giulia Tempesta e al grillino Angelo Sturni.
Tutti gli altri si piazzano in posizioni leggermente più basse, senza però denotare numerose assenze, segno che un minimo di attaccamento alla funzione istituzionale ancora rimane.
Nella tabella qui sotto, potete vedere nome per nome in ordine alfabetico, le presenze nel corso del 2019. Dal sito Carteinregola riprendiamo questa interessante riflessione sui due super assenteisti, Meloni e Marchini: “Ad ulteriore dimostrazione delle straordinarie abilità dei due campionissimi informo, chi non lo sapesse, che il regolamento del Consiglio comunale stabilisce la decadenza dei Consiglieri dopo 10 assenze consecutive: l’eccezionale capacità dei due è, quindi, nel riuscire a collezionare numeri record di assenze senza però decadere dal ruolo, presentandosi puntualmente in Consiglio dopo 9 assenze consecutive“.