Covid: un piano per uscire dall’emergenza e ritornare alla nostra vita gradualmente

Il bollettino della Protezione Civile aggiornato al 30 marzo

 

In un’emergenza come questa seguire le regole stabilite dalle autorità è un dovere ma è altrettanto importante continuare a pensare. Serve consapevolezza oltre all’obbedienza. In queste settimane si sente ripetere ossessivamente sui social e sui media l’invito a restare a casa come se da solo questo fosse sufficiente a risolvere il grave problema che stiamo vivendo.

Sebbene non uscire sia fondamentale (lo ribadiamo anche noi “restate a casa!!”), non è così che vedremo la fine della crisi. Durante la peste che Manzoni ha magnificamente descritto, si restava chiusi il più possibile e si confinavano i malati nei “lazzaretti” in attesa che l’ondata passasse. Nel 2020 disponiamo di tecnologie e conoscenze diversi da quelli del ‘600,  per cui è assolutamente necessario avere un approccio moderno alla pandemia, che non sostituisca le misure di distanziamento sociale ma che le affianchi.

E’ necessario ribadire che restare a casa serve esclusivamente a non provocare il collasso delle strutture sanitarie con migliaia di ricoveri contemporanei ma non è risolutivo. E dunque, senza una strategia diversa, potremmo vedere prorogate le misure attuali di contenimento per altri 12/14 mesi, in attesa che si trovi un vaccino. Vaccino che, va sempre ricordato, non è detto che si riesca a mettere a punto e che comunque necessita di tempi tecnici molto lunghi.

Pertanto, se le cose restano così, se cioè non si intraprende una strada di attacco e si continua a giocare solo in difesa, resteremo ad aspettare che il cielo o l’estate ci aiutino. Allo stato, infatti, potremo tornare alle nostre vite solo se si verifica una di queste tre ipotesi:

a) Si mette a punto un farmaco che renda meno violenti gli effetti della polmonite in quei soggetti che oggi necessitano di ventilazione artificiale; oppure un farmaco antivirale che impedisca al virus di replicarsi.

b) Si mette a punto un vaccino.

c) Si attende l’arrivo della stagione calda (giugno) con la speranza che il virus attenui la sua forza replicativa. Ipotesi che non è certa al momento come dimostra il precedente della “spagnola” quando, mese di luglio del 1918, ci fu una seconda ondata di morti peggiore della prima.

Poiché il vaccino è impraticabile in tempi brevi e di farmaci sicuri al momento non vi è traccia, resta solo l’estate con tutte le incognite che comporta e soprattutto con la quasi certezza che in autunno il nostro Coronavirus ricompaia, costringendoci di nuovo alle misure di isolamento.

Non è un caso che questo semplice ragionamento sia stato avanzato non certo da noi che abbiamo solo il compito di mettere in fila le cose, ma da autorevoli scienziati e epidemiologi che hanno cominciato a consigliare nuovi approcci. Il prof. Crisanti, consulente della Regione Veneto, ha da tempo centrato la questione tanto è vero che ha sperimentato nel paese di Vo Euganeo la sua teoria, testando tutti gli abitanti e scoprendo che – oltre ai malati sintomatici – ben il 3% della popolazione risultava infetta ma asintomatica. E che costoro avevano l’80% di possibilità di trasmettere la malattia.

Ecco che il tema dei test si fa centrale e diventa la vera arma per difenderci, tra poco vedremo perché. Il governo ha esitato nel seguire questa strada prima a causa delle indicazioni dell’OMS che suggerivano di effettuare i tamponi solo a chi avesse più di due sintomi (!) e poi per la presunta scarsità di tamponi presenti sul territorio. Entrambe le motivazioni sono purtroppo prive di un valido fondamento. Le linee guida dell’OMS sono un’indicazione ma non una legge divina da rispettare: il prof. Ricciardi, consulente del ministro Speranza e vera mente decisoria del Governo, è anche membro dell’OMS e ha ritenuto di usare quello scudo per giustificare le proprie scelte.
Per quanto riguarda il secondo tema, la scarsità di tamponi disponibili, sono intervenuti in queste ore autorevolissimi scienziati che hanno lanciato un appello alle autorità per dimostrare che vi sono altre possibilità. Abbiamo rilanciato l’appello della professoressa Cristina Rinaldi, ex docente di Immunologia alla Sapienza, che ha spiegato quanto sia fondamentale la “sorveglianza attiva” e la richiesta di ben 300 autorevoli studiosi che hanno sollecitato il governo ad autorizzare l’uso di laboratori pubblici e privati in tutta Italia per esaminare la popolazione, sfruttando anche altri test che non siano solo i classici tamponi (i testi degli appelli sono consultabili qui). Oggi solo le Asl (alcune) e gli ospedali (pochi) possono effettuare il tampone e pertanto il sistema è ingolfato.

IL NUOVO APPROCCIO: TRACE – TEST AND TREAT

E’ a questo punto indispensabile avviare una nuova modalità che segua le indicazioni che stanno provenendo dal mondo scientifico, dalle imprese e dai Comuni che registrano in alcuni casi episodi di disagio sociale difficilmente contenibili. Questo – si badi bene prima che piovano accuse superficiali – non è un approccio che mette l’economia avanti alla salute e alla vita umana. Ma esattamente l’opposto. Per sopravvivere a questo disastro occorre salvaguardare la salute di tutti e nel contempo non sopprimere l’energia vitale e produttiva del Paese.

La stessa OMS, che si muove pachidermicamente, ha messo a punto il progetto definito “3 T” cioè Trace-Test and Treat che consiste nel seguire digitalmente la catena di trasmissione, testare con tamponi mirati e curare con tutti i mezzi a disposizione i pazienti. Immediatamente dopo va applicata la “sorveglianza attiva” di cui parlava la dottoressa Rinaldi nel suo appello. Dunque le prime cose da fare sono:

 

1. Contact Tracing, cioè tracciamento degli spostamenti. Grazie alle tecnologie digitali e solo per il periodo dell’emergenza, la cittadinanza dovrà essere geolocalizzata per ricostruire una mappa dei contagi. Questo andrà fatto rigorosamente con dati anonimi, nel rispetto delle norme sulla privacy e i dati andranno distrutti al termine dell’epidemia. E’ il modello adottato in Corea del Sud, Taiwan, Singapore e ha ottenuto ottimi risultati per tenere sotto controllo il diffondersi del virus.
Il Governo ha già sul tavolo un dossier sull’argomento e deve trovare i finanziamenti per metterlo in piedi.

2. Sorveglianza attiva. Un sistema di monitoraggio dei pazienti positivi e dei loro contatti. Dovranno essere testati tutti i familiari, amici e vicini come fatto dal prof. Crisanti a Vo Euganeo dove sono stati azzerati i nuovi contagi.

3.  Test diffusi sulla popolazione partendo dalle categorie più esposte non solo con i tamponi fin qui usati ma con test rapidi sul sangue già in commercio e già sperimentati dalla Regione Toscana oltre che in Cina e a Taiwan. Le decine di laboratori pubblici e privati di cui parlano i 300 scienziati nel loro appello sono già a disposizione per effettuare questi test. Vanno solo messi in grado di farlo.

Queste tre cose vanno fatte in fretta e – sebbene non siano di facilissima implementazione – possono essere attivate in poche settimane. L’obiettivo deve essere la prossima scadenza delle misure di lockdown, ad oggi indicata nel 18 aprile. Se davvero vogliamo che sia rispettata, occorre che per quella data i tre provvedimenti appena descritti siano attivi.

APERTURA GRADUALE

Solo allora si potrà gradualmente riaprire parte delle attività e permettere ad alcuni di uscire. Il numero di nuovi contagi dovrebbe essere in forte calo e questo permetterà agli ospedali di far fronte ai ricoveri in terapia intensiva (i posti letto saranno per quella data aumentati di molto rispetto alla disponibilità attuale).

4. Restano a casa solo alcune categorie. Il passo successivo sarà stabilire chi deve continuare a rispettare le misure restrittive e chi potrà riprendere a lavorare e uscire. Le categorie a rischio sono ormai ben definite e si tratta in particolare di persone di età superiore ai 65 anni, ipertesi, diabetici, fumatori, neoplastici, obesi e immunodepressi. Costoro (purtroppo una buona parte della nostra popolazione) dovranno continuare ad evitare gli spostamenti da casa.

5. Gli immuni saranno semafori rossi per il virus. Poiché la popolazione che ha contratto il virus è probabilmente superiore al 3 per cento degli italiani, quindi circa 2 milioni di persone, questa va individuata con test sierologici che cercano gli anticorpi. Si tratta di soggetti ormai immuni che non solo possono riprendere a uscire ma che costituiscono un semaforo rosso per la replicazione virale. Dunque nel Paese potrebbero circolare liberamente tutti coloro che non appartengono alle categorie di cui al punto 4 (e che hanno un minor rischio di mortalità) e tutti coloro che sono ormai immuni. Questo mix di soggetti forti e soggetti immuni potrebbe avere una funzione fondamentale per indebolire il Covid19 e pertanto determinare una “immunità di gregge” che dovrebbe risultare efficace quando almeno il 60% della popolazione presenterà nel sangue gli anticorpi. In Germania questa opzione è già in fase avanzata di studio, tanto che si sta pensando di rilasciare “passaporti sanitari” a coloro che sono ormai immuni.

MISURE EPIDEMIOLOGICHE E DI PREVENZIONE

Non va sottovalutata la maggiore fragilità immunologica degli italiani, con un tasso di mortalità tra i più elevati del mondo. Va subito costituita una task force di patologi, anatomo-patologi e epidemiologi che non solo ricerchino le cause dell’alto tasso di letalità del nostro Paese ma che immediatamente, già durante l’estate, pensino a misure di prevenzione per l’autunno seguendo i più moderni studi sull’integrazione vitaminica (in particolare di Vitamina C e D) che hanno mostrato effetti importanti in termini di riduzione delle complicanze.

A partire da quest’ultimo punto per proseguire con tutti gli altri, l’Italia potrebbe davvero essere la guida per il resto del mondo su come uscire dalla crisi, salvaguardando le vite umane e nello stesso tempo riattivando gradualmente l’economia. Non c’è tempo da perdere.

 

 

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Una risposta

  1. Articolo didascalico e di lettura chiara … che mi ha permesso un chiarimento fino ad ora unico !
    Visto che la t v e ‘ L espressione massima della confusione dei dati e della peggior comunicazione !!
    Grazie

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