Due giorni fa abbiamo cercato di spiegare cosa sta succedendo al progetto di risistemazione del piazzale ovest della stazione Tiburtina, quello creatosi a seguito dell’abbattimento del tratto di sopraelevata della Tangenziale est.
In estrema sintesi, prima abbiamo dato conto della decisione del TAR di sospendere l’iter del nuovo progetto di risistemazione perché venisse presa in seria considerazione la proposta alternativa presentata da un comitato di cittadini in forma di delibera d’iniziativa popolare; quindi abbiamo rimandato alla seduta del TAR dell’altro ieri, mercoledì 8 marzo, dove la sospensiva cautelare sarebbe stata valutata in sede collegiale ed eventualmente confermata.
Mercoledì scorso il TAR si è riunito ed ha deciso di respingere la richiesta di sospensiva presentata dal comitato dei cittadini. Una sconfitta del comitato, si direbbe, che però ha emesso un comunicato dal titolo: “Estremamente soddisfatti dell’ordinanza del Tar, si riapre il dialogo col Comune”.
Eccolo.
“Il Tar del Lazio ha respinto oggi la richiesta dei cittadini di sospensiva della conferenza dei servizi che rivedeva il progetto di risistemazione del Piazzale Ovest della Stazione Tiburtina rinviando ovviamente ogni giudizio di merito del ricorso alle fasi successive del procedimento. “Come residenti siamo enormemente soddisfatti dell’ordinanza del Tar. Il Comune nella memoria depositata il 4 aprile ha dichiarato che è ancora possibile armonizzare l’assetto definitivo con le nostre proposte” dichiarano i cittadini che spiegano “proprio per questo non viene rilevata dal Tar la pericolosità del proseguito dell’iter amministrativo visto che per stessa ammissione dell’amministrazione è ancora possibile intervenire sull’assetto definitivo e anzi, proprio al punto 10 dell’ordinanza, viene ben esplicitato che tale dichiarazione implica un impegno formalmente assunto e dunque vincolante per l’amministrazione. Se ogni possibilità di apertura nei confronti delle proposte di riqualificazione di noi cittadini sembravano ormai perdute con questo ricorso al Tar abbiamo un impegno vincolante del Comune a riaprire il dialogo. Non potevamo sperare di meglio” concludono i cittadini della Stazione Tiburtina.“
Sono forse pazzi i cittadini del comitato a gioire per il TAR che ha rifiutato la loro richiesta di sospensiva?
Ovviamente no e nel caso il loro comunicato non lo chiarisse proviamo a spiegarlo noi in modo diverso.
Anzitutto la decisione del TAR dell’8 aprile scorso ha riguardato solo la possibilità di sospendere l’iter del nuovo progetto di risistemazione portato avanti dall’amministrazione, rimandando a più avanti il giudizio nel merito del ricorso.
Solo qualche giorno prima lo stesso TAR, con un decreto provvisorio, aveva riconosciuto la validità delle ragioni del comitato, ossia la necessità che l’amministrazione capitolina valutasse nella sede opportuna (l’Assemblea Capitolina) il progetto presentato dal comitato prima di proseguire l’iter del proprio di progetto; e infatti in un primo momento il Tribunale Amministrativo aveva previsto la sospensione del progetto dell’amministrazione.
Nella sentenza dell’8 aprile, il TAR ha ribaltato la decisione perché nella sua memoria difensiva l’amministrazione capitolina si è formalmente impegnata a valutare il progetto del comitato e ove possibile accoglierne le proposte. Il TAR ha considerato tale impegno come vincolante per l’amministrazione, che quindi non può più procedere con il proprio progetto continuando ad ignorare il contributo dei cittadini.
Per dirla ancora con altre parole, il TAR ha preso atto che il Comune si è formalmente impegnato a dare il giusto rilievo al progetto del comitato e quindi ha ritenuto non più necessario bloccare l’iter.
Ma come l’avrà presa l’amministrazione questa sconfitta-ma-vittoria del comitato?
Purtroppo ancora una volta travisando i fatti e fornendo un pessimo servizio informativo a tutti i cittadini.
L’assessore Meleo ha scritto:
“Un progetto per la nostra città che va avanti, nell’interesse di tutti e non di pochi. Oggi il Tar ha respinto il ricorso presentato da un Comitato cittadino per la sospensione dei lavori di riqualificazione del Piazzale Ovest della Stazione Tiburtina, nell’ambito dell’appalto per l’abbattimento della Tangenziale Est in quel tratto.
[…]
Un progetto per il quale abbiamo seguito correttamente tutte le procedure amministrative, come testimonia la sentenza del TAR. Sempre ascoltando le istanze della città, come testimonia il testo della stessa sentenza.”
Sarebbe interessante sapere se l’assessore l’ha letto, e capito, il testo della sentenza del TAR e se ha capito che una delibera d’iniziativa popolare deve essere discussa nei tempi previsti in Assemblea Capitolina; altro che “… seguito correttamente tutte le procedure amministrative“.
Purtroppo anche in questa occasione dobbiamo rilevare che il presidente Stefàno ha fornito di nuovo una visione dei fatti che non ci sembra in linea con quanto decretato dal TAR.
“Il Tar del Lazio ha respinto la domanda cautelare sul ricorso presentato dal comitato cittadini “stazione Tiburtina” e, quindi, dopo la fine delle operazioni di abbattimento della tangenziale est, si andrà avanti con la riqualificazione del piazzale ovest.
[…]
La verità, accertata anche dalla pronuncia del Tar, è che questa Amministrazione ha sempre cercato di tutelare tutti gli interessi in gioco, anche quando l’Assemblea Capitolina non ha trattato la proposta popolare, proprio alla luce dei pareri contrari espressi in fase istruttoria che avrebbero portato ad un voto necessariamente contrario: quale altra prova più grande di collaborazione e di apertura potevamo dare?”
Dal tenore del testo sembrerebbe che il TAR abbia respinto la richiesta di sospensiva e quindi che si vada avanti col progetto dell’amministrazione. Ma questo non è corretto, essendosi l’amministrazione impegnata formalmente a prendere in considerazione le proposte del comitato e quindi ammettendo la possibilità di dover rivedere le proprie.
Ma ciò che ancora di più stupisce leggere è la tesi per cui l’amministrazione avrebbe tutelato gli interessi del comitato dei cittadini evitando di discutere la delibera d’iniziativa popolare in Assemblea Capitolina, essendone prevista la bocciatura.
A parte che la discussione in Assemblea Capitolina di una delibera d’iniziativa popolare non è una facoltà dell’amministrazione bensì un preciso obbligo di legge già scaduto da tempo nel caso specifico. Ma poi quale miglior modo di onorare l’impegno dei cittadini, espresso secondo le forme previste dallo Statuto di Roma Capitale, che discutere pubblicamente la loro proposta nella massima assemblea rappresentativa cittadina?
Siccome noi l’abbiamo vissuta in prima persona l’esperienza di una delibera d’iniziativa popolare, non possiamo non ricordare che la mai abbastanza vituperata amministrazione Alemanno, portò in Assemblea Capitolina la nostra proposta, discutendola pubblicamente per poi bocciarla.
Non finisce mai di stupire invece che l’amministrazione attuale, che continua a riempirsi la bocca con la “trasparenza e partecipazione”, sia tra quelle che hanno creato i maggiori problemi alle forme di partecipazione popolare.
Qualcuno penserà che ci stiamo appassionando a questa vicenda per avere l’ennesima scusa per attaccare l’amministrazione M5S.
La verità è invece che ci fa ribollire il sangue vedere che un congruo numero di cittadini, oltre che spendere tempo e risorse per predisporre un valido e ambizioso progetto, oltre che raccogliere 8.000 firme per proporlo in forma di delibera d’iniziativa popolare, oltre che raccogliere anche il supporto dei due consigli municipali coinvolti, devono anche spendere altri soldi per ricorrere al TAR al solo scopo di veder riconosciuto un proprio diritto.
6 risposte
Discutere non significa approvare; felici per qualcosa che se discusso in Assemblea Capitolina verrà probabilmente bocciato come fece il menzionato Alemanno? Contenti voi…. contenti tutti.
Lei invece deve essere contento di un’amministrazione che se ne frega delle norme sulla partecipazione e decide di dimenticare in un cassetto una proposta appoggiata da 8000 cittadini. Ovviamente se mai dovesse capitare a lei non potrà lamentarsi di essere trattato da suddito.
Inoltre una discussione in Assemblea Capitolina di una propria proposta è probabilmente il massimo a cui un cittadino può aspirare, anche perché in quella sede tutte le forze politiche prendono posizione sulla proposta, rispondendone poi ai cittadini.
Questa si chiama democrazia.
la proposta dei cittadini è stata discussa in una commissione urbanistica e mobilità del settembre 2019 alla presenza dei comitati proponenti. E’ stata bocciata per carenze tecniche. Questa amministrazione ha dato dimostrazione di dare ascolto ai cittadini anche con le successive riunioni e commissioni, anche modificando la variante. Ma il dialogo deve esserci da entrambe le parti e non incaponirsi su una proposta che mi sembra ha il solo scopo di favorire la Tibus
Da una parte vediamo dei cittadini che spendono tempo e risorse propri, per puro spirito civico, e si sbattono a raccogliere 8.000 firme per presentare la loro proposta secondo quanto previsto dallo Statuto di Roma Capitale.
Dall’altra lei parla di discussioni in commissione e dimostrazioni informali di ascolto.
La delibera avrebbe dovuto essere discussa in Assemblea Capitolina già lo scorso novembre e il non averlo fatto dimostra che l’ascolto dell’attuale amministrazione è una totale finzione.
articolo che falsa completamente la realtà. Il tar ha respinto il ricorso ed il progetto di variante predisposto dall’amministrazione va avanti. Le possibilità di armonizzare il progetto con le proposte dei cittadini è rimandata ad una fase di revisione del piano di assetto dell’intera area e non del presente appalto. Cosa che gli era stata detta in tutte le salse ma i comitati non hanno (o nan hanno voluto) capire.
Capisco i comitati che devono in qualche modo giustificare il loro operato con i cittadini del quartiere, forse non troppo dentro le questioni tecniche, ma chi vuole fare informazione ha l’obbligo di informarsi prima di scrivere.
Probabilmente è il suo commento a falsare completamente la realtà.
Non abbiamo parlato del piano di assetto, è vero, che è la sede in cui il Comune si è impegnato a prendere in considerazione la proposta del comitato, ma la sostanza di un’amministrazione che viola le norme sulla partecipazione rimane, costringendo I cittadini ad adire al TAR per far prendere impegni formali al Comune.
L’impegno che l’amministrazione ha preso davanti al TAR doveva essere formalizzato in Assemblea Capitolina, al momento della discussion della delibera d’iniziativa popolare.