Mai si erano visti tanti municipi cadere durante una legislatura. Eppure è dagli anni ’60 che Roma viene amministrata da coalizioni di partiti, la cui conflittualità ha portato spesso a spaccature profonde.
Nel 2016, però, le cose cambiarono e per la prima volta in giunta capitolina e in ben 13 Municipi su 15, venne eletta una maggioranza monocolore: il M5S ottenne così tanti voti che non ebbe bisogno di allearsi con nessuno. Si pensò che questa novità avrebbe creato stabilità di governo sia a livello che centrale che periferico e invece si è registrato un altissimo numero di crisi, con i 5Stelle che attaccano altri 5Stelle. I più puri contro i meno puri. I più fedeli alla linea (chissà quale poi) contro i più indisciplinati. Tra i grillini vige un ordine da caserma, spesso imposto e non realmente sentito. Le voci dissonanti vengono messe a tacere, chi pensa troppo viene allontanato o emarginato.
Difficile dire chi abbia ragione nel IV Municipio dove tra poco la presidente pentastellata, Roberta Della Casa, incasserà un probabile calcio nel sedere da parte degli altri pentastellati che hanno presentato una mozione di sfiducia a suo carico. Il caso segue quello di Paolo Pace che dovette lasciare la guida dell’VIII Municipio e di Roberta Capoccioni che perse un lungo braccio di ferro contro i suoi stessi consiglieri del III Municipio.
In queste ore tra i 5Stelle c’è una sorta di gara contro la presidente Della Casa. Addirittura la commissione controllo e garanzia del Campidoglio l’ha accusata di aver ricevuto donazioni da aziende di fede neonazista. Si tratterebbe di giochi per bambini destinati a un’area verde del Municipio regalati dalla Rheinmental, la stessa che equipaggiava la Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale.
La Della Casa fu eletta con il 62,8% dei consensi alla guida di un territorio molto vasto che comprende il Tiburtino, Casal Bertone, San Basilio, Pietralata, Settecamini. E’ nota per essere decisionista, per dare poco ascolto alle istanze del Movimento tanto che nelle cinque pagine di mozione di sfiducia si legge che “ha cambiato troppi assessori, ben 11 in quattro anni”; “ha esercitato forti resistenze sugli atti approvati dal consiglio”, “abbia partecipato a poche sedute dell’aula votando addirittura contro la propria maggioranza”, “abbia spesso svilito il ruolo delle commissioni del consiglio”.
Insomma a leggere il testo della mozione, la presidente sembra una piccola dittatrice, poco incline a lavorare con gli altri e ad ascoltare la base.
Chi ricorda? In parte la Raggi che certamente non è persona di squadra e tanto meno aperta alla collaborazione dei cittadini e dei consiglieri. E non è un caso se la Sindaca difenda a spada tratta la Della Casa.
Andrea Severini, il marito della prima cittadina, ha rilanciato sul suo profilo Facebook una petizione per salvare la presidente dall’attacco dei “traditori” (parola nostra si intende) e voci ben informate dicono che la Raggi sia pronta a nominarla commissario del Municipio in caso di sfiducia. La stessa cosa fu fatta per la Capoccioni quando fu costretta alle dimissioni ma quella nomina a commissaria non le portò bene, tanto è vero che alle elezioni supplettive del 2018 il III Municipio passò al centro-sinistra con la guida di Giovanni Caudo.
Si disse (una indiscrezione riportata dal Messaggero che a quanto risulta non fu mai smentita) che Capoccioni incassò uno stipendio di quasi 40 mila euro per i due mesi in cui ricoprì il ruolo di commissario. C’è da sperare che qualcosa di simile non avvenga per Roberta Della Casa se davvero dovesse ottenere l’incarico. Per lei sarebbe una vittoria in quanto a 12 mesi dalle elezioni resterebbe certamente alla guida del Municipio fino alla fine del mandato. Il gesto sarebbe, dunque, una sfida che la stessa Raggi farebbe alla parte dissidente del Movimento.
Fatti interni ai partiti, film già visti nel Pd, in Forza Italia, nella Lega. Ma questi episodi confermano ancora una volta che i 5Stelle non sono affatto diversi dagli altri. Anzi la loro presunta diversità che tanto li ha spinti in alto nei sondaggi e nelle elezioni è stata, alla fine, la causa della loro sconfitta e del precipizio che hanno imboccato a livello nazionale e locale.
Resta il tema di un territorio complesso, come quello del IV Municipio, che vedrà uno scarso o nullo governo nell’ultimo anno di mandato, sebbene dovrebbe essere proprio il periodo in cui si raccolgono i frutti. Purtroppo dei monocolore grillini ricorderemo più la litigiosità che la capacità.