Per il M5S si può mantenere la poltrona anche se rinviati a giudizio

A sentire Di Maio l'aveva espulso in 30 secondi dal Movimento, ma Marcello De Vito ne è rimasto membro a tutti gli effetti, oltre che presidente dell'Assemblea Capitolina, nonostante sia a processo per corruzione

A Roma è in corso da oltre un anno uno scandalo che non risulta aver precedenti nella storia repubblicana della città: il presidente dell’Assemblea Capitolina, massimo organo politico dopo il Sindaco, è rimasto in carica nonostante il suo rinvio a giudizio per corruzione.

Come si ricorderà infatti, a marzo 2019 Marcello De Vito fu arrestato nell’ambito delle indagini sul nuovo stadio della Roma e a settembre dello stesso anno rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione.

Dopo un periodo passato prima in carcere e poi agli arresti domiciliari, De Vito è tornato a presiedere l’aula Giulio Cesare come nulla fosse, come se egli non fosse ancora alla sbarra con l’accusa di corruzione.

Dopo aver ricordato questa vergogna lo scorso gennaio, l’ultima volta che ci siamo occupati di De Vito è stata a fine febbraio, quando abbiamo saputo che il presidente aveva addirittura sostituito il sindaco Raggi in due occasioni pubbliche. Si è dimostrato così che la vergognosa permanenza alla presidenza dell’Assemblea Capitolina del rinviato a giudizio De Vito non è solo un’iniziativa personale dello stesso, bensì un fatto accettato da tutta l’amministrazione, sindaco Raggi in testa.

 

Torniamo oggi a parlare di questo scandalo dopo aver acquisito ulteriori elementi che confermano come Marcello De Vito faccia ancora parte integrante del Movimento 5 Stelle e che quindi quest’ultimo deve aver superato le posizioni ipergiustizialiste che fino ad un certo punto lo avevano caratterizzato.

Subito dopo l’arresto di De Vito l’allora capo politico del M5S Luigi Di Maio aveva dichiarato: “Può difendersi, ma a km di distanza dal Movimento 5 stelle“. E ancora “Noi come forza politica non abbiamo mai pensato di cambiare l’anima delle persone ma sicuramente reagiamo in 30 secondi e sbattiamo fuori chi si macchia di questi atti. E questa è la cosa che mi rende orgoglioso di stare nel M5s“.

 

Peccato per Di Maio che poi quell’espulsione sbandierata non si sia mai concretizzata. In principio avevamo capito che la mancata espulsione fosse dovuta a complicazioni procedurati, dovute alle diverse associazioni M5S fondate nel tempo. Oggi invece, leggendo di una vicenda interna al MoVimento romano, capiamo che tutto il M5S deve averci messo una pietra sopra al fatto che Marcello De Vito continui ad essere a processo con l’accusa di corruzione.

Da un articolo di qualche giorno fa di Romatoday veniamo a sapere infatti che il presidente De Vito ha denunciato ai probiviri del M5S i consiglieri Coia, Stefàno e Sturni. Per i dettagli della vicenda che hanno convinto De Vito a fare ricorso rimandiamo all’articolo di Romatoday. Quello che per noi è rilevante è l’evidenza che ormai Marcello De Vito è un esponente come un altro del Movimento 5 Stelle e questo nonostante alle roboanti dichiarazioni di Di Maio non abbia fatto seguito alcuna informazione su un cambio di linea del MoVimento.

In un commento ad un post del MoVimento 5 Stelle Roma abbiamo trovato una possibile spiegazione alla vicenda De Vito:

[De Vito] “… non deve essere reintegrato in quanto non è mai stato ufficialmente espulso, nonostate inizialmente fosse stato dato l’annuncio dal capo politico, evidentemente qualcuno ha guardato le carte ed ha capito che era solo una mossa di un magistrato politicizzato, e la faccenda è stata messa in standbty in attesa di sviluppi, che sono puntualmente arrivati, …“.

 

Capito come? “qualcuno ha guardato le carte ed ha capito che era solo una mossa di un magistrato politicizzato“. Ossia, normalmente i magistrati sono degli dei da venerare per il MoVimento, ma quando risultano scomodi basta giudicarli politicizzati e divengono figure insignificanti.

Come questo assurdo comportamento possa essere accettato dai tantissimi forcaioli che fanno parte o sostengono il M5S è impossibile da capire.

 

Noi continuiamo a giudicare inammissibile il perdurare di un presidente dell’Assemblea Capitolina rinviato a giudizio per corruzione. Un’eventuale condanna in primo grado non potrebbe che riverberarsi anche sull’ufficio ricoperto da De Vito, coprendo di vergogna l’aula Giulio Cesare.

È l’abc della politica il capire la differenza tra i destini di un singolo e quelli di una carica, con la conseguenza che quando il singolo viene investito da un’iniziativa giudiziaria deve immediatamente lasciare la carica per non rischiare di trascinare la stessa nel fango.

Abbiamo dovuto aspettare i sedicenti paladini della giustizia del M5S per veder violata quella regola aurea nella città che ha insegnato il diritto a tutto il mondo.

 

P.s.: che nessuna delle opposizioni, Partito Democratico in testa, giudichi inammissibile questa situazione è l’ennesima conferma dell’infimo livello dell’attuale composizione dell’Assemblea Capitolina, da qualsiasi parte la si voglia guardare.

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Una risposta

  1. a proposito dell’affaire “stadio”: solo un’amministrazione miope come questa può continuare a sostenere un progetto come quello in cui, causa Covid-19 e smartworking imperante, tutti gli uffici del nuovo polo rimarranno inesorabilmente V U O T I……(come altre decine di migliaia in città)
    e loro sono quelli contro il consumo di territorio!!!!!
    Sempre più impresentabili, sembrano l’ultimo soldato giapponese intento a difendere l’isola e non si accorgono che il mondo si è stravolto

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