Lo avevamo anticipato a luglio del 2019: i lavori per il nodo Flaminio sarebbero ripresi entro pochi mesi perché la Regione Lazio aveva avocato a sé la committenza, estromettendo Atac. C’è voluto in realtà quasi un anno ma il cantiere è finalmente ripartito, dopo i numerosi stop and go provocati dalle liti tra Atac e via della Pisana.
Un magnifico tratto di Villa Borghese, a ridosso di piazzale Flaminio, era una ferita aperta con un buco gigante e il totale abbandono. La pagina Facebook, Salviamo la Metro C, ha pubblicato anche le foto degli operai di nuovo al lavoro e ha ricordato che questo cantiere è rimasto fermo per più anni di quanto sia stato attivo.
Un’opera fondamentale per il trasporto pubblico verso Roma nord e l’area metropolitana, iniziata in epoca Veltroni e poi arrestatasi per un presunto ritrovamento archeologico. Usiamo il termine “presunto” perché la strada romana di età imperiale era censita in quel luogo da oltre 100 anni, da quando Rodolfo Lanciani l’aveva inserita nel suo catalogo.
Già questo dimostra la sciatteria con la quale è stato assegnato l’appalto ma non è tutto. La ferrovia Roma Nord è vittima di un menefreghismo antico, dovuto alla nota incompetenza di Atac e alla trascuratezza della Regione Lazio. I due organismi pubblici hanno sempre litigato sul pagamento del nuovo nodo di scambio e alla fine a farne le spese sono state le aziende appaltatrici che si sono viste negare i fondi. Più volte hanno bloccato i lavori fino allo stop definitivo del 2016. Da allora non una pietra fu spostata per creare la nuova stazione Flaminio che metterà in collegamento la metro A con la ferrovia Roma-Nord.
Non è solo un collegamento tra due importanti mezzi di trasporto, ma anche un nuovo capolinea che consentirà di far attestare quattro treni invece degli attuali due, raddoppiando la capacità e dimezzando i tempi di attesa. Si tratta, insomma, del primo passo per la trasformazione di un vecchio trenino a vapore in una moderna metropolitana, la famosa linea F.
I soldi ci sono, come ricorda Salviamo la Metro C, infatti la giunta Zingaretti ha stanziato più di 100 milioni per l’acquisto di nuovi treni e 337 milioni per rinnovare il deposito di Acqua Acetosa, per il raddoppio della tratta extraurbana e una nuova linea elettrica. Di fatto, insomma, diventerebbe un mezzo veloce ed efficiente che permetterebbe a migliaia di pendolari di lasciare a casa l’auto e venire a lavoro in treno. Tutto il progetto si scontra con il nodo di piazzale Flaminio. L’attuale stazione è stata concepita negli anni 20 ed è ovviamente sottodimensionata alle esigenze di una metro. Inoltre i passeggeri sono costretti a uscire dalla stazione e rientrare nella fermata metro A, attraversando l’immondo suq di piazzale Flaminio. Una roba insostenibile che sarebbe potuta essere pronta già 8 anni fa se solo Atac e Regione si fossero parlate e messe d’accordo.
Questo è avvenuto solo recentemente quando Atac è stata del tutto estromessa dal cantiere e anche dalla gestione della linea che è passata ad Astral. Insomma la palla al piede della magnifica azienda risanata (come la definisce la Raggi) non c’è più e ora c’è solo da sperare che i lavori procedano davvero. I tempi, purtroppo, non si annunciano brevi: ancora 30 mesi al completamento per cui si parla dell’autunno 2022. Meglio tardi che mai!
Una risposta
intanto la stazione di Dragona/Acilia Sud, giace incompleta da anni sulla linea Roma-Lido.
Stessa cosa dicasi per le complanari della Colombo all’altezza della Tenuta del Presidente.
Ma “loro” so quelli bravi…………….