Sessanta giorni di quarantena sprecati, questa è la conclusione a cui arriva il report dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici (Acos). Questa lunga fase di lockdown sarebbe stata per il Campidoglio una grande occasione per riassestare alcune aree della città, dalla cura del verde pubblico, alla raccolta dei rifiuti. E soprattutto la manutenzione stradale visto che Roma ha registrato il minimo storico per quanto riguarda la circolazione di vetture private e pubbliche.
Dunque, l’amministrazione ha avuto una finestra di tempo enorme per intervenire su spazi abbandonati e vuoti ma non l’ha fatto a sufficienza.
Attraverso una serie di sondaggi, l’ACOS ha monitorato la percezione dei cittadini sui servizi svolti in città, in un arco cronologico che ha coperto le due fasi della lotta al Coronavirus, dal 16 marzo al 23 maggio. I risultati emersi non lasciano dubbi a interpretazioni: i cittadini hanno bocciato l’operato sulla manutenzione straordinaria della città.
Solo il 18% del campione analizzato ha segnalato la presenza dei cantieri nei propri quartieri.
Nel III Municipio (Montesacro) solo il 10% ha riscontrato cantieri di manutenzione stradale. Nei municipi XII, XIV e XV (Monteverde, Monte Mario e Cassia), l’11%.
Solo in alcuni quartieri il dato è stato più incoraggiante, il 30% per il Municipio V di Pigneto e Centocelle e il 28% per il II Municipio, Flaminio-Salario, il 27% nel I Municipio, Centro storico-Prati.
Mentre la metà dei romani ha segnalato danneggiamenti su tratti stradali rifatti di recente.
L’unico grande cantiere stradale è stato quello in via IV Novembre, dove gli operai sono entrati in azione agli inizi di aprile, per rimuovere il manto di sanpietrini e intervenire sulle buche.
Sono stati poi portati avanti i lavori di riqualificazione di Piazza Venezia e della Galleria Giovanni XIII, ma va segnalato che questi erano cantieri già programmati prima della diffusione del virus e quindi non rientrano nei servizi straordinari messi in atto durante il lockdown.
Oltre all’Acos i cittadini si sono mostrati molti attivi sulla piattaforma aperta dal Campidoglio per i reclami. In questi mesi sono piovute migliaia di segnalazioni, con una media di 15 al giorno e per ben 908 volte i romani si sono rivolti telefonicamente all’ufficio competente. Se poi a questi dati si volessero aggiungere anche le segnalazioni riguardanti i rifiuti e quelle legate alle denunce di assembramenti e di mancata vigilanza sulle norme anti Covid, si raggiunge la cifra di 6 mila reclami. Dati che confermano il report dell’Acos che ha registrato come la metà della popolazione romana sia insoddisfatta della qualità e della presenza del servizio pubblico sul territorio.
Per quanto riguarda i cantieri del rifacimento stradale è doveroso sottolineare che seppur l’amministrazione avrebbe potuto agire in maniera diversa, questa non è altro che vittima di un farraginoso meccanismo burocratico che sta immobilizzando la città, già prima della pandemia.
Roma Capitale ha di fatto un bilancio di 6 miliardi di euro, ma di questa cifra annualmente ne impiega solo 700/800 milioni. Tutti gli interventi vengono bloccati da un esercito di burocrati. In parte, questo pachiderma di scartoffie si autoalimenta nel nome della lotta alla corruzione, ma come è stato sottolineato, a più riprese, dalle associazioni di settore, è nell’infinita attesa che si inserisce lo “scaltro” che può agire indisturbato per turbare la realizzazione dell’opera ai danni di molti, oltre che paralizzare lo sviluppo della città. Quindi una cieca lotta alla corruzione che non interviene alla radice del problema.
Per adesso, tutti gli interventi di rifacimento stradale sono slittati a settembre 2020 nella speranza che non subentri nessun altro ostacolo. Intanto, le Assicurazioni di Roma nel biennio 2016/2018 hanno sborsato la cifra enorme di 1,7 milioni di rimborsi alle vittime di incidenti causati da buche, avvallamenti e cattiva manutenzione.
In questa situazione precaria, nel vero senso della parola, forse, si è corso troppo nell’immettere nelle strade cittadine ben quattro flotte di servizi sharing, prima di intervenire massicciamente sulla manutenzione stradale. Non sono infatti bastate l’inaugurazione di alcune piste ciclabili per evitare i primi infortuni e investimenti sui monopattini. Segno di una visione miope della città e della sua reale portata di mobilità e viabilità.