Non si contano più i post autocelebrativi di Virginia Raggi e siamo sicuri che ne vedremo sempre di più, man mano che ci avviciniamo alle elezioni dell’anno prossimo.
Quello dell’altro giorno l’abbiamo trovato particolarmente irritante, una vera e propria presa in giro di tutti i cittadini romani.
Ecco l’incipit (con il solito understatement, questo sconosciuto):
“Roma diventa modello per la promozione della mobilità sostenibile e dei servizi di sharing, un esempio positivo a cui guardare. La rivista “Forbes Italia” dedica ampio spazio alla nostra città e al lavoro realizzato in questi anni per la Capitale, un cambiamento partito dalle fondamenta, che ha portato importanti investimenti e l’avvio di nuovi servizi per i romani. ”
Riguardo il fatto che Roma possa essere un modello di mobilità sostenibile, riportiamo un tweet letto oggi che dimostra chiaramente come la mobilità in genere ma quella sostenibile in particolare a Roma vengono trattate con un dilettantismo imbarazzante.
D’altronde l’avere un assessore alla mobilità del tutto digiuno della materia, delle pratiche amministrative e privo di qualsiasi esperienza dirigenziale non può che avere come risultato il nulla più assoluto (a parte la sbrodolata di post sulla sua pagina facebook dove l’assessore dimostra di essere solo un gran chiacchierone).
Per quanto concerne invece l’essere Roma, secondo la Raggi, un modello dei servizi di sharing, proviamo a ricordarle i successi di quattro anni della sua amministrazione:
– Roma è rimasta l’unica grande città europea priva di un servizio di bike sharing sovvenzionato che incentivi i cittadini al suo utilizzo, preferendolo al mezzo privato, e questo nonostante nel 2014 la stessa Raggi ha votato a favore della riforma degli impianti pubblicitari che include al suo interno un servizio di bike sharing tradizionale sul tipo di quello presente da 12 anni a Parigi o a Milano,
– i servizi di car sharing, sia quello comunale che quelli privati, non sono stati ampliati rispetto alle zone coperte, continuando a lasciare scoperto gran parte del territorio romano, inclusi quartieri estremamente popolosi, dove un servizio di car sharing potrebbe rappresentare un’alternativa valida al possesso della vettura privata per molti cittadini,
– invece di svolgere un ruolo attivo di pianificazione e controllo dei vari servizi di bike e monopattino sharing, l’amministrazione comunale si è limitata a subire le iniziative dei vari privati prestandosi anzi a sponsorizzarle senza ricevere nulla in cambio; il risultato è stata una confusione di offerte dei privati, con continue introduzioni e chiusure ed il costo rilevante come tratto comune a tutti.
La questione del costo di questi servizi di bike e monopattino sharing è di particolare rilevanza perché preclude un utilizzo continuo da parte degli utenti, insostenibile su base quotidiana, ma soprattutto perché esso dipende dall’assenza a Roma di un servizio di bike sharing tradizionale che funga da calmieratore del mercato.
Basta infatti confrontare il costo di noleggio dei monopattini Lime a Parigi con quelli di Roma per rendersi conto dell’aggravio di costo che i romani sono costretti a pagare per colpa della Raggi che tiene chiusa in un cassetto da quattro anni la riforma degli impianti pubblicitari.
A Parigi il costo di Lime è 1 euro per lo sblocco e 15 centesimi al minuto, mentre a Roma lo sblocco è lo stesso ma per ogni minuto si pagano 25 centesimi, con un aggravio di quasi il 50%!?!
Si capisce ora perché troviamo così irritante la Raggi che si fa bella con i disastri della sua gestione?
Da ultimo, che la Raggi si faccia autopromozione, benché con credibilità ormai pari allo zero, è comprensibile, ma che Forbes Italia le dia spazio per spacciare tesi del tutto campate in aria fa davvero specie. Per questo abbiamo aderito alla domanda posta con un commento al post del sindaco: