Era stata festa grande a maggio 2019 quando CityScoot, compagnia francese specializzata nello sharing, era sbarcata a Roma. Un intero mese gratis offerto per tutti i noleggi, fu il suo regalo ai romani.
Oggi, primo settembre 2020, dopo poco più di un anno, l’azienda batte in ritirata. I suoi motorini non sono più noleggiabili dalla mezzanotte e verranno rimossi dalle strade entro poche settimane.
“Cari utenti, nonostante tutti i nostri sforzi non siamo riusciti a cambiare la abitudini di mobilità”, scrivono nel loro comunicato di addio i dirigenti della Società. E poi aggiungono: “Purtroppo dalla fine dell’isolamento (per il Covid ndr) la nostra attività non è mai tornata agli standard storici, a differenza di tutte le altre città in cui operiamo”.
In queste poche righe si condensa l’anomalia tutta romana di una grande capitale che non riesce a indirizzarsi verso il trasporto alternativo, quello elettrico e in sharing. E soprattutto quella di una grande città che non si rialza dopo la tremenda batosta del lockdown.
A Milano, la domanda è cresciuta così tanto in questi ultimi mesi che CityScoot ha ordinato 1.500 nuovi scooter. A Roma la solita assenza di innovazione, di modernità. Un manager, un professionista, un artigiano non noleggiano un motorino elettrico per i loro spostamenti, preferiscono restare seduti in un’automobile bloccata nel traffico, senza mai sperimentare possibilità alternative.
Per ora restano gli altri due operatori, eCooltra, nato a gennaio 2017 e ZigZag, a luglio 2016. Mentre il pioniere dello scooter sharing, Enjoy più noto per le cinquecento rosse del car sharing, ha preferito ritirarsi dal mercato durante l’estate del 2017, dopo solo un anno di attività. I suoi Piaggio Mp3 non erano stati apprezzati dalla clientela romana che predilige motorini più piccoli e agili, capaci di destreggiarsi nel traffico caotico. L’obiettivo dello scooter sharing, infatti, è quello di svolgere commissioni in tempi rapidi, non dover cercare parcheggio, non restare in coda per ore sui Lungotevere e raggiungere le anguste viuzze del centro storico in pochi minuti. Roma, insomma, sembra la città ideale per le due ruote purché siano scattanti e poco ingombranti.
Eppure lo sharing non decolla. Qualcuno ha attribuito la responsabilità al fatto che CityScoot permetteva di circolare solo nei municipi centrali, trascurando la periferia. E sicuramente questo è un fattore che ne ha limitato l’espansione perché è proprio il collegamento tra le zone più esterne e il centro a richiedere maggiore mobilità. Ma non può essere da sola la spiegazione del flop.
La memoria va alle bici Jump che sono sparite dopo l’ennesima presentazione in pompa magna da parte della Sindaca. E a tutte le altre compagnie di bike sharing che sono scappate a gambe levate (le abbiamo ricordate in un articolo che fece molto discutere).
La Capitale insomma, resta una mosca bianca, una sorta di luogo dove ci si sposta sempre con il mezzo privato, sia esso automobile o motorino, mentre il trasporto pubblico e lo sharing non riescono ad attecchire come sta avvenendo nel resto del mondo. Il motivo è sicuramente legato alla mentalità dei romani ma molto dipende anche dalla eccessiva libertà di sosta e circolazione concessi ai mezzi privati. Fino a che non si renderà la vita facile a chi usa mezzi condivisi e la vita difficile a chi si ostina a guidare un mezzo privato, queste abitudini non cambieranno mai.
Una risposta
Parte di quello che dite è sicuramente vero ma io credo che a Roma chi può/vuole/deve muoversi in maniera alternativa alla macchina e ai mezzi pubblici lo scooter lo abbia già perché comunque affittare quelli in sharing è, alla lunga, più costoso di possederlo.
Non per niente Roma è la città che ha più scooter immatricolati (in percentuale agli abitanti), quelli in affitto hanno poi un grosso limite non possono andare/parcheggiare in periferia che è la parte della città più bisognosa di mezzi alternativi in quanto i mezzi pubblici sono ridicoli e le macchine costose.
Alla fine gli scooter in sharing sono quasi un oggetto per turisti ma ora ci sono i monopattini più economici e meno pericolosi.
Comunque i piccoli elettrici io in giro li vedo usatissimi più che altro da giovani però, non ho idea di quanto costi una corsa.