Eccone un altro di esponente dell’amministrazione capitolina che scrive storielle inverosimili sulla sua pagina facebook ma si guarda bene dal fornire risposte.
L’altro giorno abbiamo parlato di come l’assessore Calabrese prenda in giro i cittadini con post logorroici, zeppi di imprecisioni e omissioni, ma soprattutto che sfuggono alle domande importanti di ogni argomento.
Oggi vogliamo mostrare la sicumera con cui il presidente della commissione commercio nonché vero assessore al commercio di Roma (Cafarotti è chiaramente una controfigura), Andrea Coia, si atteggia dalla sua pagina facebook a paladino della legalità.
“Stiamo combattendo l’illegalità …” dice il Coia, mostrando un articolo di giornale dal titolo: “Clan degli ambulanti. Pizzo sulle bancarelle e minacce a Coia”.
Poche parole quelle del presidente, ma è chiara l’intenzione di sfruttare la seguente equazione: i “cattivi” ambulanti, quelli del pizzo sulle bancarelle, minacciano Coia e allora quest’ultimo deve essere per loro il diavolo.
Un ragionamento che filerebbe pure, a patto di non conoscere nulla dell’attività del presidente Coia negli oltre quattro anni di suo mandato in Assemblea Capitolina.
Già perché in realtà tutta l’opera del Coia in materia di bancarelle è stata volta a mantenere essenzialmente lo status quo romano, quello fatto di un commercio ambulante ipertrofico accumulatosi in decenni di lassismo, ad essere buoni, delle amministrazioni precedenti.
Non è stato certo Coia a moltiplicare in modo esponenziale le licenze ambulanti a Roma, ma è indubbio che tutte le iniziative da lui intraprese sono state volte non solo alla difesa delle bancarelle romane ma anche dei vari oligopoli che negli anni hanno collezionato decine e centinaia di licenze ambulanti. Proviamo a segnalarne alcune di queste iniziative.
Nel novembre 2016 Coia promuove una mozione, poi approvata dall’Assemblea Capitolina, per sospendere a Roma l’applicazione della direttiva Bolkestein, ossia la normativa europea che tramite la messa a bando delle licenze ambulanti avrebbe permesso di riformare il commercio su area pubblica. Che l’iniziativa di Coia fosse a protezione dell’anomalo ambulantato romano, soprattutto degli oligopolisti, fu dimostrato anche da un’intervista dell’allora assessore al commercio, Adriano Meloni, il quale spiegava come il suo ufficio stesse lavorando all’applicazione della Bolkestein per rinnovare in maniera virtuosa il commercio ambulante a Roma.
A giugno 2017 il presidente Coia fa approvare il nuovo regolamento sul commercio nelle aree pubbliche, un testo frutto interamente del suo lavoro e che a suo dire avrebbe rivoluzionato in meglio le bancarelle a Roma. La realtà che tutti possono verificare anche oggi è invece che quel regolamento ha sostanzialmente cristallizzato l’ambulantato a Roma. I pochi spostamenti di bancarelle a cui si è assistito negli ultimi anni sono infatti stati dovuti all’applicazione del divieto di commercio ambulante sulle strade della viabilità principale previsto dal PGTU approvato ai tempi del sindaco Marino. Peraltro la previsione del PGTU, quella che portò allo spostamento delle bancarelle da via Tuscolana o da via Tiburtina, fu attivata dall’assessore Meloni, quell’assessore che Coia non poteva soffrire e che riuscì a far sostituire con l’inconsistente Cafarotti. E per capire come gli ambulanti giudicavano le due figure del commercio capitolino, Meloni e Coia, è utile leggere un articolo di Romatoday del 2018, dal titolo: Commercio, Tredicine: “Bene M5s, la direzione è giusta. Meloni? Non ha fatto niente”.
Un’altra perla del regolamento di Coia è stato lo spostamento della competenza della festa della Befana di piazza Navona dal Municipio I al Comune di Roma. Dopo anni infatti in cui il Municipio non era riuscito a fare il nuovo bando per la festa, Coia decide di prendersi la responsabilità della cosa senza però fare una modifica decisiva. Avendo la manifestazione la qualifica di “fiera”, ad essa possono partecipare solo operatori ambulanti ed essendo il criterio di anzianità sempre preponderante, comunque si fosse scritto il bando già si sapeva che avrebbero vinto i soliti noti del settore. Se invece il Coia avesse modificato la tipologia della manifestazione da “fiera” a “festa”, ad essa avrebbero potuto partecipare tutti gli esercenti, non solo gli ambulanti, e, ad esempio, avremmo potuto avere a piazza Navona alcune delle eccellenze alimentari presenti a Roma. Che sia stata imperizia del presidente Coia o precisa volontà di favorire il tradizionale commercio ambulante romano, il risultato del bando fatto nel 2017 fu che la stragrande maggioranza delle postazioni della festa furono assegnate per dieci anni alla famiglia Tredicine. La cosa fu tanto grave dal convincere l’assessore Meloni a togliere il disturbo dichiarando: “… con la Festa della Befana, Coia ha regalato la manifestazione ai Tredicine e questo va contro Roma e il suo decoro.”
Ricordiamo poi quanto festeggiarono alcuni oligopolisti dell’ambulantato romano quando a gennaio 2019 il governo nazionale escluse il commercio ambulante dalla direttiva Bolkestein, tanto per rimarcare una volta di più quanto poco il MoVimento 5 Stelle sia a livello locale che nazionale abbia contrastato le evidenti patologie dell’ambulantato romano.
Può bastare tutto ciò a dimostrare quanto sia ridicolo il leggere Coia che scrive “Stiamo combattendo l’illegalità“?
La verità è che il presidente Coia non ha mai fatto nulla per affrontare i problemi del commercio ambulante a Roma e pur volendo categoricamente escludere ogni suo coinvolgimento in episodi delittuosi, non può egli sottrarsi alla responsabilità politica di aver sempre spalleggiato le peggiori lobby degli ambulanti.
A voler infine rimarcare quanto male abbia fatto e continui a fare il presidente Coia alla legalità a Roma, ricordiamo il far west in materia di occupazioni di suolo pubblico (OSP) che la recente disciplina da lui predisposta ha realizzato. Col la scusa dell’emergenza COVID19 il Coia ha di fatto promosso la creazione di migliaia di nuove OSP la stragrande maggioranza delle quali in violazione di altre normative, che però nessun ufficio né la Polizia Locale sono in grado di controllare.
Vi sono casi eclatanti come i tavolini allestiti in piazza di Spagna, già sanzionati dalla Polizia Locale a fine luglio, che però rimangono lì senza che nessuno riesca a far rispettare le norme. Stesso discorso sembra applicarsi ai tavoli aggiunti da tanti locali a piazza Navona, laddove la normativa li vieta esplicitamente.
Il presidente Coia immaginiamo consideri queste illegalità come problemi minori, qualcosa di trascurabile in vista dell’interesse preminente di far lavorare il commercio. Purtroppo non è così, perché sono proprio queste presunte piccole illegalità che creano gli spazi per i fenomeni di corruzione e concussione negli uffici pubblici, quei fenomeni di cui proprio l’articolo pubblicato dal Coia nel suo post parla.
È quindi un problema del presidente Coia il non comprendere che lui non la sta combattendo l’illegalità, bensì l’ha agevolata finora, quella delle bancarelle, e sta contribuendo a crearne una nuova con migliaia di OSP di dubbia legittimità.
P.s.: quanto sarebbe utile ricevere qualche risposta dal presidente Coia sulle considerazioni ed i fatti sopra elencati, ma già sappiamo che ogni attesa sarà vana.