C’è una novità importante in questi giorni in tema di cartelloni pubblicitari. Per la prima volta negli ultimi 16 anni, gli impianti irregolari o abusivi vengono oscurati dal Comune di Roma. Si tratta di una piccola rivoluzione richiesta da cittadini e associazioni da molto tempo e che si è raggiunta forse grazie all’intervento della trasmissione di Rai3, Report che ha dedicato alla questione cartelloni un servizio articolato e ben fatto.
Il Campidoglio a guida Raggi, immobile sulla questione negli ultimi tre anni, ha finalmente trovato una rinnovata energia con l’impegno a portare a dama la riforma approvata nell’ormai lontano 2014 e osteggiata dai 5Stelle di governo. Gli stessi 5Stelle che dall’opposizione la votarono convintamente.
Meglio tardi che mai, direte voi. Ma non è questo il caso, perché il ritardo imperdonabile nel seguire i passaggi che avrebbero portato ai bandi e quindi all’assegnazione dei cartelloni stradali ad una serie di concessionari, ha impedito alla città di godere di un vero bike sharing, di altri servizi e di un maggior decoro.
E soprattutto ha consentito a tante ditte irregolari di prosperare con impianti piazzati qui e là senza alcuna autorizzazione. Ed è proprio su questo che incide il nuovo provvedimento dell’Ufficio Affissioni che ha deciso di oscurare totalmente il cartellone. Così facendo si leva agli irregolari il vantaggio di installare in luoghi non consentiti.
Con una nota, inviata a tutte le ditte pubblicitarie, lo scorso 26 novembre, il dirigente dell’Ufficio, l’ing. Tonino Egiddi, spiega che la nuova forma di contrasto all’abusivismo non si ferma più solo al verbale elevato dalla Polizia Locale (che sappiamo spesso resta lettera morta perché le imprese sono intestate a prestanome nullatenenti), ma adesso è prevista anche la “sanzione accessoria del sequestro amministrativo dell’impianto come già previsto da tempo dal Regolamento di Pubblicità“.
Eh già, come scrive Egiddi, questa previsione è presente da tempo non solo nel Regolamento vigente ma pure nelle versioni precedenti, oltre che in diverse leggi nazionali.
Addirittura possiamo risalire al DL 507 del 1993 (art. 24) che dispone “l’immediata copertura della pubblicità abusiva, in modo che sia privata di efficacia pubblicitaria”. La questione si era capita già 30 anni fa e cioè se si copre il manifesto irregolare, si disincentiva di fatto a piantarne altri.
Il DL 446 del 1997, torna sull’argomento nel 4° comma dell’art. 62 dove prescrive “l’immediata copertura della pubblicità effettuata con mezzi pubblicitari privi della prescritta autorizzazione”.
Ed eccoci alla precedente versione del Regolamento del Comune di Roma, quella approvata nel 2006, all’epoca del Sindaco Veltroni che stabilisce per gli uffici comunali la possibilità di “provvedere alla copertura immediata della pubblicità irregolare” (6° comma, art. 31). Dunque si parla di possibilità e non di obbligo, lasciando quindi agli uffici (e di fatto alla politica) la discrezionalità se sanzionare o meno la ditta in questo modo.
L’ultimo episodio rilevante di oscuramento risale al luglio del 2004, quando la Procura di Roma ordinò ai Vigili Urbani di coprire ben 2000 cartelloni di due ditte (la New Team e la Nevada, poi divenuta Nuovi Spazi), sui quali venne incollato un grande foglio che riportava la dicitura “pubblicità illegale”.
Da allora purtroppo episodi di quel tipo non si verificarono più. Le associazioni cittadine provarono a mettere in pratica azioni dimostrative come nel caso qui sotto di due cartelli installati dentro una riserva naturale e uniti in un unico immenso impianto 8×3, vietato da ogni normativa. Questa operazione fu condotta assieme a Legambiente Lazio.
In seguito i cittadini, esasperati dal proliferare di cartelli, provarono a compiere dei blitz notturni per sollecitare l’amministrazione. Di seguito un’azione ai confini della legalità condotta da ignoti.
Ma gli appelli delle associazioni rimasero senza seguito. La novità introdotta in queste settimane è dunque davvero rilevante. Scrive ancora il dirigente Egiddi nella lettera inviata alle ditte: “Tale misura (l’oscuramento ndr) si è resa necessaria dopo un attento monitoraggio del territorio che ha portato a constatare la presenza di alcune società pubblicitarie non presenti nella NBD che ripetevano con sempre maggior frequenza l’installazione di impianti privi della targhetta NBD”.
C’è da sperare che sia solo il primo di una serie di atti che riportino ordine nel settore e soprattutto che siano propedeutici alla messa a regime della riforma del 2014.