Riceviamo e pubblichiamo
Negli ultimi mesi Roma è stata palcoscenico di fatti poco invidiabili sulla stampa, sui media nazionali e non. La Capitale oggi mi appare come una grande torta farcita di ingredienti di pessima qualità quali Mafia Capitale, il degrado, i rifiuti, la poca sicurezza nelle sue periferie. A rendere ancora più indigesto questo dessert è la ciliegina di questi giorni ovvero il funerale del boss Vittorio Casamonica: colui che da vivo ha creato non pochi problemi a questa città e a quanto pare anche da morto non vuol essere da meno. Quando ho visto in tv quello che era accaduto alle sue esequie, la prima sensazione che ho avuto non è stata tanto quella che hanno espresso tutti ovvero sconcerto, imbarazzo, vergogna, che pur ho avuto ma in un secondo momento, quanto un senso di meraviglia nel vedere come un funerale di questo tipo, che pensavo fosse ormai da ricercare nei libri di storia, sia puro presente. A fare breccia in me è stato questo enorme carro funebre nero, impreziosito con pietre e lamine d’oro, trainato da sei cavalli dello stesso colore e che dicono sia stato il medesimo carro usato per i funerali di Totò . E che pensare dell’elicottero? Beh quello oserei dire un colpo di genio del regista che però non c’è , tutta realtà , nuda e cruda , con i suoi petali di rosa (adorati dal defunto) lanciati al momento dell’uscita del feretro dalla chiesa Don Bosco senza alcuna autorizzazione. Io mi chiedo, alla luce di questo: possibile che nessuno abbia fatto nulla per impedire che un elicottero potesse deviare il piano di volo a suo piacimento mettendo in potenziale pericolo l’intera città? Se fossero state lanciate bombe al posto dei pelati rosa sarebbe stata una tragedia stile 11 Settembre. Oggi Roma appare un città vulnerabile a qualsiasi pazzo che volendo potrebbe decidere di fare una strage in grande stile. Io sono giovane e certe scene le ho viste solo nei film. La cerimonia mi ha fatto venire in mente una serie televisiva, nota ai più ovvero “L’Onore ed il Rispetto”; in particolare la terza serie in cui sono ben messe in evidenza le vicissitudini delle famiglie della mafia siciliana tra omicidi e violenze per la lotta al potere e con funerali in pompa magna dei boss; purtroppo, però, nel piazzale di fronte la chiesa, non si stava girando nessuna serie tv, nessun Gabriel Garko o Giuliana De Sio ad interpretare la malavita siciliana ma un boss vero, un pezzo grosso oserei dire, con tanto di banda al seguito e di tutta la malavita che conta. Tutti a rendere omaggio al “padrone di Roma” come recitava uno striscione ai piedi della chiesa, cittadini compresi ovviamente. Le varie Autorità quali il Prefetto, il Comune, la magistratura hanno detto in coro di non esserne stati al corrente, di non sapere nulla, compreso il parroco che ha celebrato la messa. Possibile sia davvero così? Mi sembra davvero singolare poi, che un prete che deve celebrare un funerale non sappia a chi lo stia celebrando quando anni fa, nel dicembre del 2006, in quella stessa chiesa, i sacerdoti di allora fino alle alte sfere e mi riferisco al Cardinal Ruini, sapevano a quanto pare tutto di Piergiorgio Welby ritenendolo non meritevole del rito funebre perché irrispettoso della vita e del suo valore poiché aveva chiesto di porre fine alla sua esistenza staccando la macchina che lo teneva forzatamente in vita. Lungi da me entrare nel merito di quella questione che qui nulla ha a che fare, vorrei invece evidenziare come la Chiesa abbia usato due pesi e due misure: da un lato negare il funerale ad un uomo come Welby la cui colpa è stata quella di chiedere una morte serena per se stesso, non arrecando danni a terzi e dall’altro concederlo invece ad un uomo quale Vittorio Casamonica che ha per decenni deciso a Roma chi doveva morire e chi invece poteva continuare a vivere (mi riferisco sia ad una morte fisica quanto a quella psicologica attraverso minacce, estorsioni, ricatti ed intimidazioni rivolte a mezza città). È questo che ha davvero dell’incredibile. È dopo aver fatto queste considerazioni che, collegandomi a quanto scritto all’inizio, ho provato come molti di voi un senso di vergogna, imbarazzo ed incredulità per quanto accaduto nei giorni scorsi. La Chiesa, con la celebrazione del funerale si è a mio parere, piegata alla forza e alla potenza della mafia che tiene a sé questa città con una corda stretta più che mai, dalla quale sembra impossibile riuscire a liberarsi. Tutti dicono che a Roma non si può parlare di “Questione Mafiosa” ma a quanto pare non è così. La crisi economica, la crisi dei partiti sta spingendo sempre di più l’Italia e, come in questo caso, la capitale, in un ritorno al passato in cui la malavita sembrava essere l’unica risposta ai problemi dei cittadini. Il 27 agosto il Ministro Alfano dovrebbe esprimersi sullo scioglimento del Comune di Roma per mafia; sarà una decisione che è sembrata fino a qualche giorno fa molto semplice e scontata ma che, alla luce di quanto successo , potrebbe non esserlo più. Il mio auspicio è che qualunque decisione venga presa , la si prenda per il bene della città, senza mischiare opportunità politiche o altro. Roma non ha bisogno di questo ma solo di gente che la ami davvero.
Nicolò Papaleo