Il virgolettato del titolo è preso dal comunicato che la rete di associazioni “Libera” ha diffuso lo scorso 9 aprile a seguito della bocciatura in Assemblea Capitolina di una mozione che richiedeva l’attivazione del Forum sui beni confiscati alla criminalità organizzata.
La mozione era stata presentata dalla consigliera Maria Agnese Catini, ex-M5S ed ora del movimento REvoluzione civica di Monica Lozzi, per chiedere l’attuazione di quanto previsto dal comma 2 dell’art.24 del “Regolamento per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata sul territorio di Roma Capitale” (DAC n.80/2018). Questo il testo della norma:
“Per garantire la valorizzazione delle realtà associative che operano nella città e la collaborazione delle stesse alle attività e ai servizi pubblici capitolini, come previsto dall’articolo 12 dello Statuto di Roma Capitale, è istituito, entro 6 mesi dall’approvazione del presente Regolamento, il “Forum cittadino sulle politiche in materia di beni confiscati alla criminalità organizzata”, finalizzato alla consultazione periodica degli appartenenti alla comunità cittadina per l’elaborazione di indirizzi generali e per il monitoraggio dell’efficacia delle azioni poste in essere dall’Ente.”
Il regolamento fu approvato nel giugno 2018 non senza polemiche già allora, come ne scrisse Carte in Regola:
“Un testo che ha recepito in extremis, attraverso un maxi-emendamento firmato dalla stessa presidente della Commissione capitolina Patrimonio e Politiche Abitative, Valentina Vivarelli – proponente della delibera – le istanze portate dalla Rete dei Numeri Pari e, in particolare, da Libera di Don Ciotti, che solo poche settimane fa lo avevano duramente criticato.”
Ovviamente la sindaca non perse l’occasione per la solita fotografia celebrativa accompagnata da testo trionfante:
APPROVATO IL PRIMO REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DEI BENI SEQUESTRATI ALLE MAFIE
L’Assemblea capitolina ha approvato giovedì il primo regolamento per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata sul territorio di Roma. Con il regolamento, per la prima volta nella storia della città, si promuovono la valorizzazione e il riutilizzo di questi beni a beneficio della collettività. L’obiettivo è quello di farli divenire uno strumento di promozione e rafforzamento della cultura della legalità e della solidarietà, favorendo l’inserimento sociale e il lavoro. I beni sequestrati alle mafie, soprattutto immobili, saranno, infatti, affidati, tra l’altro, a enti senza fine di lucro, realtà che combattono la mafia, associazioni, organizzazioni di volontariato, centri di recupero e assistenza. Potranno, inoltre, essere destinati anche a uso abitativo nell’ambito dell’Edilizia Residenziale Pubblica e per fronteggiare l’emergenza abitativa. La lista dei beni confiscati sarà pubblicata sul sito del Comune con mappa e ubicazione. Su questi immobili sarà sempre apposta una targa con la scritta “Bene confiscato alla criminalità organizzata – Patrimonio di Roma Capitale”.
Peccato che, come troppo spesso ci ha abituato l’attuale giunta capitolina, la distanza tra le parole e i fatti si sia rivelata enorme, condannando il neonato regolamento a rimanere lettera morta. E non può essere un caso che il forum, richiesto dal regolamento entro sei mesi dalla sua approvazione, non sia mai stato costituito: hai visto mai che i partecipanti potessero avanzare richieste o proposte?!?
La solita “Partecipazione” in stile M5S che abbiamo imparato a conoscere a Roma, insomma.
Per cercare di smuovere l’immobilismo capitolino l’associazione “Libera. Roma” e la “Rete dei numeri pari” hanno tenuto un sit-in in piazza del Campidoglio il giorno 16 marzo a cui aveva partecipato lo stesso fondatore di Libera, don Luigi Ciotti.
Di seguito un estratto dal comunicato stampa:
“Dopo 2 anni e 9 mesi dall’approvazione del regolamento per la gestione dei beni confiscati alle mafie il Comune di Roma non ha ancora attivato il forum. La città non può più aspettare!
Sono passati quasi tre anni dall’approvazione in Campidoglio del regolamento per l’assegnazione e l’utilizzo sociale dei beni confiscati. Libera. Associazioni, nomi e Numeri Contro le Mafie chiede che sia finalmente attivato il Forum sui beni confiscati aperto alle realtà sociali, mai ufficializzato né convocato dall’Amministrazione Capitolina.
[…]
La partecipazione è un elemento indispensabile per connettere l’amministrazione con quel tessuto sociale che ogni giorno si impegna nel contrasto alle povertà e alle disuguaglianze, e che può esprimere un contributo decisivo per la costruzione di buone pratiche di utilizzo sociale dei beni. Una funzione che il Forum avrebbe potuto assolvere, e che diviene ogni giorno più importante anche a causa delle grandi difficoltà che la città di Roma sta vivendo. In una fase in cui la Giunta ha tagliato i fondi alle politiche sociali e ha contrastato i movimenti che fanno lotta alle mafie invece che riconoscerli, dove gli effetti della pandemia colpiscono in maniera più dura i ceti popolari e i ceti medi, rafforzano le mafie e aumentano la pervasività del welfare mafioso, il ritardo dell’Amministrazione è gravissimo. ”
In quel sit-in la consigliera Catini aveva dato la sua disponibilità a presentare una mozione per chiedere alla sindaca l’apertura immediata del forum, iniziativa appoggiata anche dai consiglieri di Assemblea Capitolina Stefano Fassina, di Sinistra per Roma, e Giulio Pelonzi, capogruppo PD.
Come detto, nella seduta dell’Assemblea Capitolina dell’8 aprile la mozione della consigliera Catini è stata inspiegabilmente bocciata dalla maggioranza M5S, visto che richiedeva solo l’attivazione di un forum che la stessa maggioranza aveva previsto nascere circa due anni e mezzo fa.
Particolarmente piccata la reazione della presidente della commissione cultura, Eleonora Guadagno, una delle consigliere che hanno votato contro la mozione. La stessa Guadagno ha spiegato che il suo voto contrario “non entrava nel merito dell’atto, che a livello regolamentare non supera la delibera ma teneva chiaramente conto della strumentalizzazione politica che ne è stata fatta“.
Dal che si deduce che il contenuto dell’atto era condivisibile per la Guadagno ma che per come o da chi era stato presentato non era per lei approvabile.
Un fare alquanto bambinesco, si direbbe, perché per fare dispetto a qualche altro consigliere si continua ad ignorare la previsione del regolamento e soprattutto a tenere ben lontani dalla possibilità di interagire con l’amministrazione tutti coloro che le mafie le combattono veramente.
Perché nella sua accorata reazione la Guadagno ha voluto ricordare che “Abbiamo il Sindaco sotto scorta“, ricordando gli abbattimenti delle case dei Casamonica.
Vabbè, anche lei ancora con la storia delle villette abbattute dei Casamonica per merito della Raggi, una storiella ormai buona solo per i gonzi e che abbiamo a più riprese spiegato. Il ruolo di Virginia Raggi in quegli abbattimenti è stato solo di mettersi a favore di telecamere quando le ruspe sono materialmente intervenute. Tutto il lavoro amministrativo, propedeutico agli abbattimenti, è stato fatto dal Municipio VII della presidente Monica Lozzi, così come i fondi per gli abbattimenti sono stati stanziati dal Municipio.
Il ruolo della Raggi è stato talmente insignificante in quella storia che quando il Municipio si è accorto che i fondi stanziati per gli abbattimenti non erano sufficienti e ne occorrevano di aggiuntivi, è andato a chiederli al Comune, ossia alla sindaca, la quale ha risposto picche!?! Alla fine i fondi aggiuntivi sono stati reperiti sempre dal Municipio e la Raggi ha potuto presenziare agli abbattimenti senza mai degnarsi di ringraziare chi il lavoro l’aveva fatto ed i rischi veri li stava correndo.
Noi non sappiamo perché sia stata assegnata la scorta alla sindaca e non ci permettiamo di fare gli spiritosi rispetto ad una cosa così seria. Ci rifiutiamo di credere però che ciò sia dovuto alla storia delle villette dei Casamonica, perché in tal caso o questi ultimi o lo stesso Prefetto avrebbero preso un granchio colossale.
Chiudiamo congratulandoci con la presidente Guadagno per questa sua tendenza a votare le mozioni non per il contenuto dell’atto ma per le condizioni a contorno. Pensavamo fosse solo inutile, ricordandola solo come promotrice di un goffo tentativo di revisione del regolamento sull’arte di strada e addirittura richiedente la revoca della “relegatio” per Publio Ovidio Nasone, invece capiamo che può anche far male a chi ogni giorno si batte per il bene di Roma.