Una striscia lunga oltre 500 metri che parte da via Val Pellice e arriva alla Chiesa di San Clemente. Magnifici pini scandiscono il giardino centrale di viale Val Padana che dovrebbe rendere la zona una piccola oasi di vivibilità grazie alla disponibilità di negozi, parcheggi e verde pubblico. E invece l’area è costantemente occupata da senza tetto che bivaccano giorno e notte, rendendola inospitale.
Per arginare il degrado, il III Municipio ha deciso di ristrutturare gran parte dei giardini, inserendovi aree giochi e un percorso musicale. I cantieri sono appena partiti e dureranno diversi mesi.
Ma il rischio è che il denaro venga gettato perché terminati i lavori tutto tornerà come prima. Non è pensabile, infatti, che chi ha scelto quel parchetto come dimora abituale decida di andarsene sol perché ora vi sono delle aree giochi.
Anzi, è probabile che questo sarà un motivo in più per restarci e sfruttare le nuove attrezzature come riparo per orinare. L’emergenza sociale a Roma si sta facendo sempre più forte e se non si interviene sul disagio portando aiuti concreti e alloggi provvisori, non si batterà mai il degrado e non si riuscirà a inserire nella società un numero enorme di soggetti emarginati.
Passeggiando nel giardino la scena è agghiacciante. Ogni panchina, ma davvero ogni panchina, è diventata un luogo di bivacco, con giornali, bottiglie vuote e rifiuti sparsi ovunque. Gli angoli del parco sono inavvicinabili per l’olezzo di orina e feci.
Intorno alle ore 18.00, quando abbiamo effettuato il sopralluogo ai giardini, c’erano quattro persone che dormivano sulle panchine e una che espletava i propri bisogni corporali. Un residente col cane nota che stiamo scattando fotografie e si avvicina: “Qui, fino a 10 anni fa, ci portavo i miei bambini a giocare, era un piccolo paradiso. Adesso ho paura a entrare pure di giorno”.
Carcasse di motorini e resti di biciclette sono stati abbandonati sui prati dopo essere stati depredati di ogni parte utilizzabile. Gli oli esausti dei motori sono colati nel terreno inquinandolo in modo grave.
In passato era stato realizzato un lungo percorso in mattoni e cemento, dalla forma sinuosa e dal vivace colore azzurro. Lo chiamano il Po, per via della sua somiglianza ad un lungo fiume e aveva dato all’area, per un breve periodo, un aspetto di maggior cura e decoro. Poi col tempo anche il Po era precipitato nell’abbandono, salvo una bella riverniciata che gli fu data a metà del 2020 come si vede nella foto qui sotto, tratta da RomaToday.
Purtroppo, il percorso azzurro è oggi nelle condizioni che vi mostriamo nelle prossime immagini. Tra le altre cose la pesante pioggia di resina che i pini lasciano cadere tra giugno e agosto rende tutto molto appiccicoso e inutilizzabile. In un mondo ideale, sarebbe necessario un lavaggio con acqua saponata almeno una volta al mese nel periodo estivo, ma ci rendiamo conto che si tratta di pura utopia.
Veniamo allora ai lavori approvati dal III Municipio che stanno iniziando in questi giorni. Il progetto dell’architetto Elio Conte, che ha vinto il bando, prevede la creazione di un’area con giochi musicali, un’altra dotata di percorsi sensoriali con spazi educativi, una pavimentazione che riproduca i giochi di una volta come “la campana”. Inoltre tutto intorno all’area verde, i parcheggi saranno razionalizzati, i marciapiedi riqualificati mentre verrà ridisegnata l’intersezione tra via Val Pellice e viale Val Padana. Costo dell’operazione 325.000 euro, tutti finanziati dal Municipio.
Senza dubbio si tratta di un investimento importante ma sono ormai più di 10 anni che si tenta di ridare decoro ad uno spazio in totale abbandono e non basta intervenire dal punto di vista edilizio, occorre uno sforzo sul piano sociale. La gestione dell’emergenza Covid ha prodotto una nuova massa di senza lavoro e senza dimora. Chi prima viveva di lavoretti saltuari, oggi si trova letteralmente in mezzo alla strada. Come avevamo scritto a maggio 2020, sia la povertà assoluta che quella relativa stanno aumentando giorno dopo giorno. Ormai quasi il 10% della popolazione romana non riesce ad affrontare le spese quotidiane e il 7% vive in gravi condizioni abitative¹, ad un passo dal finire su una panchina.
Ecco che non si può pensare di migliorare le condizioni di un giardino senza risolvere il problema a monte, aiutando in forma strutturale queste persone. Il vero cambiamento indotto dal Covid (e ripetiamolo dalla sua dissennata gestione) è l’aumento della disparità tra le classi sociali con i poveri che diventano indigenti. Il Campidoglio non ha fatto nulla per affrontare questa trasformazione che solo le istituzioni possono gestire. Lasciare queste persone da sole significa che sempre più vedremo parchi e i giardinetti trasformati in dimora per disperati, come avviene in molti quartieri di Buenos Aires o di Rio de Janeiro.
La nuova frontiera dell’intervento comunale dovrà sempre più concentrarsi sul garantire una vita dignitosa ai senza tetto, solo così si renderanno decorosi anche gli spazi pubblici che i romani vorrebbero ancora vivere.
¹Rapporto “La Povertà a Roma 2020“, Caritas Diocesana