E niente, neanche i lockdown riescono a ridurre sostanzialmente il numero delle vittime della strada a Roma. Nonostante i provvedimenti che ci hanno costretti in casa per molti mesi e gli orari di coprifuoco, nel 2020 Roma ha registrato 104 morti!
Di questi, 59 si trovavano alla guida di un veicolo, 5 erano a bordo e ben 40 erano pedoni che attraversavano la strada. Dati da brivido se paragonati a quelli di Parigi, Londra, Amsterdam per non parlare di Helsinki dove da due anni si registrano zero morti tra i pedoni.
I numeri raccontati da Aci-Istat¹ nel rapporto annuale 2020 elencano 10.453 feriti solo nel territorio comunale, moltissimi dei quali con lesioni permanenti o paralisi.
Più volte su queste pagine abbiamo portato gli esempi di città più virtuose, dove l’impegno delle amministrazioni è riuscito a ridurre l’incidentalità a numeri ordinari. A Roma è come parlare ai muri, nessuno ascolta e soprattutto nessuno si pone domande.
L’amministrazione capitolina esce sconfitta su un tema che aveva presentato fin dall’inizio come una priorità. Virginia Raggi l’aveva inserito nel suo programma elettorale e lo aveva poi declinato a più riprese: prima con l’impegno “Vision Zero” (portare a zero decessi e feriti per incidenti stradali a Roma) e puntare a ridurre del 50% i numeri entro il 2020, poi con la presentazione nel 2017 da parte della Consulta per la Sicurezza Stradale delle prime 101 proposte per rendere Roma più sicura.
Non solo tutto questo non si è tradotto in atti concreti, ma soprattutto l’amministrazione ha mantenuto un atteggiamento opaco evitando di comunicare i numeri e non realizzando alcuno studio o statistica.
Nei mesi scorsi vi abbiamo mostrato il lavoro di Tommaso Di Marcello, un cittadino che ha elaborato i dati pubblici sugli incidenti a Roma per provare a capire come stanno le cose. Purtroppo anche l’eccellente impegno del tutto disinteressato dei cittadini non viene considerato come degno di nota dall’attuale amministrazione.
Il tema dei pedoni (quello che diarioromano ha chiamato “mattanza pedonale“) è poi ancor più trascurato nonostante le cifre: una parte consistente degli incidenti che coinvolgono i pedoni si verifica sulle strisce pedonali e le cause sono diverse. Oltre alla scarsa considerazione dell’automobilista medio romano per gli attraversamenti pedonali, determinante è il degrado delle strisce a Roma così come l’oggettiva pericolosità di innumerevoli passaggi pedonali.
In particolare rimangono ancora troppi attraversamenti lunghi più di 20 metri, che beneficerebbero di isole salvagente, ma ve ne sono di veri e propri “omicida”, ossia realizzati come fossero trappole per pedoni. Tranne alcune strisce pedonali a led e materiale bicomponente per le zebre, poco altro è stato fatto (vanno ricordati i lavori per l’installazione di altri quattro passaggi luminosi, dopo averli già sperimentati in via dell’Amba Aradam e via Anagnina. I luoghi prescelti sono via del Fosso di Bravetta angolo via Amodei, via Isacco Newton altezza civico 84, via di Pietralata angolo via Pan e via Casilina, altezza fermata Borghesiana).
C’è poi la trascuratezza degli impianti semaforici: l’ultimo vero piano di ammodernamento dei semafori risale al 2014, giunta Marino. Il processo aveva subito una battuta d’arresto durante i primi anni di giunta Raggi tanto che è vero che attualmente in città vi sono solo 75 impianti dotati di count-down, 32 esclusivamente pedonali e 43 veicolari, ma quasi tutti installati prima del 2016. Anche il numero dei cosiddetti semafori “centralizzati”, quelli che regolano la durata del verde e del rosso in funzione del flusso di traffico presente negli incroci limitrofi, è fermo a 528 da diverso tempo. Solo di recente l’amministrazione a 5stelle ha stanziato 3,4 milioni per i prossimi due anni per permettere l’installazione delle nuove tecnologie in 41 incroci. Tra questi: piazza di Porta Pia (con una spesa di 137mila euro), piazza Buenos Aires (93mila euro), gli incroci tra via Salaria e via Panama (122 mila euro), l.go Tevere Cadorna all’altezza dello Stadio del Nuoto (119 mila euro), via S. Giovanni Bosco altezza via Calpurnio Fiamma (116 mila euro), viale dei Romanisti altezza via Luigi Ferretti e via Pietro Romano (113 mila euro) e via delle Baleniere altezza via delle Antille, ad Ostia (96mila euro).
Ma al di là di alcuni provvedimenti tampone, quello che salta all’occhio è l’assenza di una vera strategia di riduzione degli incidenti. I numeri del 2020 dimostrano una totale mancanza di coraggio da parte dell’amministrazione e dei Municipi (se si fa eccezione per il VII dove la presidente Lozzi ha voluto realizzare molti incroci con criteri moderni e il II dove sono stati messi in sicurezza gli spazi antistanti tutte le scuole).
Anche questo tema non sembra prendere piede nel dibattito tra i quattro principali candidati sindaco, eppure ne va della vita di tutti come e più del Covid. Ma sembra quasi che i morti sulla strada siano di serie B e non meritino l’attenzione della grande stampa e della politica.
¹Incidenti stradali – Anno 2020 (istat.it)
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