Da destra e da sinistra piovono critiche sulla vendita del deposito Atac di piazza Ragusa ad Amazon. Più di un esponente politico parla di svendita dei “gioielli di famiglia”, di “regalo alle multinazionali” e di “schiaffo alla città”. Forse preferivano la rovina di questa gigantesca rimessa e la perdita netta di denaro che ogni anno Atac doveva sostenere per evitare che l’edificio collassasse.
L’ipocrisia di questa politica che da una parte sta facendo di tutto per foraggiare le multinazionali come Amazon e dall’altra si straccia le vesti quando queste acquistano i beni pubblici è incommentabile. I lockdown, i coprifuoco, le zone gialle o rosse non hanno fatto altro che alimentare il business dei grandi marchi americani o cinesi, come Amazon, Alibaba, Deliveroo, Just Eat, ed è più che naturale che ora siano queste aziende a fare shopping di immobili. Si dirà che è stato fatto per contenere l’espansione del virus! Non è questa la sede per discutere delle alternative a quelle scelte così radicali ma il risultato è chiaro: oggi nessun altro imprenditore italiano è in grado di investire sulle grandi rimesse Atac. E senza questa vendita, il concordato sarebbe saltato e Atac sarebbe fallita miseramente.
C’è invece una strada per evitare che l’intervento di Amazon a piazza Ragusa sia solo a vantaggio dell’azienda di Jeff Bezos ed è quella degli strumenti urbanistici, delle compensazioni e degli oneri concessori. Un Comune capace e lungimirante è in grado di negoziare con la multinazionale la realizzazione di spazi per la città in porzioni dello stabile, quali asili nido, centri anziani, biblioteche, luoghi di aggregazione, etc. Tutto questo potrebbe nascere a costo zero per la collettività e a spese esclusive di Amazon. Per cui, invece di gridare ipocritamente al regalo allo straniero, è il caso di rimboccarsi le maniche e tirare fuori dall’operazione tutto quello che si può per Roma.
Erano anni che Atac cercava di vendere piazza Ragusa. Tre aste consecutive sono andate deserte proprio per la desertificazione imprenditoriale di una capitale che sta morendo giorno dopo giorno. L’intero patrimonio Atac in vendita aveva – secondo le stime – un valore di 92 milioni di euro ma le continue aste deserte hanno costretto i promotori ad abbassare i prezzi. Nelle aste di luglio 2021 il valore totale era calato di 18 milioni e 457 mila euro rispetto a quelle precedenti. La rimessa di piazza Ragusa partiva da una base d’asta di 10,5 milioni di euro, mentre il valore di mercato si sarebbe aggirato sui 14 milioni. Amazon avrebbe dunque acquistato al prezzo base, risparmiando circa 3,5 milioni sul valore di mercato.
Chi segue il Real Estate romano sa benissimo che questa è la condizione dell’intero parco immobiliare capitolino in seguito alle disastrose condizioni della città e alla sofferenza dovuta alla gestione Covid. Roma non è attrattiva per le imprese (che stanno fuggendo al nord o all’estero) e qui resta solo la vocazione dei servizi e del turismo. Da quando anche il turismo è entrato in crisi per il virus, i valori dei grossi complessi immobiliari sono calati vistosamente. Sebbene il prezzo base col quale ha comprato Amazon possa sembrare basso, esso riflette purtroppo le drammatiche condizioni economiche capitoline.
D’altronde non si può ridurre la città ad una discarica, renderla del tutto non competitiva e poi sperare che gli immobili continuino ad avere il valore di prima.
Piazza Ragusa era chiusa da 17 anni! Si tratta di 20.300 metri quadri coperti e 21.130 scoperti. In passato l’unico vero investitore che si era palesato avrebbe voluto il 33% dei metri quadri dedicati ad abitazioni private e il 67 a commerciale e servizi. Un progetto che incontrò l’opposizione di parte della politica e della cittadinanza che lo giudicò troppo “speculativo”.
La rimessa fu anche occupata da Cinecittà Bene Comune che aveva studiato una soluzione interessante e molto innovativa per l’epoca: trasformarla in un deposito di mezzi e auto elettriche. Ma anche questa possibilità restò sulla carta.
Fu il Campidoglio a gestione Raggi a far trapelare la voce che gli immobili più pregiati di Atac sarebbero stati comprati dallo stesso Comune di Roma. Oltre a piazza Ragusa, si parlava di piazza Bainsizza e dell’ex rimessa San Paolo. Le aste andate deserte in realtà erano funzionali a questo scopo: ogni qual volta ad un’asta non si presenta nessun offerente, il prezzo cala per quella successiva. In sostanza Roma Capitale avrebbe atteso un prezzo più abbordabile per le proprie casse. Ma forse Amazon è stata più veloce e ha pensato che un centro logistico in un quartiere situato nel cuore di Roma sarebbe stato utile ad espandere ancor di più i propri affari.
D’altronde sono in molti, compreso chi scrive, a prevedere nuove misure di limitazione alla circolazione per l’autunno inverno 2021/2022 che si tradurranno in un ulteriore incremento degli stratosferici utili di Amazon e compagnia.
Se il Comune vuole davvero tutelare i residenti del quartiere, dovrà agire per ottenere il massimo in termini di infrastrutture pubbliche. Ne ha la possibilità: è chiaro infatti che il via-vai di mezzi Amazon porterà rumore e traffico. A titolo di compensazione, le si potrà chiedere di destinare una parte dell’edificio a servizi. Su piazza Ragusa, la buona politica comincia adesso.
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