Il disagio cui sono sottoposti gli utenti della stazione metro Castro Pretorio, sembra non avere fine. I lavori per la sostituzione delle scale mobili e degli ascensori sono terminati dopo ben nove mesi di chiusura, ma di riaprire la fermata non si parla proprio. Adesso occorre aspettare il collaudo e altre procedure burocratiche.
Sembra quasi che la pubblica amministrazione, l’Atac e gli enti di collaudo non abbiano alcun interesse alla vita delle persone, al fatto che molti hanno difficoltà a raggiungere il lavoro o la propria abitazione. Nessuna fretta, nessuna accelerazione delle procedure ma tutto avviene con una lentezza e una lungaggine esasperanti.
Immaginiamo una ditta di trasporti privata che abbia i propri pullman fermi per la revisione: farebbe di tutto per velocizzare i meccanici, si avvantaggerebbe nella preparazione delle pratiche, si muoverebbe con largo anticipo. Tutto questo, invece, non accade quando si parla di servizio pubblico, soprattutto gestito da Atac o dal Campidoglio. La questione delle chiusure di Castro Pretorio e Policlinico sulla linea B della metro, grida vendetta. Chiunque sa che, trascorsi 30 anni dall’inaugurazione di un’opera, gli impianti vanno sottoposti a revisione o sostituzione. Perfino diarioromano aveva annunciato con mesi di anticipo la necessità di organizzarsi per tempo ma evidentemente in Atac hanno altro da fare.
Ora che finalmente i lavori sono conclusi, occorre un ulteriore passaggio che probabilmente poteva essere accorciato con la giusta dose di impegno. L’Ustif, l’ufficio trasporti a impianti fissi del Ministero, deve collaudare le scale mobili e gli ascensori. Questo ente avrebbe potuto esaminare gli impianti subito dopo la loro installazione, magari man mano che venivano montati? Oppure avrebbe potuto fare le prove anche tra luglio e agosto proprio per garantire a settembre la riapertura della stazione? Probabilmente sì, ma non lo fa. E i tempi restano una incognita. Nessuno oggi è in grado di dire quando Castro Pretorio tornerà operativa.
D’altronde nel 2020, lo stesso Ustif decise di non dare il via libera alle scale mobili della stazione Barberini, quella che restò chiusa per oltre un anno. La commissione ministeriale diede la sua approvazione ad usare le scale in entrata solo a maggio del 2020, dopo ben 15 mesi di chiusura. Insomma anche per Castro Pretorio la strada potrebbe essere ancora lunga.
Sempre in questa stazione si decise di chiudere le porte ai viaggiatori dal 5 ottobre ma i lavori veri e propri iniziarono molto tempo dopo perché Atac non si era organizzata per tempo con l’appalto (a gennaio 2021 neanche un operaio era in cantiere). Insomma una sequela di errori e leggerezze che prosegue anche in questa estate nella quale si parla di ripresa della scuola in presenza senza però allestire trasporti pubblici all’altezza.
Come ricorda Carlo Andrea Tortorelli di Odissea Quotidiana, quando le stesse sostituzioni di scale e ascensori furono organizzate per la metro A, tra il 2008 e il 2010, nessuna stazione chiuse definitivamente ma si riuscì a svolgere i lavori in “continuità d’esercizio”, intervenendo su una scala alla volta. L’unica stazione che rimase chiusa a lungo, negli ultimi 20 anni, fu Manzoni nel 2006 ma sol perché fu completamente rifatta abbattendo le barriere architettoniche e montando nuovi ascensori che prima non esistevano.
Cosa è cambiato oggi rispetto a quegli anni? Probabilmente Atac e Campidoglio non hanno più la capacità di programmare e prevedere. Nel solo periodo di amministrazione Raggi, Cornelia rimase chiusa da dicembre 2019 a maggio 2020. Baldo degli Ubaldi da ottobre 2019 a gennaio 2020. Per non parlare dello scandalo più grave e cioè Repubblica, chiusa in seguito all’incidente occorso ai tifosi russi il 23 ottobre del 2018 e riaperta a giugno del 2019 solo per la pressione di commercianti e cittadini. E poi Barberini sbarrata per 320 giorni da marzo del 2019.
Non ultime Policlinico e Castro Pretorio simboleggiano una totale indifferenza per le esigenze dei pendolari, proprio mentre a livello nazionale ci si riempie la bocca di parole sui mezzi pubblici incrementati per evitare il contagio Covid.
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